#Lombardiadigitale. Guido Borsani (Deloitte): ‘Indirizzare investimenti pubblici su sviluppo delle reti e sostegno alla domanda’

di di Guido Borsani (Partner, Deloitte) |

Italia


Andrea Faggiano

Pubblichiamo di seguito il contributo di Guido Borsani (Partner, Deloitte) a margine del workshop “Sviluppo digitale in Lombardia”, promosso dalla Regione Lombardia e da Key4biz e tenutosi a Milano il 13 febbraio 2013.

 

I fattori critici di successo per lo sviluppo della banda larga possono essere ricondotti ai diversi gradi di correlazione esistenti tra: infrastruttura; copertura del servizio; livello di penetrazione; misurazione del valore aggiunto in termini di produttività, competitività e innovazione.  

 

In un recente studio della Commissione Europea (“Broadband coverage in Europe in 2011”) si evince come molti paesi, che presentano percentuali di copertura del servizio a banda larga molto significative – tutti valori compresi tra il 90% e il 100% – registrino tuttavia bassi livelli di penetrazione dimostrando l’esistenza di una scarsa correlazione tra sviluppo infrastrutturale e domanda di servizi a banda larga. Per citare qualche esempio, in Italia nel 2011 a fronte di una copertura pari al 98,5%, si registra una penetrazione del 62% (Eurostat), piuttosto che in Portogallo il cui rapporto penetrazione-copertura si attesta intorno al 58%.

Risulta invece una più stretta connessione tra penetrazione di connessione a larga banda e grado di innovazione (misurabile quest’ultimo come un indice rappresentativo di un panel di indicatori detto “Innovation Union Scoreboard”) e tra penetrazione e PIL pro-capite il cui indice di correlazione supera lo 0,6 .

 

Molteplici sono i vantaggi di natura socio-economica legati allo sviluppo e alla diffusione della rete a banda larga; alcuni studi hanno tentato di quantificare il valore dell’economia di Internet per le piccole e medie imprese, un recente rapporto dell’OCSE ha stimato come nel 2010 circa il 13% del valore aggiunto delle imprese potrebbe essere attribuito ad attività connesse a internet. Tale consapevolezza si scontra però con lo scarso sfruttamento del potenziale digitale a disposizione delle PMI italiane rispetto a quelle europee. Ad esempio nel rapporto “Italia Connessa” di recente pubblicazione, Telecom Italia evidenzia come le PMI italiane siano piuttosto indietro rispetto alla media europea in tema di acquisto e di vendita online. In Italia risulta che solo l’11% delle imprese con più di 10 addetti effettua acquisti in rete per un importo superiore all’1% degli acquisti totali, mentre altri paesi europei hanno già superato l’obiettivo posto dall’Agenda Digitale Europea per il 2015 posto al 33%; la situazione risulta essere ancor più critica se si parla delle vendite online (meno del 10% delle PMI italiane effettua questa tipologia di vendite).

 

Un altro vantaggio di natura socio-economica riguarda l’impatto che lo sviluppo della rete a banda larga genera sul PIL. Negli ultimi anni molteplici sono stati gli studi che hanno tentato di stimare l’effetto della diffusione di servizi a larga banda sulla crescita del PIL di un Paese.

Selezionando i più compatibili con la realtà italiana (Kountrompis o Banca Mondiale) è emerso come un aumento di 10 punti percentuali di penetrazione comporti un incremento del PIL che può oscillare in un range compreso tra lo 0,25% e l’1,2% annuo.

Grazie a tali stime è stato possibile calcolare l’impatto economico del progetto Banda Larga promosso dalla Regione Lombardia per l’annullamento del Digital Divide.

Utilizzando il rapporto penetrazione/copertura dell’Italia al 2011 stimato al 63% e applicando tale rapporto all’incremento della copertura ottenuta dallo sviluppo del progetto Banda Larga di Regione Lombardia (5,7%), è stato possibile stimare un incremento di penetrazione in Lombardia pari al 3,6%.

In termini monetari, considerando il range di PIL incrementale appena citato e il valore del PIL lombardo al 2011, è stato possibile calcolare come lo sviluppo del progetto Banda Larga porti a un incremento del PIL annuo compreso tra i 270 e i 1300 milioni di euro. Questo risultato si traduce in un maggior gettito fiscale e quindi in un ritorno di risorse pubbliche stimato tra i 122 e i 585 milioni di euro (è stato considerato un rapporto gettito fiscale/PIL pari al 45%) a fronte di un contributo pubblico iniziale di 41 milioni di euro.

 

Con questi numeri si vuole sottolineare l’importanza di non interrompere gli sforzi pubblici effettuati finora nell’investire risorse nello sviluppo della rete in quanto, una volta raggiunta la piena copertura, l’offerta di prestazioni di banda superiori genererà vantaggi che incentiveranno ulteriormente lo sviluppo, come ci dimostrano i Piani Banda Larga e Ultra Larga avviati in Germania che, secondo quanto riportato nello studio “Impact of broadband on the economy” dell’International Telecommunication Union, genereranno complessivamente più di 540.000 nuovi posti di lavoro.

 

Sorge allora una domanda: dove dirigere gli investimenti pubblici? Verso lo sviluppo della rete al fine di stimolare l’offerta e di conseguenza la domanda di contenuti e servizi o piuttosto stimolare in modo preponderante la domanda in modo che si manifesti l’effettiva necessità di sviluppare una rete? Né l’una né l’altra risposta rappresentano la soluzione, ma una intelligente combinazione delle due, attraverso un franco e trasparente dialogo con gli operatori alla ricerca di sinergie.

 

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