Opa, Catricalà: ‘Sì alla riforma, ma non ora’. La partita Telecom resta aperta

di Alessandra Talarico |

Per il viceministro allo sviluppo economico, apportare in questo momento modifiche che andrebbero a stravolgere un meccanismo che fino ad ora ha regolamentato il sistema ‘non sarebbe un buon segnale per il mercato’.

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Antonio Catricalà

Esprime nuovamente le sue perplessità, il viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà, in merito all’opportunità di procedere ora a una modifica della legge sull’Opa. Riforma che è “necessaria”, dice, ma non in questo momento, sia per non prendere decisioni affrettate legate alla contingenza – come aveva sottolineato nei giorni scorsi – sia per non dare l’idea di voler cambiare le regole in corso di partita con un’operazione che avrebbe anche ripercussioni negative sull’immagine del Paese, che invece ha forte necessità di attrarre investimenti stranieri.

 

Di sicuro, ha spiegato Catricalà rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della 89° giornata mondiale del risparmio, una riforma sull’Opa è necessaria “…per evitare che scatole societarie diventino un modo per conquistare maggioranze che non hanno i numeri ma solo rapporti di potere”.

“Ribadisco la mia contrarietà – ha però specificato – ad una modifica della legge mentre è aperta la partita di Telecom Italia. Inoltre, da tecnico dico che bisogna considerare la reazione del mercato davanti a questo tipo di interventi”, che andrebbero a stravolgere “un meccanismo che fino ad ora ha regolamentato il sistema”.

“Comunque il Parlamento è sovrano e se ci si trova davanti ad una volontà univoca che vuole la modifica il governo dovrà fare le sue valutazioni”, ha aggiunto.

 

Nelle scorse settimane, all’indomani dell’accordo che porterà Telefonica al 100% di Telco, la holding che detiene il 22,4% di Telecom Italia, il governo si è quindi impegnato a tradurre in legge, in tempi celeri, il testo di un emendamento di Massimo Mucchetti il cui obiettivo è quello di introdurre una seconda soglia dell’Opa obbligatoria oltre a quella attuale del 30% attribuendo alle stesse aziende la facoltà di modificare la soglia fissa determinata dal controllo di fatto – con un valore un valore compreso tra il 20 e il 40% – nonché di affidare alla Consob il compito di “individuare con cadenza almeno annuale le società nelle quali il controllo di fatto viene esercitato con una partecipazione che dà diritti di voto inferiori al 30% del capitale ordinario”.

Per “controllo di fatto” si intende il potere di nomina, con voto determinante in almeno due assemblee ordinarie, di amministratori che abbiano poteri tali da esercitare un’influenza dominante sulla gestione sociale.

Alla Consob, anche il compito di redigere, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, “un primo elenco delle società nelle quali il controllo di fatto viene esercitato con una partecipazione che dà diritti di voto inferiori al 30 per cento del capitale ordinario”.

 

Le nuove norme sull’Opa come anche quelle sulla nuova golden share, non sono approdate al consiglio dei ministri di ieri, anche per non dare un segnale contraddittorio  agli investitori, in particolare a quelli stranieri che vogliono investire nel nostro Paese, come ha spiegato ieri il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato.

“Telecom Italia – ha detto ieri il ministro – è un’azienda privata, quello che può fare il Governo è all’interno delle leggi e del codice civile che garantiscono la proprietà. Il problema è garantire la sicurezza della rete del nostro Paese”.

Alla luce di questo dato di fatto, “…le misure che si immaginano non intendono espropriare ma verificare che ogni decisione sia compatibile con la sicurezza del Paese e il rispetto della proprietà”, ha ribadito il ministro.