Musica digitale: lo streaming ‘affare’ da 1,2 mld di dollari. Crescono i ricavi da royalties e licenze

di Alessandra Talarico |

Il numero di utenti che, a livello globale, paga per fruire di un servizio di musica in streaming è salito da 8 milioni di due anni fa a 20 milioni (+44%).

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Cresce l’apporto di servizi online come YouTube e Spotify ai ricavi dell’industria musicale mondiale: secondo uno studio IFPI, infatti, i servizi di streaming in abbonamento o supportati dalla pubblicità – che consentono di ascoltare la musica online senza dover acquistare i singoli brani – hanno fruttato lo scorso anno 1,2 miliardi di dollari in royalties e licenze, dai 700 milioni di dollari del 2011.

Una cifra, sottolinea l’IFPI – che rappresenta l’industria musicale mondiale – pari al 20% dei ricavi della musica digitale, pari nel 2012 a 5,8 miliardi di dollari.

Nel 2011, questa percentuale si fermava al 13% delle revenues generate dai servizi digitali, pari a 5,4 miliardi.

 

Certo, ancora una piccola percentuale dei ricavi complessivi dell’industria musicale globale (pari a 16,5 miliardi), ma a essere importante non è tanto la cifra in sé, quanto il cambiamento delle abitudini degli utenti internet, che preferiscono sempre di più l’ascolto della musica in streaming al download.

Quest’ultimo ancora rappresenta la quota più importante delle vendite di musica digitale – il 70% – ma la crescita sta rallentando, tanto che anche Apple, che domina il mercato col suo iTunes, starebbe lavorando al lancio di un servizio streaming.

 

Di contro, il numero di utenti che, a livello globale, paga per fruire di un servizio di musica in streaming è salito da 8 milioni di due anni fa a 20 milioni (+44%).

Spotify, uno dei servizi più popolari al mondo, offre accesso illimitato a un archivio di 18 milioni di canzoni per un abbonamento da 10 euro (o 10 dollari), con la possibilità anche di fruire di un numero limitato di ascolti gratuiti.

 

I ricavi delle piattaforme gratuite, come YouTube, sono invece legati alla pubblicità.

 

Lo scorso anno, per la prima volta dal 1999, il mercato mondiale della musica è tornato a crescere, seppur di uno 0,3%, grazie proprio alla rapida espansione dei download digitali e dei servizi in abbonamento.

 

Secondo i dati dell’IFPI, i servizi di downloading e streaming legali avrebbero superato quota 500, diffusi in oltre 100 paesi, dai 23 di due anni fa.

In diversi Paesi tra cui gli Stati Uniti, la musica digitale ha generato oltre il 50% dei ricavi complessivi.

 

La crescita sarebbe stata poi molto forte nei mercati emergenti, dove per lungo tempo l’industria ha faticato ad arginare la pirateria: Messico, Brasile e India lo scorso anno hanno registrato crescite rispettive dell’8%, 9% e 22%, grazie in larga parte alla crescita dei servizi digitali.