‘Editori vs motori di ricerca, in Italia tutto tace da tre anni’. Intervista a Giulio Anselmi (Fieg)

di Paolo Anastasio |

Il presidente della Federazione italiana editori di giornali interviene sulla disputa con i motori di ricerca: “Purtroppo siamo ancora fermi alla segnalazione dell’Agcm nel 2011 a Governo e Parlamento, che è rimasta inascoltata”.

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Giulio Anselmi

La crisi della carta stampata, le misure di sostegno previste nella Legge di Stabilità, il conflitto fra editori e motori di ricerca sulla remunerazione dei contenuti indicizzati online, il processo di digitalizzazione delle testate tradizionali e delle edicole. Questi alcuni dei temi attuali e più caldi per il settore. Ne abbiamo parlato con Giulio Anselmi, presidente della Fieg (Federazione italiana editori di giornali). 

 

KB. Editori vs motori di ricerca, a che punto siamo in Italia in tema di remunerazione dei contenuti di giornali indicizzati su Google & Co?


Giulio Anselmi. Siamo purtroppo ancora alla segnalazione che l’Autorità che ha il compito di vigilare sulla concorrenza nel nostro Paese, l’Agcm, ha fatto a Governo e Parlamento all’inizio del 2011. In quella segnalazione, rimasta finora inascoltata, si denunciava “un contesto di disequilibrio tra il valore che la produzione di contenuti editoriali genera per il sistema di internet nel suo complesso e i ricavi che gli editori online sono in grado di percepire dalla propria attività”. Sono passati più di tre anni e il rischio che allora l’Agcm paventava, di compromissione del “funzionamento efficiente dello stesso sistema”, si è fatto ancora più acuto.

 

KB. É d’accordo con la proposta avanzata dal sottosegretario Legnini, per l’introduzione di una norma che prevede il riconoscimento del diritto d’autore per l’utilizzo dei contenuti delle imprese editoriali online?

 

Giulio Anselmi. Mi pare sia non più rinviabile l’introduzione di una normativa che stabilisca il confine tra il riferimento a contenuti di terze parti, che deve essere permesso, ed il riutilizzo non autorizzato di tali contenuti, che va vietato. Va vietato per evitare che gli editori della carta stampata si vedano privati dei propri diritti economici, pur avendo impiegato ingenti risorse per produrre contenuti editoriali di valore che diventano oggetto di sfruttamento parassitario. Ma va vietato anche perché, stante così la situazione, diventerebbe concreto il rischio della scomparsa della stessa informazione di qualità che costituisce un “bene comune”, necessario per la vita democratica del Paese. 

 

KB. Crisi dell’editoria,  a che punto è il processo di digitalizzazione dei giornali italiani?

 

Giulio Anselmi. Le imprese editrici – dopo un periodo di necessario adattamento – stanno mostrando una notevole reattività alla mutazione, dimostrando di credere nelle novità e di volerle considerare come un’opportunità ed una sfida. Negli ultimi anni le imprese hanno eliminato inefficienze, ma – soprattutto – hanno avviato e sviluppato – non senza difficoltà – la multimedialità e la diffusione dei loro prodotti via web: non lesinando investimenti finalizzati, da un lato, a mantenere vivo l’interesse per la carta stampata – che rappresenta il core business ben conosciuto e sperimentato – e, dall’altro, a seguire gli sviluppi tecnologici e comportamentali legati ai nuovi media. Gli ultimi dati stanno dando ragione a chi la sfida dell’innovazione l’ha accettata: nel settembre di quest’anno le copie digitali dei quotidiani italiani hanno raggiunto quota 340mila, con un incremento dell’11,7% rispetto al mese precedente.

 

KB. A che punto è la digitalizzazione delle edicole?

 

Giulio Anselmi. Per quanto riguarda, invece, l’informatizzazione della rete di vendita, e più in generale il suo ammodernamento, l’inserimento nella legge di stabilità di specifiche disposizioni in materia di tracciabilità delle vendite e di effettivo finanziamento del credito di imposta per la modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica fanno ben sperare.

 

KB. Le misure previste nella Legge di Stabilità a favore dell’editoria basteranno a risollevare le sorti di un’industria da tempo in affanno?

 

Giulio Anselmi. Un settore in affanno non si risolleva solo con misure di legge. L’intervento pubblico – circoscritto nel tempo e ben delimitato nell’oggetto – può però costituire un fondamentale volano in grado di frenare la flessione produttiva di un settore e di coglierne le occasioni di sviluppo. Le misure previste nella Legge di stabilità – seppur timide – vanno nella direzione giusta. E’ necessario però implementarle. Un’opportunità è offerta dal collegato alla legge di stabilità: si inseriscano altre misure come una tutela effettiva del diritto d’autore, un sostegno alla domanda di informazione e ad iniziative di promozione della lettura dei giornali, un incentivo fiscale per accompagnare la ripresa degli investimenti pubblicitari.