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3Uk-O2: la Ue blocca la fusione. A rischio anche 3 Italia-Wind?

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Riguardo le possibili ripercussioni della decisione su altri casi sotto la lente Ue, come 3 Italia-Wind, il Commissario Vestager assicura: ‘non ci sono numeri magici e non c'è un approccio valido per tutti. Dipende dalle condizioni di mercato’.

Come era stato ampiamente anticipato nelle scorse settimane, la Commissione europea ha annunciato oggi la bocciatura del progetto di vendita di O2, controllata britannica di Telefonica, all’operatore 3UK, controllato dalla cinese Hutchison Whampoa. L’operazione, del valore di 13,3 miliardi di euro, avrebbe ridotto da quattro a tre il numero di operatori mobili nel Regno Unito.

La decisione è maturata per via delle ‘forti preoccupazioni’ dell’Antitrust Ue sulle ripercussioni che l’operazione avrebbe avuto sulla concorrenza nel mercato mobile, sulla scelta degli utenti e sui prezzi, che sarebbero inevitabilmente aumentati.

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La decisione, anticipata rispetto alla scadenza del 19 maggio, suona come un nuovo campanello d’allarme anche per il progetto di fusione avviato in Italia tra 3 Italia e Wind,

Anche riguardo il progetto di fusione Wind-3 Italia, nell’annunciare l’apertura di un’indagine approfondita, la Commissione ha infatti evidenziato il rischio che l’operazione elimini due forze competitive importanti e che la joint venture non avrebbe abbastanza incentivi a esercitare una pressione concorrenziale significativa sugli altri concorrenti, con un conseguente aumento dei prezzi e un calo degli investimenti nelle reti di telecomunicazioni mobili.

Il Commissario antitrust Margrethe Vestager ha comunque nuovamente assicurato che ogni caso viene valutato in maniera indipendente e che non ci sono ‘numeri magici’ quando si tratta di stabilire quanti operatori debbano convivere su un dato mercato.

“I rimedi che possono funzionare in un caso potrebbero non essere adeguati a risolvere i problemi di concorrenza in un altro caso. Dipende dalle condizioni del mercato. E in Europa, oggi, le condizioni variano in maniera significativa da un mercato all’altro. Le nostre analisi devono tenere conto di queste specificità, non c’è un approccio valido per tutti. C’è però un denominatore comune in tutti i casi ed è l’obiettivo di assicurare che la concorrenza non sia indebolita e che i consumatori non siano danneggiati. E la nostra decisione di oggi garantisce esattamente questo ai consumatori e alle aziende britanniche”, ha affermato in una nota il Commissario Vestager.

Nonostante queste rassicurazioni però, secondo il Financial Times, la decisione mette a rischio operazioni per decine di miliardi di euro in tutta Europa e segna una netta inversione di tendenza rispetto a quanto fatto dal precedente esecutivo europeo, che aveva approvato – anche se a fronte di rigidi paletti per tutelare la concorrenza – la riduzione da quattro tre operatori  in Austria, Irlanda e Germania con le fusioni, rispettivamente tra Orange Austria e 3 (2012), O2 e 3 Ireland (2013) e O2 ed ePlus (2013).

O2 è il secondo operatore mobile britannico, con una quota del 29,8%, mentre Hutchison controlla il 14,2% con il marchio 3. Leader del mercato, con il 31,8%, è EE recentemente acquisito dall’ex incumbent BT.

E’ la prima volta che la Commissione boccia un progetto di fusione in un mercato così importante, anche se lo scorso ano l’intransigenza dell’Antitrust aveva fatto saltare il matrimonio tra Telenor e TeliaSonera in Danimarca.

A nulla sono valse per placare i timori della Commissioni le diverse concessioni offerte da Hutchison, che si era detto pronte a favorire l’ingresso sul mercato di un operatore virtuale attraverso la cessione di spettro e capacità di rete, a congelare i prezzi per 5 anni e a investire più di 5 miliardi di euro in 5 anni.

“L’operazione avrebbe danneggiato l’innovazione nell’intero settore della telefonia mobile” ha spiegato la Ue in una nota.

Il blocco era nell’aria. Contro l’operazione si erano schierati sia l’Ofcom che l’antitrust britannico, chiedendo a Bruxelles di non approvarla.

Facendo proprie anche le perplessità delle due Authority britanniche e dopo un’indagine approfondita, la Commissione ha sentenziato che la fusione avrebbe eliminato un importante competitor del mercato, riducendo la concorrenza e creando un danno sia per i consumatori, in termini di scelta e di prezzi, che per eventuali nuovi operatori virtuali che avessero voluto offrire servizi mobili.

La fusione avrebbe creato problemi anche di tipo infrastrutturale, provocati dalla rottura degli accordi sulla condivisione delle reti dato che EE e 3Uk hanno riunito le loro reti nella società Mobile Broadband Network Limited (MBNL), mentre Vodafone e O2 hanno creato Beacon. Questa struttura permette a tutti gli operatori di condividere i costi delle reti pur continuando a farsi concorrenza al dettaglio e non avrebbe potuto essere mantenuta dopo la fusione.

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“L’obiettivo del controllo delle fusioni da parte della ue è quello di garantire che le operazioni non indeboliscono la concorrenza a scapito dei consumatori e delle imprese”, ha affermato Vestager.

“Vogliamo che il settore della telefonia mobile resti competitivo in modo che i consumatori possono godere di servizi mobili innovativi a prezzi equi e di reti di alta qualità”, ha aggiunto.

“Permettere ad Hutchison di acquisire O2 ai termini proposti sarebbe stato negativo per i consumatori e per l’intero settore della telefonia mobile del Regno Unito”, ha dichiarato ancora il Commissario europeo ribadendo le forti preoccupazioni per l’impatto dell’operazione sui consumatori e sull’innovazione e lo sviluppo delle infrastrutture di rete nel Regno Unito.

“I rimedi offerti da Hutchison non sono stati sufficienti”, a placare i nostri dubbi ha concluso.

Il problema ora è tutto di Telefonica, che avrebbe utilizzato i proventi della cessione per ridurre il suo debito di oltre 50 miliardi di euro. Ora, il gruppo spagnolo sarà costretto a cercare alternative per alleggerire la sua situazione finanziaria: tra queste trovare un altro acquirente disposto a comprare O2 o disposto a una joint venture (si parla di Liberty Global), oppure ridurre il dividendo.