Telecom Italia: ‘priva di fondamento’ ipotesi di ingresso di fondi Qatar in Opac

di Alessandra Talarico |

Secondo il Financial Times la società italiana avrebbe già avviato trattative con potenziali investitori che si affiancherebbero alla Cassa Depositi e Prestiti.

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Una quota di minoranza della rete fissa di Telecom Italia potrebbe finire a fondi del Quatar? Telecom Italia definisce ‘priva di fondamento’, la notizia riportata dal Financial Times, secondo cui la società italiana avrebbe già avviato trattative con potenziali investitori che si affiancherebbero alla Cassa Depositi e Prestiti, che dovrebbe acquisire il 30% della rete.

Rete che, secondo le valutazioni di Deutsche Bank, dovrebbe generare un fatturato di 3,8 miliardi di euro e un Ebitda di 1,9 miliardi.

 

Nelle scorse settimane, all’indomani del via libera del cda allo spin off della rete fissa, l’Ad di Telecom Italia, Marco Patuano, aveva fatto intendere che non c’era solo la CDP a essere interessata all’infrastruttura, ma anche non meglio precisati fondi esteri.

“La Cassa Depositi e Prestiti – aveva detto – è impegnata in investimenti infrastrutturali ma non è l’unico fondo presente al mondo. Sicuramente i potenziali investitori sono più di quanti si pensi comunemente”.

 

Secondo Una fonte citata sempre dal quotidiano della city ha riferito quindi che l’ingresso di un nuovo investitore permetterà una proprietà più bilanciata, sottolineando che “Telecom Italia non ha bisogno di mantenere un’ampia partecipazione nella rete di accesso”.

 

Nella nuova società della rete (Opac), valutata circa 13 miliardi di euro, confluiranno 22 mila dipendenti e una quota del debito organico sostenibile, e anche tutte quelle infrastrutture d’accesso che costituiscono una ‘strozzatura’ del mercato, in quanto la loro duplicazione non risulta economicamente efficiente o tecnicamente realizzabile nel breve-medio termine. In una seconda società – battezzata ‘TI ServiceCo’ – resteranno tutte le altre attività della società.

Nello specifico, in Opac andranno 575.000 Km di cavidotti; palificazioni (8,8 milioni); 33,6 milioni tra doppini in rame e borchie di utente; 10.500 centrali; 151.000 armadi ripartilinea (pari a); 724.000 Km di fibra ottica “passiva” in accesso.

 

Nel corso di un’audizione alla Camera, il presidente Franco Bernabè ha spiegato che una volta operativa, Opac, fornirà a tutti gli operatori, inclusa TI ServiceCo, i servizi infrastrutturali passivi delle reti fisse in rame e fibra, “in regime di piena equivalenza”, mentre TI ServiceCo fornirà servizi retail, nonché i restanti servizi all’ingrosso di rete fissa, oltre ai servizi mobili.

Lo scorporo – ha chiarito Bernabè – non ha né l’obiettivo di eliminare le regole in capo a Telecom Italia, come affermato da qualche competitor, né quello di migliorare la situazione debitoria del gruppo. “Al contrario – ha affermato –  l’obiettivo dell’operazione, che sarà sostanzialmente neutrale dal punto di vista del rating, è di migliorare la redditività degli investimenti infrastrutturali”, nonché “di rafforzare il controllo sulla non discriminazione assicurando la fornitura di prodotti e servizi pienamente equivalenti, così da incentivare le dinamiche concorrenziali a beneficio dei consumatori in termini di scelta, qualità e prezzi”.