la crisi

Democrazia Futura. Gaza attende l’attacco, è disastro umanitario

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

Guerra Israele-Hamas. Gli aggiornamenti sul drammatico conflitto israelo-palestinese di Giampiero Gramaglia per Democrazia Futura.

Giampiero Gramaglia

Prosegue la ricostruzione di Giampiero Gramaglia di queste “Settimane di alta tensione non solo sopra il cielo di Gaza e in Israele”. Nel terzo pezzo “Gaza attende l’attacco, è disastro umanitario[1]” dedicato alla guerra Israele-Hamas l’ex direttore dell’Ansa nel decimo giorno del conflitto il 16 ottobre fornisce un bilancio inquietante di vittime, feriti, dispersi e sfollati e della situazione negli ospedali, negli obitori. “L’attesa della fase di terra della guerra di Israele contro Hamas, che pare scontata, – scrive Gramaglia – si fa di ora in ora più spasmodica. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce l’intenzione di “demolire Hamas” e annuncia che “la fase due sta per cominciare”. Segue il consueto preciso e documentato report del “lavorio della diplomazia” a cominciare dal tour nei Paesi arabi del Sottosegretario statunitense Antony Blinken: “Dagli Stati Uniti, il presidente Joe Biden rinnova il sostegno a Israele in guerra, ma avverte che occupare Gaza sarebbe un errore e fa un distinguo tra Hamas ed i palestinesi, che non si riconoscono tutti nella sigla”.  Nel quarto pezzo “La strage all’ospedale di Gaza offusca gli sforzi per mitigare la crisi[2]“, Gramaglia, prendendo spunto dall’orrore suscitato dai 500 morti nel bombardamento di un ospedale a Gaza qualificato come “il singolo episodio più letale dal 2008, in 15 anni di guerra tra Israele e Hamas”, sottolinea come “La strage all’ospedale di Gaza offusca gli sforzi per mitigare la crisi”. Per gli Stati Uniti si tratta ora di “evitare che la situazione in Medio Oriente precipiti in una guerra regionale o – peggio – globale. Con la sua presenza, Biden vuole testimoniare “incrollabile sostegno” al Paese colpito dal più grave attacco terroristico della sua storia, ma anche parlare con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che conosce da quarant’anni, di come liberare gli ostaggi e alleviare le sofferenze dei civili nella Striscia […] L’attesa della fase di terra della guerra di Israele contro Hamas è di ora in ora più spasmodica, ma, in ogni caso, la visita di Biden ne sospende l’attuazione. Netanyahu ripete l’intenzione di “demolire Hamas”, anche in una telefonata Putin. L’attacco, quando e se ci sarà, sarà la maggiore operazione militare condotta da Israele dall’invasione del Libano nel 2006; e sarà anche la prima volta che Israele occuperà del territorio, almeno temporaneamente, dall’invasione di Gaza nel 2008” – prevede l’ex direttore dell’Ansa.

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Al suo decimo giorno, la guerra tra Israele e Hamas ha già fatto almeno 2750 vittime a Gaza, fra cui 14 operatori Onu uccisi dalle bombe israeliane, quasi 10 mila feriti e un migliaio di dispersi. Nella Striscia, gli sfollati sono almeno 600 mila, su una popolazione di oltre 2,2 milioni di persone.

Gli ospedali, strapieni, stanno esaurendo il carburante per i generatori. Gli obitori sono al collasso: le salme vi affluiscono a un ritmo maggiore dei parenti che le reclamano. Israele, dal canto suo, lamenta le quasi 1.500 vittime delle incursioni terroristiche di sabato 7 ottobre e i circa 150 ostaggi catturati. 1500 i miliziani palestinesi ‘neutralizzati’ dalle forze di sicurezza israeliane.

A Gaza, nonostante il ritorno dell’acqua in alcune aree, c’è la sensazione d’una catastrofe umanitaria imminente. Si susseguono indicazioni contraddittorie sulla riapertura del valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto, che resta al momento chiuso anche ai palestinesi con doppio passaporto. Il Cairo subordina la riapertura all’autorizzazione al transito di viveri e medicinali verso la Striscia. La fuga da Gaza è anche contrassegnata da tragedie: secondo fonti palestinesi, 70 persone, per lo più donne e bambini, sono stati uccisi quando un bombardamento israeliano ha colpito un convoglio di mezzi diretto dal Nord al Sud della Striscia.

L’attesa della fase di terra della guerra di Israele contro Hamas, che pare scontata, si fa di ora in ora più spasmodica. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce l’intenzione di “demolire Hamas” e annuncia che “la fase due sta per cominciare”. Secondo fonti militari israeliane, l’attacco di terra, quando ci sarà, sarà la maggiore operazione militare condotta da Israele dopo l’invasione del Libano nel 2006. E sarà anche la prima volta che Israele cercherà di occupare del territorio, almeno temporaneamente, dopo l’invasione di Gaza nel 2008.

Guerra Israele – Hamas: il lavorio della diplomazia

Si teme un allargamento del conflitto, contro cui lavora il segretario di Stato statunitense Antony Blinken, che, dopo Israele, ha visitato vari Paesi arabi, fra cui Arabia saudita e Qatar, e che al Cairo sta cercando di sbloccare la situazione al valico di Rafah, da una parte, e di evitare il coinvolgimento d’altri Paesi, dall’altra, oltre che di ottenere la liberazione di ostaggi.

I libanesi – scrive Politico – trattengono il fiato per la paura che la milizia sciita filo-iraniana Hezbollah attacchi da nord Israele: ci sono già state scaramucce e tiri di razzi e missili incrociati, mentre l’aviazione israeliana ha condotto raid preventivi sugli aeroporti di Damasco e Aleppo. Ci sono vittime, ma non è nulla in paragone a quanto avviene a Gaza. L’Unifil, la forza di interposizione dell’Onu lungo la frontiera tra Libano e Israele, valuta il da farsi.

Incidenti vengono segnalati in Cisgiordania, a Gerico, con un morto palestinese e diversi arresti: segno, forse, che il fuoco cova sotto la cenere della guerra pure lì. Da Gerico sono rientrati in Italia i carabinieri che vi erano di stanza, per l’impossibilità di svolgere la loro missione.

Dagli Stati Uniti, il presidente Joe Biden rinnova il sostegno a Israele in guerra, ma avverte che occupare Gaza sarebbe un errore e fa un distinguo tra Hamas ed i palestinesi, che non si riconoscono tutti nella sigla. Sono 29 i cittadini americani uccisi negli attacchi di Hamas in Israele e 15 i dispersi, potenzialmente ostaggi: sulla loro sorte, Israele e Stati Uniti si scambiano informazioni d’intelligence.

L’Iran, che sostiene Hamas, minaccia “conseguenze” se Israele dovesse occupare Gaza.

La Cina pare inclinare alla causa dei palestinesi.

La Russia trae oggettivamente vantaggio da una situazione che distrae l’attenzione dell’Occidente dalla guerra in Ucraina.

L’Unione europea, dopo un consulto dei ministri degli Esteri dei 27, pur avendo convocato martedi 17 ottobre un Vertice virtuale straordinario, non pare avere la forza di incidere. Eppure, nella lettera d’invito ai leader, il presidente Charles Michel aveva scritto: 

“E’ della massima importanza che, in linea con i trattati e i nostri valori, definiamo la nostra posizione comune e stabiliamo una linea d’azione chiara e unitaria che rifletta la complessità della situazione in corso”.

Ma l’Unione europea fatica a “mettere ordine” a casa sua: produce al massimo un appello per il cessate il fuoco.

In Italia, i sentimenti di solidarietà verso Israele, dopo l’attacco terroristico più grave nella storia, secondo solo all’11 Settembre 2001, sono stati ravvivati dai sensi di colpa suscitati dall’ottantesimo anniversario del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma del 16 ottobre 1943: dei 1260 deportati circa, solo 16 tornarono, 15 uomini, una donna, nessun bambino. Misure di sicurezza eccezionali sono state disposte per le celebrazioni, mentre tutta l’Europa teme incidenti anti-semiti nel clima di guerra tra Israele e Hamas e innalza misure di sicurezza e di prevenzione.

La Francia, in particolare, ha mobilitato 7 mila militari, dopo un’aggressione letale in una scuola ed allarmi in una moschea, al Louvre, a Versailles.

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La strage all’ospedale di Gaza offusca gli sforzi per mitigare la crisi

L’orrore s’innesta sull’orrore: sono centinaia i morti, forse 500, nel bombardamento di un ospedale a Gaza, malati e personale medico, donne e uomini, gente che aveva cercato lì rifugio dalle bombe – erano migliaia, in fuga dall’apocalisse -. Né i palestinesi né gli israeliani contestano la veridicità dell’informazione, data dal Ministero della Sanità di Gaza: il bilancio non è definitivo, può ancora aggravarsi.

Ma palestinesi e israeliani si rimpallano la responsabilità: per Hamas, un bombardamento israeliano ha colpito il cortile dell’ospedale battista al-Ahli; per Israele, è stato un missile palestinese fuori controllo, tirato dalla Jihad islamica.

E’ il singolo episodio più letale dal 2008, in 15 anni di guerra tra Israele e Hamas.

Gli Stati Uniti d’America si dicono “indignati” e chiedono che sia fatta chiarezza. L’Iran tuona che Israele sarà “divorato dalle fiamme delle sue bombe” e ne chiede il processo “per genocidio”. L’episodio offusca le prospettive della missione in Israele del presidente statunitense Joe Biden, giunto mercoledì 18 ottobre a Tel Aviv, e ne mutila il programma: salta l’incontro con il re di Giordania Abdallah II, con il presidente egiziano al-Sisi e con il presidente palestinese Abu Mazen

Evitare la regionalizzazione/globalizzazione del conflitto

Gli Stati Uniti cercano di evitare che la situazione in Medio Oriente precipiti in una guerra regionale o – peggio – globale.

Con la sua presenza, Biden vuole testimoniare “incrollabile sostegno” al Paese colpito dal più grave attacco terroristico della sua storia, ma anche parlare con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che conosce da quarant’anni, di come liberare gli ostaggi e alleviare le sofferenze dei civili nella Striscia. Il segretario di Stato Antony Blinken ha già concordato con Israele un piano di “zone sicure” perché aiuti umanitari possano giungere ai palestinesi senza viveri, luce, energia da dieci giorni. E fonti militari israeliane dicono che “il piano potrebbe non essere l’invasione di Gaza”.

C’è da evitare che il contagio dell’odio contamini tutto il Mondo.

L’Europa ne è già stata lambita, insanguinata: a Bruxelles, un killer che si proclama dell’Isis ha fatto due morti e due feriti, prima d’essere abbattuto; in Francia, ci sono stati un’aggressione letale di matrice islamica a un professore in una scuola e allarmi in una moschea, al Louvre, a Versailles. Ovunque, anche in Italia, l’allerta è altissimo. E in America, nell’Illinois, un uomo di 71 anni ha ammazzato un bambino di 6 anni e ferito sua madre, d’origine palestinese, perché volevano “pregare per la pace”.

La missione di Biden in Israele s’intreccia con quella, di segno ben diverso, del presidente russo Vladimir Putin in Cina, che ci riporta all’ ‘altra guerra’, quella di cui parliamo da oltre 18 mesi e di cui ora parliamo di meno: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dove combattimenti e bombardamenti non conoscono tregua. Non è l’unico conflitto ‘surgelato’, da diplomazie e media occidentali: Siria, Yemen, Sud Sudan, Africa sub-sahariana, Nigeria, Corno d’Africa, sono tutti angoli di Mondo dove si combatte senza fare notizia da noi, se non quando qualche occidentale finisce vittima di attacchi o rapimenti […].

Il pretesto della visita di Putin a Pechino è il forum della Nuova Via della Seta, il progetto cinese d’influenza e presenza intorno al Mondo. A Xi Jinping, Putin dice che i loro Paesi, “come la maggior parte dei Paesi, condividono il desiderio di una cooperazione paritaria”, in un nuovo ordine mondiale. Che, però, non può essere il frutto di guerre, in Ucraina e nel Medio Oriente.

Guerra Israele-Hamas: situazione a Gaza “di completa catastrofe”

La situazione a Gaza è di “completa catastrofe”, riferiscono operatori umanitari nella Striscia, assediata da oltre dieci giorni dalle forze di difesa israeliane, che si apprestano ad eseguire l’ordine di spazzare via Hamas, il gruppo che controlla l’enclave.

Il 7 ottobre, attacchi terroristici coordinate dei miliziani integralisti hanno ucciso nelle loro case circa 1400 israeliani, bambini, donne, uomini, e ne hanno rapiti circa 150 – 1500 gli incursori ‘neutralizzati’-.

Da allora centinaia di migliaia di palestinesi cercano di raggiungere il sud della Striscia, eseguendo l’ordine di evacuazione israeliano, mentre il valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto restava ancora chiuso mercoledì 18 ottobre in mattinata In cambio del transito dei palestinesi con doppia nazionalità – gli americani sono centinaia, ma vi sono pure degli italiani -, il Cairo chiede che entrino a Gaza viveri e medicinali.

Nonostante il ritorno dell’acqua in alcune aree, c’è la sensazione di una apocalisse umanitaria imminente: viveri, luce, energia restano tagliati. Già mezzo milione di residenti hanno lasciato Gaza Nord: un esodo rischioso: 70, soprattutto donne e bambini, sono rimasti uccisi quando il loro convoglio è stato colpito da un raid aereo israeliano. […]

Hamas ha mostrato per la prima volta il video di un ostaggio, una giovane donna italo-francese. E, intanto, si è appreso che uno dei tre italo-israeliani dispersi non è fra i rapiti, ma fra i deceduti. Save the Children calcola che siano mille i bambini uccisi nella Striscia. E il Comitato per la protezione dei giornalisti conta già 15 vittime nella stampa.

L’attesa della fase di terra della guerra di Israele contro Hamas è di ora in ora più spasmodica, ma, in ogni caso, la visita di Biden ne sospende l’attuazione. Netanyahu ripete l’intenzione di “demolire Hamas”, anche in una telefonata Putin. L’attacco, quando e se ci sarà, sarà la maggiore operazione militare condotta da Israele dall’invasione del Libano nel 2006; e sarà anche la prima volta che Israele occuperà del territorio, almeno temporaneamente, dall’invasione di Gaza nel 2008.

L’analista Maria Luisa Fantappié, dell’Istituto Affari Internazionali, sostiene:

L’attacco di Hamas riporta la questione palestinese al centro degli equilibri regionali, la carica di un rinnovato potere mobilitante tra le opinioni pubbliche del mondo arabo e intacca le prospettive di normalizzazione tra Israele e Mondo arabo”.

Fantappié prosegue:

Il regime di Teheran e suoi affiliati si confermano attori indispensabili per qualsiasi accordo regionale, mentre è messo in discussione il ruolo dell’Arabia Saudita come motore e fulcro della stabilità regionale […]. La forza torna mezzo per regolare i conti […]. A perdere sono gli Stati Uniti e l’Europa che rischiano che il conflitto degeneri in un nuovo ciclo di scontri tra Israele e Iran e loro alleati. A perdere è anche Israele, che deve ripensare modi e tempi del processo di normalizzazione”.

Contro l’allargamento del conflitto, Blinken ha fatto per una settimana la spola fra Israele e diversi Paesi arabi, Egitto e Giordania, che hanno una pace con Israele, ma anche Arabia saudita e Qatar: bisogna agire su più fronti, sbloccare i palestinesi in trappola nella Striscia, liberare gli ostaggi, evitare il coinvolgimento di altri Paesi […].  Ammaestrati da quanto accaduto dopo l’11 Settembre 2001, bisogna evitare di fare qualcosa di cui dopo ci pentiremo: l’Afghanistan, l’invasione dell’Iraq, le renditions, le torture, combattere il terrore con il terrore. […]

Un po’ ovunque nel Mondo, le testimonianze di sostegno a Israele si intrecciano con le manifestazioni pro – Palestina; e le notizie sull’ospedale di Gaza infiammano ancora di più il Mondo islamico […].


[1] Scritto per The Watcher Post il 16 ottobre 2023. Cf https://www.giampierogramaglia.eu/2023/10/16/guerra-israele-hamas-gaza/.

[2]Scritto per The Watcher Post il 18 ottobre 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/10/18/gaza-strage-ospedale/.