il sorpasso

La banda larga mobile supera gli sms: e’ la principale fonte di ricavi dati

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I ricavi della banda larga mobile crescono del 26% contro il +0,5% degli sms e per la prima volta anche la vocxe segna un rallentamento: ancxhe in Cina, sono arrivati gli OTT.

La tendenza, già in atto da diversi anni, si è consolidata nel 2014: gli sms sono stati sostituiti, nelle abitudini degli utenti, dai servizi online – da Whatsapp a Facebook Messenger – e sono stati sorpassati dalla banda larga mobile in quanto a ricavi. Quest’ultima, con una crescita del 26% (contro lo +0,5% degli sms) si è infatti confermata come la principale fonte di reddito da dati mobili per gli operatori telefonici e ha continuato a trainare la crescita complessiva del mercato dei servizi mobili. Per la prima volta, anche i servizi voce segnano un leggero rallentamento, per via dell’affermazione dei servizi OTT anche in Cina.

Sms, quindi, vicini alla pensione?

Non è proprio così, visto che i messaggini sono ancora molto usati nei paesi dell’America Latina e dell’Asia Pacifico e restano comunque uno strumento di comunicazione privilegiato dalle aziende e dalle pubbliche amministrazioni per veicolare informazioni, pubblicitarie le prime, istituzionali le seconde, ai clienti e ai cittadini.

“L’Europa continua a essere la principale zavorra per la ripresa globale dei ricavi nel settore mobile ma i 5 principali operatori –  Deutsche Telekom, Orange, Telecom Italia, Telefónica, Vodafone – cominciano a vedere la luce alla fine del tunnel, grazie anche all’incombente processo di consolidamento che dovrebbe allentare la tensione sui ricavi”, ha commentato l’analista Stéphane Téral di Infonetics Research.

Sembra infatti che dopo diversi anni di crisi di ricavi, il settore delle telecomunicazioni europee cominci a vedere il bicchiere mezzo pieno: quest’anno, secondo le previsioni dell’Annual Report di ETNO, ci sarà ancora un calo dei ricavi del 2,7% a 248 miliardi di euro, ma inferiore rispetto a quello dello scorso anno quando la contrazione è stata del 4%.

La discesa, insomma, comincia a rallentare e la crescita tornerà a fare capolino entro i prossimi 18 mesi, in concomitanza con l’allentarsi della pressione regolamentare e competitiva e con una timida ripresa dei consumi da parte degli europei.