Le strategie di Alcatel per consolidare la presenza nel Sud-Est Europa. Intervista ad Ambrogio Bandera

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a cura di Agostilia Milita

INTERVISTA


Ambrogio Bandera

Abbiamo incontrato Ambrogio Bandera di Alcatel Italia, dal 1997 Vicepresidente Sud-Est Europa, con cui abbiamo parlato della presenza e delle diverse attività della società nei Paesi di questa regione 
  
 

K4B. Oltre alle attività nel nostro Paese, Alcatel Italia gestisce anche la presenza di Alcatel nella regione del Sud-Est dell’Europa. Qual è più precisamente l’area in cui Alcatel è presente e qual è la consistenza del business realizzato in questa regione?

 

R. Alcatel Italia cura la presenza del gruppo nella regione Sud-Est Europa, che è stata assegnata alla nostra filiale per motivi di vicinanza geografica e culturale, ma anche per capacità gestionali.

I Paesi dell’area in cui operiamo sono la Bulgaria, la Romania, i Paesi dell’ex Jugoslavia, cioè la Slovenia, la Croazia, la Serbia, il Montenegro, la Bosnia Erzegovina, la Macedonia, poi la Grecia, l’Albania, Israele, Cipro, Malta e la Palestina.

Nella regione abbiamo un turnover annuo nell’ordine di 330 – 350 milioni di euro, ripartiti in 1/3 nel fisso, 1/3 nel mobile e 1/3 in infrastrutture e mercati verticali.

Riguardo la presenza Alcatel, abbiamo una società locale pressoché in ogni Paese, mentre a Malta e Cipro operiamo attraverso distributori locali.

Alcune di queste società sono abbastanza consistenti e grosse, come in Romania dove ci sono più di 1000 persone o in Israele dove la nostra società conta 150 persone. In altri Paesi operiamo con società più piccole, a seconda del business e della market share che abbiamo nel Paese. In Serbia, ad esempio, abbiamo una società con 50 persone, negli altri Paesi vi sono società più piccole di 10 -20 persone.

 

K4B. Quali sono le attività principali di Alcatel in questa regione? Fisso, mobile, altre attività?

 

R. In questa regione siamo leader nel mercato fisso, dalla rete tradizionale al broadband, alla fibra e alle altre grandi reti di trasmissione ed altri servizi. Abbiamo, tuttavia, anche una forte presenza nel mobile, tanto che in alcuni Paesi siamo leader in questo settore. In altri abbiamo avviato progetti di altro tipo: abbiamo, ad esempio, una forte capacità nel segnalamento ferroviario con forti contratti in Romania, Bosnia e Croazia, grazie ad una divisione Alcatel che non esiste ancora in Italia. Ad esempio, in Romania abbiamo 2 contratti nell’ordine di 150 milioni di euro per sistemi di controllo e gestione nelle attività di segnalamento ferroviario.

Abbiamo vinto gare di vario tipo in Croazia e Romania e stiamo partecipando a gare in Bulgaria e in Albania, visto che ci sono grossissimi investimenti nei corridoi europei, in particolare nei corridoi 5 e 10 nei Balcani.

  

K4B. Si tratta di mercati in cui il settore delle telecomunicazioni è sicuramente meno avanzato rispetto ai Paesi europei occidentali. Come si caratterizza lo stato di concorrenza tra gli operatori?

 

R. In ogni Paese, nel mondo mobile ci sono da 2 a più operatori, nella rete fissa normalmente c’è l’incumbent che viene dal vecchio operatore statale, magari ceduto e controllato in questo momento da altri operatori stranieri.

In Romania l’operatore fisso è Rom Telekom posseduto al 53% da Ote, che è l’incumbent in Grecia. In Serbia, Telecom Italia e Ote avevano comprato il 49% di Telekom Serbja, poi Telecom Italia è uscita dal mercato serbo e la maggioranza di Telekom Serbja è tornata ad un azionariato locale, anche se Ote conserva una quota del 20%. In Croazia l’operatore fisso è stato acquistato da Deutsche Telekom. In Macedonia l’operatore fisso è posseduto da Magyar Telekom, che a sua volta è posseduto dai tedeschi di Deutsche Telekom.

In Bulgaria, la maggioranza dell’operatore fisso è stata ceduta ad un gruppo di investitori che fanno capo al fondo americano Advent, che stanno cercando di ristrutturarlo per poi probabilmente cederlo ad un altro operatore tradizionale.

In Albania, il governo precedente stava discutendo per la cessione dell’incumbent ad un gruppo turco, poi il governo è caduto e la situazione è ora in una fase di stallo.

In questa situazione avviene che quando l’operatore è totalmente sotto controllo di un solo proprietario investe, mentre quando c’è una situazione di cambiamento si verifica il crollo degli investimenti: il nuovo gruppo proprietario prima entra e cerca di capire la situazione e solo in una seconda fase riprende gli investimenti secondo la propria missione strategica.

 

Come si caratterizzano, in questi mercati, i rapporti con i fornitori come Alcatel?

 

R. In questo contesto la fornitura di servizi di telecomunicazioni avviene attraverso un processo di tender pubblici, dove gli operatori scelgono il fornitore più disponibile e più economico, anche se spesso la scelta non è basata soltanto sul prezzo, ma sulla capacità di dimostrare una buona presenza locale.

Questo processo vale tanto per il fisso che per il mobile, dove la concorrenza è un po’ più marcata, essendoci normalmente 2 o più operatori e tra i principali fornitori ci siamo noi, Ericsson e Siemens. Negli ultimi 2 anni abbiamo visto anche i fornitori cinesi arrivare con offerte sempre più competitive, non sempre accettate dai locali, ma finora non sono riusciti ad affermarsi definitivamente.

L’unica eccezione è avvenuta in Bulgaria, dove il gruppo di investitori di Advent ha preferito l’operatore cinese Huawey, assegnandogli sia la rete fissa che la rete mobile, ma ora ci stanno ripensando perché dopo un anno la rete non c’è ancora e si sta creando un po’ di turbolenza.

In alcuni casi abbiamo visto anche operatori più consolidati e stabili che hanno assegnato progetti ai cinesi, ma dopo un po’ si sono pentiti perché i progetti sembrano costare poco all’inizio e poi non si riesce a comunicare e non si ha la certezza di essere supportati. I cinesi sono molto disponibili al momento di entrare, ma non sono affidabili e si ritorna ai vecchi europei.

 

K4B. Ci sta spiegando che la situazione nel segmento delle telecomunicazioni non è ancora stabile in tutti i Paesi: in alcuni sono già stati avviati investimenti importanti, mentre in altri mercati deve ancora definirsi l’assetto degli incumbent. Ci racconta alcune esperienze di Alcatel nella regione?

 

R. Possiamo parlare del Kosovo, dove Alcatel aveva fornito la rete mobile subito dopo la conclusione della guerra con i serbi, rete che ha supplito alla mancanza di telecomunicazioni in questa regione. Nel 2004, è stata lanciata la gara per la cessione della 2^ licenza mobile, essendo la 1^ licenza detenuta da PTK (Post Telekom Kosova), e si sono presentati 3 o 4 candidati. La procedura è stata, però, annullata e all’inizio del 2005 il governo ha deciso di riproporre la gara per l’estensione della rete. Alcatel ha partecipato con Huawey, Siemens e Ericsson ed ha proposto il prezzo più basso con una proposta di 17 milioni, mentre l’offerta dei concorrenti cinesi era appena superiore, Siemens ha proposto il 30% in più e Ericsson un valore molto superiore. A questo punto abbiamo ottenuto l’appalto per l’estensione di rete di circa 200mila utenti e abbiamo firmato il contratto a metà dell’anno scorso. I kossovari hanno deciso di costruire una rete fissa evoluta e fare un salto di qualità con una rete NGN. Così entro quest’anno forniremo una rete interamente IP NGN che sarà probabilmente la prima rete in Europa di questo tipo.

Occorrerà vedere come i kosovari riusciranno a porre servizi su questa rete. Il vero problema di questi Paesi è la loro debolezza nel marketing. Per loro la telefonia è il telefono e manca sempre la spinta a fare marketing, a comunicare e a lanciare nuovi servizi. Può essere un po’ di arretratezza culturale o il timore che le reti non reggano all’eventuale domanda o anche i timori per la forma di remunerazione dei servizi che vendono. Insomma una serie di fattori che frenano il mercato.

 

K4B. Ci accennava anche ad una presenza forte di Alcatel in Israele, che attività svolgete in questo Paese?

 

R. In Israele abbiamo diverse attività nella rete fissa e una serie di progetti che chiamo ‘difesa’ che vanno a fornire un’integrazione dei vari sistemi della Difesa: abbiamo una forte integrazione di sistemi, non soltanto di soluzioni Alcatel e riusciamo a costruire un sistema di monitoraggio e controllo dei siti o dei confini. Questa attività è in essere da 4-5 anni e sta aumentando notevolmente. Stiamo avendo una forte domanda anche da altri Paesi di questa competenza, che è sostanzialmente un sistema di controllo dell’ambiente.

In Israele abbiamo poi una forte capacità di sviluppo nel settore ottico e abbiamo recentemente acquisito un’azienda di 80 persone che opera come centro di ricerca in questo ambito ed è stata integrata in Alcatel. L’Autorità israeliana ne ha da poco approvato la fusione per incorporazione in Alcatel. Le attività di questo centro israeliano saranno integrate con il Centro di Competenza per il segmento ottico di Alcatel che ha sede in Italia e opera per tutto il mondo.

 

K4B. Ci ha parlato anche di un’attività diversificata di Alcatel in questi Paesi. Di quali progetti si tratta?

 

R. In effetti, Alcatel ha un’attività diversificata nella regione e potrei citare molti esempi. Tra i tanti, abbiamo recentemente completato due progetti di cavi sottomarini: uno che collega la Grecia all’Italia (Bari – Corfù) fatto nell’ottica delle olimpiadi di Atene e l’altro che collega Malta alla Sicilia. Entrambi indicano come molto del traffico sia convogliato verso l’Italia ed infatti, la zona dei Balcani porta anche molto traffico di telecomunicazioni in Italia. Sono progetti di 40 milioni il primo e di una decina di milioni il secondo. Un altro progetto interessante è quello per la realizzazione di un sistema di comunicazioni satellitari in Israele per un valore di 40 milioni.

 

K4B. In conclusione, abbiamo visto che Alcatel ha delle attività consolidate in molti di questi Paesi e sta cercando nuove opportunità. Quale l’obiettivo futuro e la strategia di Alcatel?

 

R. L’obiettivo è posizionare Alcatel il più possibile in ciascuno dei Paesi e in linea di principio non escludo nessuna opportunità.

Sarà una strategia difensiva o di attacco a seconda della presenza più o meno robusta di Alcatel. Ad esempio, in Croazia Alcatel non ha una posizione particolarmente forte, mentre Ericsson e Siemens hanno presenze più importanti nell’accesso, ma stiamo cercando nuove vie per entrare comunque nel mercato croato. Uno dei punti chiave delle nostra strategia è di avere una presenza locale, che ha già permesso di crescere e dare l’impressione di prendersi cura delle telecomunicazioni nel Paese.

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