Mercato tlc, Luigi Gambardella (ETNO): ‘Troppe regole bloccano gli investimenti’

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Per il presidente di ETNO, il semestre di presidenza italiana della Ue sarà un’occasione unica ‘perché l'Italia aiuti la prossima Commissione a concretizzare il Regolamento Connected Continent e a disegnare una strategia per l'economia digitale’.

Unione Europea


Luigi Gambardella

Il mercato tlc è in sofferenza e, secondo quanto emerge dallo studio di Boston Consulting Group per ETNO, associazione che rappresenta le principali telco in Europa, se non cambierà il quadro regolamentare, il declino dei ricavi potrebbe toccare la cifra record di 190 miliardi di euro da qui al 2020.

Un quadro preoccupante che necessita nuovi progetti come emerge dalla lettera aperta di Luigi Gambardella, presidente di ETNO per il quarto anno consecutivo, che ha espresso il proprio apprezzamento alla neo-presidenza greca del Consiglio europeo: “Il Governo Greco ha la chance di cominciare a scrivere una nuova agenda digitale e lanciare nuovi obiettivi, che siano al passo con i tempi; già oggi, al mondo, ci sono più oggetti connessi a internet che persone”.

 

A bloccare gli investimenti, ha dichiarato al Sole24Ore Luigi Gambardella, è soprattutto l’eccesso di regolamentazione ex ante: negli Stati Uniti la banda larga non è considerata un servizio di telecomunicazioni e non è regolamentata, in Europa invece è trattata come se fosse il rame. In questa situazione è difficile competere con operatori stranieri che nel resto del mondo sono poco o per nulla regolati.

Per il presidente ETNO, eccessiva anche la frammentazione dei 28 mercati europei con 28 regolatori nazionali e 28 regolamentazioni nazionali.

Oggi in Europa, ha osservato Gambardella, ci sono molti più operatori rispetto, ad esempio, ai quattro giganti americani del mobile: ATT, Verizon Wireless, Sprint e T-Mobile.

 

Ma il 2014 potrebbe essere un anno di svolta, per esserlo, ha osservato Gambardella, è, intanto, prioritario, “Un quadro regolamentare che renda attraente investire nel settore”.  E ha spiegato che “La pressione regolamentare sulla fibra va ridotta e si deve lasciare più libertà alle imprese nello stabilire i prezzi”.

Il presidente di ETNO ritiene inoltre fondamentale ridurre la frammentazione attuale del mercato attraverso il consolidamento tra gli operatori dei vari Paesi e all’interno di questi.

 

Il semestre di presidenza italiana sarà poi, per Gambardella, un’occasione unica “perché l’Italia aiuti la prossima Commissione non solo a concretizzare il Regolamento Connected Continent, ma soprattutto a disegnare una strategia politicamente ambiziosa votata alla crescita dell’economia digitale e si discuta di quelli che saranno gli obiettivi della nuova agenda digitale“.

 

Gambardella non tralascia un riferimento al mercato italiano della banda ultralarga: il nostro è l’unico Paese, insieme alla Grecia, dove non c’è disponibilità di internet via cavo.

“Ma il cavo – ha spiegato il presidente di ETNO riferendosi al caso dei Paesi del Nord Europa – ha incentivato un’altissima penetrazione dell’internet ultraveloce. Per questo motivo, l’Italia dovrebbe ora puntare a una maggiore collaborazione tra il mondo delle telecomunicazioni e quello dei contenuti televisivi. Se vogliamo dare impulso agli investimenti nelle reti di nuova generazione in Italia bisogna favorire il passaggio della TV e dei contenuti video sulla fibra”. (R.N.)