Ovum, il servizio voce di WhatsApp una tegola per le telco

di Paolo Anastasio |

Secondo stime di Ovum, il nuovo servizio voce di WhatsApp peserà sulle casse delle telco, con mancati ricavi per 386 miliardi di dollari di qui al 2018.

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Il servizio vocale di WhatsApp è una nuova minaccia per le telco. Il servizio vocale appena annunciato dall’OTT acquisito da Facebook per 19 miliardi di dollari consentirà ai 465 milioni di iscritti di telefonare praticamente a costo zero, assestando un nuovo colpo alle casse degli operatori tradizionali, in particolare sulle chiamate internazionali che sono le più costose. Tutto questo complica ulteriormente il quadro, dopo il boom delle app di instant messaging, che hanno già eroso miliardi di ricavi agli Sms.

 

Secondo stime di Ovum, gli operatori tlc perderanno 386 miliardi di dollari in mancati ricavi di qui al 2018, per la migrazione dei clienti verso servizi voce offerti dagli OTT. WhatsApp è quindi la minaccia maggiore per le telco, senza dimenticare player già accreditati nel VoIp come Skype (Microsoft).

 

Secondo Analysys Mason, le app di instant messaging sono usate da più della metà dei possessori di smartphone a livello globale, e WhatsApp domina questo mercato con una quota del 45%.

 

Jan Koum, fondatore di WhatsApp, in un’intervista al Financial Times al Mobile World Congress, ha detto che il suo obiettivo è conquistare un miliardo di utenti voce entro il 2015, superando così il bacino di utenti di China Mobile, primo carrier al mondo.

 

Koum ha le idee chiare: “Siamo qui per rendere la comunicazione sempre più facile e a buon mercato, sia che si tratti di messaggi sia che si tratti di voce. Siamo diventati i migliori nei messaggi puntando sulla qualità, faremo lo stesso con la voce”.

 

La pensa allo stesso modo Mark Zuckerberg, Ceo di Facebook, secondo cui 19 miliardi di dollari spesi per l’acquisizione di WhatsApp non sono troppi. Zuckerberg al momento vuole che WhatsApp si concentri sull’acquisizione di nuovi clienti piuttosto che sui ricavi. Zuckerberg esclude invece nuove acquisizioni, spegnendo le voci di un possibile interessamento per Snapchat, per la quale l’anno scorso aveva messo sul piatto 3 miliardi di dollari.