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Democrazia Futura. Brivido di freddo dell’Ucraina con l’Occidente

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

Tra scricchiolii politici e sussulti diplomatici, l'analisi di Giampiero Gramaglia per Democrazia Futura.

Prosegue il monitoraggio di Giampiero Gramaglia intorno alla guerra in Ucraina. “Tra scricchiolii politici e sussulti diplomatici” nelle ultime settimane vi sarebbe stato una sorta di “Brivido di freddo dell’Ucraina con l’Occidente[1]“. Il voto in Slovacchia, il peso delle prossime elezioni presidenziali Oltre Oceano. Gli incontri di Biden di inizio ottobre con i propri alleati delineano un quadro preoccupante a pare di Politico.

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Giampiero Gramaglia

Della guerra al fronte in Ucraina, non si parla – quasi – più. Al mattino, notizie sui Tg e nei Gr su razzi e droni notturni; e poi poco altro. Giorni fa, una fonte riferiva di 300 caduti al fronte nelle fila nemiche, intorno a Bakhmut, carnaio senza tregua: nessun media s’è scomposto. Propaganda, certo; ma fossero anche ‘solo’ cento, o 30, sono cento, o 30, figli e padri che non torneranno più a casa.

Il fronte è fermo, anche se la brutta stagione non è ancora arrivata e strade e campi sono ancora agibili per i carri; e la diplomazia cincischia. Il week-end a cavallo tra settembre e ottobre “è stato – titola la Cnn – un grande fine settimana” per il presidente russo Vladimir Putin, che vede segnali di ‘sgretolamento’ del fronte occidentale – pensieri e parole del Cremlino -. Non è stato, invece, granché per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ucraina: il peso sull’atteggiamento di Washington di Usa 2024

Lo stop agli aiuti all’Ucraina, almeno per i prossimi 45 giorni, è stato il prezzo pagato da Joe Biden per l’accordo che ha sventato in extremis il rischio di uno shutdown federale che, dal 1° ottobre, avrebbe privato di servizi e sussidi decine di milioni di cittadini americani e dello stipendio milioni di dipendenti pubblici. L’intesa è stata raggiunta poco prima della mezzanotte del 30 settembre,

Insieme alla vittoria nelle elezioni in Slovacchia dell’ex premier populista Robert Fico, contrario all’invio di armi a Kiev, il compromesso a Washington fra democratici e repubblicani potrebbe essere un segnale di indebolimento del sostegno dell’Occidente all’Ucraina. Ma il presidente Usa rassicura: “Mi aspetto che l’appoggio all’Ucraina continui”; e auspica che gli aiuti a Kiev “vadano avanti”, nonostante quanto previsto dal provvedimento da lui appena firmato – lo stop riguarda nuovi sussidi, non quelli già autorizzati, e vale solo fino a metà novembre -.

Joe Biden aggiunge: “Non possiamo assolutamente smettere di aiutare l’Ucraina contro la brutalità della Russia… Non la abbandoneremo… Kiev e i nostri alleati europei possono contare su di noi”. Ma è fuor di dubbio che i repubblicani, di qui alle elezioni, saranno più restii ad autorizzare spese per l’Ucraina, che alcuni degli aspiranti alla nomination non considerano fra gli “interessi vitali” degli Stati Uniti.

Significativa, e agghiacciante, la frase detta martedì sera dal repubblicano  Kevin McCarthy, poco dopo essere stato ‘silurato’ da speaker della Camera in una faida interna al suo partito: “Muoiono più americani al confine tra Usa e Messico che ucraini nella guerra contro la Russia”: il presidente “non può continuare a ignorarlo”.

Domenica, parlando nello Iowa della guerra in Ucraina, l’ex presidente Donald Trump, aspirante alla nomination repubblicana per Usa 2024, ha detto: “Quand’ero presidente, Putin non invase l’Ucraina perché gli dissi di non farlo”. Potenza della parola?, o ennesima balla?

Ucraina: i ministri degli Esteri in missione a Kiev

Di fronte a questi sviluppi, Politico scrive che l’Ucraina si mostra “coraggiosa”, mentre l’Occidente “traballa”. Le esitazioni dell’America, le elezioni in Slovacchia, l’atteggiamento della Polonia, che, per una manciata di grano e un voto dei contadini – si va alle urne a metà ottobre -, smette d’inviare armi a Kiev: tutti fatti che indeboliscono il messaggio di fermezza dell’Occidente nel sostegno all’Ucraina, che si difende dall’invasione della Russia.

Lunedì, i ministri degli Esteri dei 27 si sono incontrati a Kiev: una riunione simbolica, un segnale che Zelensky può contare sull’appoggio dell’Unione, nonostante il logorio d’una guerra di cui nessuno intravvede la fine. Anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kulebra, fama di falco, minimizza l’impatto degli ultimi eventi. IL ministro degli Esteri lituano Gabriel Landsbergis dice: “Ci stiamo avvicinando a un punto cruciale nel nostro sostegno all’Ucraina: senza impegni politici seri, si potrà dubitare che sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.

La ministra tedesca Annalena Baerbock archivia la controffensiva e già parla della necessità di uno “scudo invernale” per Kiev: una metafora, per dire rafforzamento delle difese aeree e misure contro i blackout elettrici provocati l’anno scorso dai bombardamenti russi contro le centrali ucraine. Il ministro italiano Antonio Tajani annuncia che Roma sta preparando un ottavo pacchetto di aiuti militari.

Nelle more degli aiuti Usa, il capo della diplomazia europea Josep Borrell prospetta di rifinanziare con 5 miliardi il fondo dell’Ue per le armi all’Ucraina: i 27 ne discuteranno con l’obiettivo d’approvarlo entro fine anno. Per Borrell, l’unica iniziativa di pace sul tavolo è il piano presentato da Zelensky – un modo, neppur troppo diplomatico, per tagliare fuori Vaticano e Cina -.

Ucraina: la mossa di Biden e l’appello del Pentagono

Martedì 3 ottobre il presidente Biden riunisce in video-conferenza i leaders alleati, fra cui la premier italiana Giorgia Meloni, per confermare, tutti, all’unisono, l’impegno a favore dell’Ucraina e negare l’appannarsi dell’impegno occidentale. Biden dice: “Siamo uniti e pronti a fornire all’Ucraina ulteriori equipaggiamenti militari e sostegno finanziario e politico”

Il Pentagono invia una lettera ai leader del Congresso, sollecitandoli a mantenere il sostegno a Kiev. Il sottosegretario alla Difesa Michael McCord dice a deputati e senatori che restano 1,6 dei 25,9 miliardi stanziati per ricostituire le scorte militari ucraine: milioni di munizioni di artiglieria, razzi e mezzi ritenuti fondamentali per la controffensiva ucraina, tesa riconquistare i territori dove i russi si sono trincerati. Senza ulteriori finanziamenti, gli Usa dovranno ritardare o ridurre produzione e consegna di armi “urgenti ora che la Russia si prepara a condurre un’offensiva invernale”.

Stessa musica da parte Nato, mentre John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, è meno drastico: “Abbiamo fondi per sostenere l’Ucraina ancora per un po’”, dice, proprio mentre il Congresso piomba nel caos con la rimozione dello speaker della Camera Kevin McCarthy, ‘fatto fuori’ dall’ala ‘trumpiana’ del suo partito. E’ la prima volta nella storia Usa.

Da Varsavia, dove partecipa a un Forum per la sicurezza, l’ammiraglio Rob Bauer, olandese, presidente del Comitato militare Nato, avverte che le munizioni occidentali per l’Ucraina “stanno esaurendosi”: bisogna “aumentare la produzione a un ritmo molto più elevato”.

Ucraina: scricchiolii e preoccupazioni

Ma, secondo Politico, a Washington ci si torna preoccupare del livello di corruzione in Ucraina: l’Amministrazione Biden ne sarebbe più angustiata di quanto non ammetta in pubblico.

Gli scricchiolii non sono solo politici, ma anche economici; e si conferma che le sanzioni non sono sempre rispettate. Tre aziende energetiche cinesi di gas e petrolio sono finite nella lista nera di Kiev per il loro sostegno all’invasione russa. Ed esce una nuova lista di grandi imprese, alcune italiane, che restano attive in Russia.

Si preparano appuntamenti diplomatici internazionali cruciali, che, in qualche misura, distraggono dalla guerra in Ucraina: …A dicembre sono previsti colloqui, ancora preliminari, sull’adesione dell’Ucraina l’Unione europea. Usa e Cina guardano al Vertice dell’Apec, a San Francisco, a metà novembre, dove Biden e il presidente cinese Xi Jinping potrebbero vedersi di persona per la seconda volta, dopo il meeting a margine del G20 di Singapore l’anno scorso.

Tutto senza urgenza, come se, in Ucraina, non si combattesse e non si morisse e non si rischiasse, ogni giorno, l’incidente che potrebbe innescare un conflitto globale: lo testimoniano le cronache dalla Romania con frammenti di droni e di missili caduti a più riprese sul territorio romeno, probabilmente ordigni russi deviati dalla contraerea ucraina.

A Mosca, Putin annuncerà a novembre, in occasione di Expo Russia, la sua candidatura a un quinto mandato presidenziale. Secondo anticipazioni del Cremlino, la campagna per il voto del 17 marzo 2024 sarà centrata sul concetto della Russia come una civiltà che “combatte per i suoi valori”.

Ma, intanto, non si allenta la repressione del dissenso: la procura russa ha chiesto nove anni e mezzo di reclusione per l’ex giornalista della tv di Stato Marina Ovsyannikova, divenuta famosa, all’inizio dell’invasione, per avere mostrato, durante un Tg, un cartello con scritto “Fermate la guerra” e “Ti stanno mentendo”. Il processo alla Ovsyannikova, 45 anni, si svolge in contumacia: la donna, fuggita un anno fa dagli arresti domiciliari, è in Francia, con la figlia.


[1] Scritto per La Voce e il Tempo, 5 ottobre 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/10/05/ucraina-freddo-con-occidente/.