In Italia 3 milioni di disoccupati, mai così dal ’77. Indispensabile dare più forza all’economia digitale

di Raffaella Natale |

Il quadro è drammatico soprattutto per i giovani, investendo nell’ICT si potrebbero creare nuovi posti di lavoro. Cosa intende fare il governo Letta?

Italia


Disoccupazione

Disoccupazione record ad aprile. Il tasso di disoccupazione è volato al 12%, massimo storico mai registrato: è il dato più alto dal primo trimestre del 1977, inizio delle serie storiche trimestrali, ossia da 36 anni. Lo ha comunicato l’Istat che ha diffuso i dati provvisori su occupati e disoccupati ad aprile.

 

Ad aprile gli occupati sono 22 milioni 596 mila, in calo dello 0,1% rispetto a marzo (-18 mila unità) e dell’1,6% su base annua (-373 mila unità).

Il tasso di occupazione è pari al 56,0%, in calo di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e di 0,9 punti rispetto a dodici mesi prima.

Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 83 mila, aumenta dello 0,7% rispetto a marzo (+23 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 13,8% (+373 mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile.

 

Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 656 mila e rappresentano il 10,9% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,5%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,9 punti nel confronto tendenziale.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente (+25mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e in diminuzione di 0,1 punti su base annua.

I dati resi noti dall’Istat sulla disoccupazione “sono più che preoccupanti, direi tragici“. Questo il commento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha sottolineato poi come la relazione confermi quello che Confindustria va dicendo da tempo e cioè che “ognuno deve fare la propria parte per la crescita“.Un quadro desolante come del resto era già apparso dall’Assemblea annuale degli imprenditori, dove Squinzi ha chiesto al governo urgenti provvedimenti anche per il digitale, perché la ripresa economica dell’Italia passa anche da qui. Soprattutto per l’Agenzia per l’Italia digitale, ‘ancora ferma al palo’ che è invece, ha sottolineato Squinzi ‘vitale per tutto il Paese’ (Leggi Articolo Key4biz).

 

Squinzi è convinto che la mancanza del lavoro sia “la madre di ogni male sociale” e ha suggerito di affrontarla “in maniera strutturale e con equilibrio, intervenendo su costo, produttività e regole”.

 

Nel suo intervento all’Assemblea di Confindustria, il Ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha osservato che, nella logica del rilancio strutturale della crescita, assume un ruolo altrettanto fondamentale il sostegno alla ricerca e all’innovazione industriale, “chiave strategica per recuperare competitività, creare nuovo lavoro ad alta qualificazione e attivare un circuito virtuoso tra sistema universitario e imprese” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Del resto come ha recentemente detto l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Carlo Purassanta, presentando il progetto ‘La Nuvola Rosa’ “Entro il 2015, il 90% delle professioni richiederà competenze tecnologiche” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Lo stretto rapporto tra innovazione tecnologica e crescita dell’occupazione è quello a cui sta lavorando alacremente la Ue, che non a caso ha lanciato una ‘Grande Coalizione’ per l’occupazione nel settore digitale, che contribuirà a occupare i 900.000 posti vacanti nel settore dell’ICT previsti in Europa entro il 2015 (Leggi Articolo Key4biz).

Nell’occasione Roberto Sambuco, Capo Dipartimento per le Comunicazioni del MiSE, ha commentato che “L’economia digitale può rafforzare in modo determinante la competitività dei nostri sistemi economici, favorendo più benessere, maggiori diritti e la creazione di milioni di posti di lavoro, soprattutto per i più giovani”.

 

Tornando ai dati ISTAT, nel primo trimestre del 2013 si accentua la diminuzione su base annua del numero di occupati (-1,8%, pari a -410.000 unità).

Il tasso di disoccupazione trimestrale è pari al 12,8%, in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto a un anno prima; per gli uomini l’indicatore passa dal 10,0% del primo trimestre 2012 all’attuale 11,9%; per le donne dal 12,2% al 13,9%. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale al 41,9% (6,0 punti percentuali in più nel raffronto tendenziale), con un picco del 52,8% per le giovani donne del Mezzogiorno.

 

La riduzione degli uomini (-2,5%, pari a -329.000 unità) si associa a quella delle donne (-0,9%, pari a -81.000 unità). Al persistente calo degli occupati più giovani e dei 35-49enni (rispettivamente -421.000 e -220 mila unità) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+231 mila).

 

Nell’industria in senso stretto prosegue la flessione dell’occupazione, con un calo tendenziale del 2,5% (-116.000 unità), concentrato nelle imprese di media e grande dimensione; si accentua la contrazione di occupati nelle costruzioni (-11,4%, pari a -202.000 unità). Dopo la tenuta dei trimestri precedenti, l’occupazione si riduce anche nel terziario (-0,4%, pari a -60.000 unità), interessando quasi esclusivamente gli indipendenti.

 

Il numero dei disoccupati, pari a 3.276.000, è in ulteriore forte aumento su base tendenziale (17,0%, pari a +475.000 unità). L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in oltre sei casi su dieci le persone con almeno 35 anni. Il 55,2% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più.

 

Si riduce la popolazione inattiva (-0,8%, pari a -114.000 unità), principalmente a motivo della discesa di quanti non cercano e non sono disponibili a lavorare. Il calo riguarda le donne in tutte le classi di età e gli uomini solo tra 55 e 64 anni.