COPYRIGHT: RIAA vince ancora contro ‘mamma pirata’, terza sentenza favorevole e 1,5 milioni di multa

di Flavio Fabbri |

VINCITORI

Una battaglia che va avanti dal 2007 e che vede contrapposta la RIAA (Recording Industry Association of America), potente organizzazione americana che rappresenta le major della musica, e la cosiddetta ‘mamma pirata‘, Jammie Thomas Rasset, nativa americana madre di quattro figli e attualmente disoccupata.

La Corte distrettuale di Minneapolis ha condannato la donna a 1,5 milioni di dollari di risarcimento alle case discografiche per aver condiviso illegalmente, cioè senza aver pagato i diritti ai legittimi autori, decine di brani in mp3 sulla piattaforma per Peer-to-Peer (P2P) di Kazaa.

Dal 2006 la donna è accusata di scaricare musica, circa 1700 file, violando la legge sul copyright e di condividerla sul web perpetrando il reato. Per questo era già stata condannata in primo grado ad una multa di 220mila dollari circa e poi, in secondo grado, ad una mega stangata di 1,92 milioni di dollari.

Multe simboliche e decisamente fuori misura, ridotte per giunta a circa 54mila dollari dalla Corte federale americana. La RIAA si era detta disponibile ad incassarne anche 25mila dollari, basta che la mamma pirata accettasse la sentenza, smettesse di fare download illegale e facesse pubblica ammenda delle sue colpe.

Negli USA la guerra alla pirateria musicale e multimediale, in genere, viene condotta dalle organizzazioni di categoria spesse volte contro i singoli pirati, piuttosto che contro il sistema. È sempre più evidente che il download di file dal web ha assunto ormai una dimensione tale che non basta punire, anche severamente, una o più persone, mentre il meccanismo rimane intatto. Molti gruppi e artisti musicali di fama mondiale, come Radiohead e Moby per citarne alcuni, stanno iniziando a criticare questo modo di affrontare il problema, che è più una caccia all’uomo che una seria volontà di risolvere la piaga della pirateria multimediale.