la transizione

Democrazia Futura. Fare presto un accordo europeo per evitare di razionare l’energia

di Cecilia Clementel Jones, Psichiatra e psicoterapeuta |

Tre pilastri per una transizione energetica: sicurezza, competitività e impatto ambientale. La riflessione di Cecilia Clementel - Jones sullo scenario energetico e politico europeo in questa fase di profonda emergenza storica.

Cecilia Clementel – Jones dopo i deludenti esiti degli incontri a Bruxelles invita a Fare presto un accordo europea per evitare di razionare l’energia” evidenziando la necessità di un accordo sui “Tre pilastri per una transizione energetica: sicurezza, competitività e impatto ambientale”.

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Riprendo il discorso sulle sfide energetiche in Europa iniziato nel mio precedente ‘Una strada lastricata di buone intenzioni: elettricità, gas ed energie rinnovabili’ pubblicato in questo sito in data…

Cecilia Clementel – Jones

La Commissione Europea[1] ha  discusso un tetto temporaneo ‘a forchetta’ (dynamic price cap) per un periodo di tre mesi per le transazioni sul gas del ‘famoso’ Ttf (Title Transfer Facility olandese). Ci si propone inoltre di limitare la speculazione nel mercato dei derivati (Mon Dieu!) legati a gas ed elettricità, stabilendo per esempio modalità per contenere la volatilità giornaliera dei prezzi del gas. Si lavora a stabilire un diverso ‘benchmark’ (sistema di riferimento) per il costo del gas. Speriamo che i legittimi conflitti d’ interesse dei nostri paesi vengano riconciliati.[2] Bisogna innanzitutto che vi sia offerta di gas, spuntando il minor prezzo possibile, ma importa che gli utenti siano incoraggiati a usarne con maggior sobrietà.

Sono previsti anche 40 miliardi di euro (trovati in fondi regionali e strutturali) per sostenere la spesa energetica di privati e PMI, o lavoratori a orario ridotto. Viene permesso ai paesi europei di utilizzare i cohesion funds, già in pagamento[3]dal budget 2014-2020, per proteggere le loro economie, come già si era permesso di usarli per accogliere i profughi ucraini.

Cito nuovamente il prof. Davide Tabarelli (Presidente di Nomisma Energia, NE) ed il suo inquadramento dei tre pilastri della politica energetica: sicurezza delle forniture, competitività del prezzo e impatto ambientale: ‘Guardando al futuro è essenziale tener presente da dove veniamo, tener presente come siamo arrivati qui, per ipotizzare dove andare’[4]. Il gas russo arriva in Germania e in Europa dal lontano 1973, ha avuto parte determinante nello sviluppo economico e nella prosperità tedesca ed europea, la Germania[5] con i due gasdotti Nord Stream si avviava ad essere il principale hub europeo per il gas russo: la fornitura era sicura e il prezzo dei contratti a lungo termine conveniente. Recentemente la Russia ha virato verso la Turchia che è disponibile a creare un hub per il petrolio russo nella sua zona europea (oltre il Bosforo) per rifornire Medioriente ed Europa Sud orientale (servita dal gasdotto TAP, trans-adriatic pipeline, dal 2020: Grecia, Albania, Italia): Il TAP ci porta dal mar Caspio (collegandosi al lungo gasdotto TANAP) il gas dall’Azerbaigian.

Tabarelli critica un ‘ambientalismo facile’, ovvero facilone che ci ha distratto dai tre pilastri di cui sopra e non considera la centralità degli altri due pilastri: la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività, cioè l’energia deve essere accessibile a prezzi accessibili per famiglie e imprese. All’avvicinarsi dell’inverno né la prima né soprattutto la seconda sono certe. Cito Bruno Le Maire, il Ministro francese dell’economia: ‘La guerra in Ucraina non deve sfociare in una dominazione economica americana e un indebolimento della UE’. E’ infatti inaccettabile che si facciano utili eccessivi sulle forniture all’Europa, che paga lo LNG (gas naturale liquefatto) quattro volte più del prezzo che in USA viene pagato per esso da privati e imprese.[6]Il mercato LNG statunitense sta quasi triplicando le vendite all’Europa quest’anno, ma questo ha fatto lievitare i prezzi del gas negli Stati Uniti che sono quadruplicati. Biden arriva alle cruciali elezioni Midterm (8 Novembre) con il petrolio a $90 al barile e il costo del gas quadruplicato.

Per quel che riguarda la sicurezza, ovvero la certezza di ottenere le quantità necessarie, siamo sempre in alto mare. Tabarelli ha notato che non abbiamo ancora riaperto le centrali a carbone (come molti altri paesi: Germania, Polonia) e non stiamo pensando a razionamenti che potrebbero essere necessari. Diversi commentatori notano che abbiamo molto gas nell’Adriatico ma i tempi per organizzare l’estrazione sono relativamente lunghi. Nota Tabarelli: ‘E’ paradossale per un paese in cui il gas è la prima fonte energetica affidarsi totalmente alle importazioni dall’estero, quando localmente sonno disponibili quantità considerevoli di questa risorsa energetica’. Per i rigassificatori occorrono diversi anni, perciò si ricorre alla soluzione immediata di navi rigassificatrici, che però sollevano conflitti ambientali. Altre fonti come l’idroelettrico e il nucleare hanno ridotto la produzione quest’estate a causa della carenza di acqua: così la crisi ambientale si intreccia con quella energetica.

Tabarelli, nel citato articolo di Bottos su PandoraRivista afferma che una trasformazione della struttura energetica del paese che sottende la struttura economica (e in ultima analisi il tipo di società) si definisce sul lungo periodo, più di un decennio. Stiamo inoltre transitando da una fonte di energia ad alta densità energetica quale il gasolio alle batterie delle auto elettriche che hanno una densità energetica pari ad un settantesimo di quella del gasolio. Abbiamo bisogno di tempo. Abbiamo anche bisogno di materiali (grezzi e semiconduttori), di metalli speciali. Dei ‘critical raw materials’ si sono occupati la Commissione Europea ed il Dipartimento della Difesa USA individuando 30 materiali critici. ‘Il fatto che la Cina detenga praticamente il 98% delle terre rare utilizzate dall’Europa, che la Turchia abbia il 90% del borato o il Sudafrica il 70% del platino crea strozzature che rischiano di creare lo stesso tipo di dipendenza…quale quella dal petrolio’[7]. Dai metalli necessari per la transizione alle rinnovabili forniti da Russia, Ucraina e Bielorussa non sarà possibile sganciarci[8].

Ritengo che addossare la colpa di un fantomatico ‘embargo energetico’ alla Russia sia uno delle tante falsità che ci hanno regalato i media. Gazprom ha affermato recentemente che un ramo del North Stream 2 è ancora funzionante (il sabotaggio non è riuscito del tutto) e basterebbe che la Germania espletasse alcune formalità per metterlo in azione, altri due gasdotti (Druzhba[9], attraverso l’Ucraina e Yamal) continuano a funzionare. La Russia, che Obama definì sprezzantemente ‘un distributore che finge di essere una nazione’ resta geograficamente vicina con le sue crescenti risorse energetiche che sta offrendo a paesi asiatici.

La nazione più estesa al mondo non può essere rilocata, continuerà ad esserci prossima anche se il viraggio energetico e geopolitico della Russia verso l’Asia è in atto da vent’anni. La crisi ucraina rischia indirettamente di compromettere la transizione alle rinnovabili con un ritorno di emergenza alle fonti fossili (carbone). La transizione alle rinnovabili si declina anche come accresciuta sovranità energetica europea e nuova democrazia: emblematico il rafforzamento di comunità locali (comunità energetiche) perché ‘la generazione di energia elettrica a livello locale porta alla partecipazione diretta dei cittadini nelle scelte di produzione e di uso dell’energia’[10], i consumatori ridivengono cittadini. Produrre l’elettricità localmente permette anche a popolazioni isolate (esempio: Sardegna) di avere rifornimenti sicuri.

Le motivazioni e le conseguenze per l’Europa di privarsi volontariamente e velocemente di tali risorse vicine vanno esaminate[11]. Un embargo europeo del petrolio russo a fine anno porterà ad un aumento dei prezzi e ad una audace esperimento da parte del G7 di porre un tetto al prezzo del petrolio russo che si permetterà a Gazprom di esportare, mettendo in atto anche sanzioni secondarie, in una sorta di terza guerra mondiale economica combattuta contro la Russia (ma anche Cina, India e…?).

Se fosse vero che le sanzioni economiche al commercio dei combustibili fossili russi sarebbero risultate in un abbandono della guerra per impoverimento o per collasso economico o politico del paese tale risultato sarebbe già evidente, invece la Russia ha raddoppiato la posta annettendosi quattro regioni ucraine e intensificato gli attacchi missilistici alle infrastrutture. L’indipendenza energetica sarà ottenuta dall’Europa quando la maggioranza delle fonti energetiche saranno rinnovabili, per questo ci occorre del tempo. Non è solo il compratore ad essere dipendente dal venditore, ma anche il venditore è legato al contratto di fornitura, che Putin asserisce di voler onorare. In che modo chiudere tutti i canali di contatto e ogni relazione economica ci aiuterebbe ad influenzare la Russia nella direzione da noi desiderata? Non è piuttosto un modo per indurire le posizioni di entrambi? Sembra chiaro che Putin e Zelensky non intendono parlarsi, ma la diplomazia europea deve per questo suicidarsi o sottostare a interventi anglosassoni che, per esempio, hanno bloccato un accordo avanzato che si delineava in aprile ai negoziati Russia-Ucraina ad Istanbul? Il piano per la pace recentemente proposto da Elon Musk poteva essere una base di discussione? Ne riparliamo dopo le elezioni Midterm? Dopo lo scoppio di un’atomica tattica, magari un’ operazione false flag?[12]

Putin ebbe a dire nel 2014, durante la crisi dell’annessione della Crimea alla Russia: ‘ Se per qualche nazione europea l’orgoglio nazionale è da tempo un concetto dimenticato e la sovranità un lusso eccessivo, per la Russia la vera sovranità è assolutamente necessaria per la sua sopravvivenza’. Probabilmente la sovranità è necessaria anche per la sopravvivenza dell’Unione Europea.

Non solo le sanzioni non sono efficaci[13] ma hanno rafforzato la pericolosa inflazione intervenuta post covid in tutto l’Occidente, in aggiunta alle bollette sale il prezzo del cibo e dei fertilizzanti[14]. Le conseguenze economiche di alte bollette del gas e dell’elettricità [15], se le aziende non possono sostenere la spesa, saranno ulteriore de-industrializzazione e disoccupazione. L’inflazione potrebbe divenire incontrollabile, consolidarsi mentre le banche centrali alzando i tassi possono compromettere la ripresa e persino la crescita economica. L’industria chimica tedesca, base importante per l’economia, rischia il collasso, l’Ungheria è molto dipendente dal petrolio e gas russi, Italia ed Austria utilizzano quote importanti di gas russo[16]. Ci riferiscono che ora l’Italia riceve quote assai minori di gas russo essendo il paese che (anche grazie all’ENI) ha avuto il maggior successo nel diversificare le fonti di gas, ma eventuali ammanchi si riveleranno nell’inverno 2023, quando sarà tardi e la solidarietà potrebbe venire a mancare: la Francia potrebbe non avere elettricità da vendere, la Norvegia e l’Inghilterra in difficoltà tenere per sé l’energia. Nel frattempo noi troviamo anche il modo di vendere all’estero piccole quantità di gas.

La Nato, che porta all’Ucraina sostegno di armi, risorse economiche, training ed intelligence (si dice anche di corpi speciali inglesi, francesi, americani e di migliaia di ex militari polacchi che fanno finta di essere volontari in Ucraina) al valoroso ma esausto esercito Ucraino, per bocca del segretario Stoltenberg fa affermazioni contradditorie: ‘La Nato non è coinvolta nella guerra’ è risibile, ’la Nato sarà sconfitta se la Russia vince’ è preoccupante[17].

La Nato & co. stanno (stiamo) conducendo una guerra alla Russia non solo fino all’ultimo soldato ucraino ma anche fino all’ultima acciaieria, cartiera e fabbrica di fertilizzanti o di ammoniaca europee. Non siamo ancora all’inverno e già si sono visti movimenti di protesta e scioperi significativi in Francia, Inghilterra e Germania. In particolare per gli scioperi nelle raffinerie francesi (cui conseguono problemi per ottenere carburante) si di dice che Macron stia pensando a far intervenire l’esercito, che non entrò in azione nemmeno nel Maggio 1968, ed ha poca voglia di farlo.

Le risorse energetiche che fondano l’esistenza della nostra società (oserei dire della nostra civiltà) entrano prepotentemente nella narrativa della guerra. Da una parte e dall’altra sono stati sabotati o attaccati con missili siti come raffinerie, gasdotti, centrali nucleari, centrali elettriche, depositi di materiale militare[18]. Napoleone disse che per fare la guerra occorrevano tre cose: denaro, denaro e ancora denaro. Potremmo ben dire che ci vuole energia, energia e ancora energia. L’impatto ambientale della “costruzione” e distruzione militare viene riconosciuto al COP27 ma fino ad oggi si era riusciti ad ignorarlo. In risposta al sabotaggio del ponte di Kerch (Crimea)[19] i russi stanno bombardando da giorni nelle città ucraine le infrastrutture per elettricità[20], acqua, comunicazioni e trasporti. Si tratta del prologo ad un attacco vero e proprio come in Irak nel 2003 “Shock and Awe” (settimane di bombardamenti prima dell’attacco, come dicono in inglese “bomb into the stone age” far tornare all’età della pietra) e in Serbia nel 1999, questo è un attacco sferrato alle soglie dell’inverno. Quel ‘generale Inverno’ che entrambi gli eserciti conoscono bene e durante il quale i tedeschi scoprirono che il diesel dei panzer gelava a -35, quello dei carri armati sovietici aveva un liquido aggiunto che impediva il congelamento. Oggi, grazie al mare di fango autunnale, i tamburi si acquietano e torneranno a rullare quando il terreno ghiacciato sosterrà i mezzi pesanti, prima di Natale. Il Daily Telegraph del 15 Ottobre per mezzo del suo inviato a Bakhmut (cittadina strategicamente importante) inizia a preparare i suoi lettori all’eventualità di una ritirata del forte contingente di truppe ucraine che la difende a fatica. Si tratta di una seconda Mariupol dove i soldati della Wagner russa hanno combattuto per mesi strada per strada, trincea per trincea, nel silenzio dei media (anche di quelli russi!) centrati sugli sfondamenti del fronte russo operati dall’offensiva ucraina. La nebbia mediatica e le informazioni incontrollabili dei ‘blogger militari’ da entrambe le parti concorrono a creare un metaverso cangiante, grondante sangue e morte, questi però sono reali.

Fanno parte della guerra tecnologica anche attacchi cibernetici a siti statali o dell’esercito ucraino che continuano ad avvenire. Chi ha bloccato le ferrovie della Germania del Nord per molte ore ha usato mezzi primitivi ma efficaci: ha reciso delle fibre ottiche. I russi (questo Ottobre) affermano di aver sventato un tentativo di sabotaggio al gasdotto TurkStream[21] che ritengono tutt’ora vulnerabile. Anche noi siamo vulnerabili se questo diventa la normalità: vulnerabili a incendi in depositi di petrolio, tagli di fibre ottiche, sabotaggi ai trasporti, attacchi alle comunicazioni elettroniche, piloni dell’elettricità e via discorrendo.

Mi direte che non siamo in guerra, ma ne siete sicuri?


[1] Nella riunione il 17 ottobre 2022 in Lussemburgo del Consiglio dei Ministri degli esteri dell’Unione europea. Il successivo Consiglio Ue Energia che si è chiuso  martedì 25 ottobre, non è servito a sbloccare la proposta più spinosa in campo energetico al vaglio delle istituzioni europee, quella avanzata da Bruxelles (grazie alla spinta di diversi Paesi, Italia in testa) di istituire un tetto ai prezzi del gas. Il Consiglio europeo del 20-21 ottobre ha sollecitato Consiglio e Commissione a prendere con urgenza decisioni concrete su varie iniziative, tra cui un corridoio dinamico temporaneo dei prezzi per le transazioni del gas, allo scopo di limitare la volatilità del mercato e le relative impennate delle quotazioni.

[2] Battuta di George Washington che non mi stanco di ripetere: ‘If we do not hang together we shall hang separately’, ossia: “Se non stiamo insieme, verremo impiccati separatamente”

[3] Ad eccezione della Polonia, che resta in castigo per gli attacchi all’indipendenza del potere giudiziario.

[4] Giacomo Bottos, “‘Intervista a Davide Tabarelli. I dilemmi dell’energia: ambiente, sicurezza e competitività”, Pandora Rivista, no.2/2022, 24 giugno 2022, pp 76-83. https://www.pandorarivista.it/articoli/i-dilemmi-dell-energia-ambiente-sicurezza-e-competitivita-intervista-a-davide-tabarelli/.

[5] La Germania importa il 70 per cento del suo fabbisogno energetico, importava dalla Russia prima del Febbraio 2022 il 40% del suo gas.

[6] Come è noto si tratta di shale gas, gas di scisti, con forte impatto ambientale e inquinante.

[7] Giacomo Centenaro, Giuseppe Palazzo, ,Alberto Prina Cerai, ‘L’energia del mondo. Intervista a Valeria Termini’ PandoraRivista, 24 giugno 2022, pp.64-74. https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/l-energia-del-mondo-intervista-a-valeria-termini/.

[8] Infatti alcuni metalli russi non sono stati sanzionati.

[9] Di recente fermata brevemente per perdita di gas (o sabotaggio?).

[10] Ibid. Intervista a Valeria Termini, Pandora Rivista.

[11] Nel 2021 l’Europa ha importato dalla Russia 155 Miliardi di Metri Cubi (Mmc) di gas, ora siamo al 9% di quella cifra.

[12] Un esempio ipotetico di operazione false flag: se i britannici fornissero all’esercito ucraino un’atomica tattica che essi farebbero esplodere in territorio ucraino dandone poi la colpa ai russi; ma ucraini (o polacchi) non lo farebbero mai.

[13] Inefficaci per quel che concerne lo scopo dichiarato, sono inefficaci anche per quello meno dichiarato: una sollevazione con cambio di regime a Mosca o, mancando una Maidan russa, la distruzione economica e frammentazione della Federazione russa, le cui spoglie sarebbero consegnate all’Europa come proconsole degli USA. Fantapolitica!

[14] Non dimentico che le conseguenze saranno ben peggiori nei paesi meno forti economicamente e non in possesso di fonti energetiche.

[15] Dato ma non concesso che ve ne sia a sufficienza quest’anno e, come dice Descalzi, AD dell’ENI, anche il prossimo inverno.

[16] Certamente Algeria, Libia ed altri paesi sub-sahariani ci potranno vendere molto gas e ad alcuni siamo già collegati con gasdotti funzionanti. Vi sono rischi alla sicurezza delle forniture per l’instabilità politica e anche qui occorre tempo che non abbiamo, che a mio parere ci potremmo dare prolungando un periodo di acquisti di gas dalla Russia.

[17] Sia nel caso sia vero, sia, come atteggiamento, nel caso sia falso.

[18] Sabotaggi o attacchi missilistici nelle regioni russe al confine ( Kursk, Belgorod) riusciti o sventati, sono stati frequenti sin dal primo giorno del conflitto.

[19] Glii Stati Uniti hanno cercato di dissuadere gli ucraini dal sabotaggio del ponte. La CIA ha denunciato sul NYT l’assassinio della giornalista Dugina a Mosca come atto terroristico da parte dei servizi segreti ucraini. L’Ucraina sta sfuggendo di mano alla Nato?

[20] Zelenskyj il 18 ottobre  afferma che il 30% delle centrali elettriche sono state distrutte.

[21] Assodato dagli svedesi che le esplosioni che hanno sabotato i gasdotti North Stream sono un attentato terroristico alcuni (l’analista militare americano Scott Ritter per esempio) argomentano che gli anglosassoni avevano tutto l’interesse e le capacità per farlo, notando che in Febbraio Biden lo aveva pubblicamente minacciato.