Attacco hacker ai media USA, la Cina respinge ancora le accuse dopo l’ultimo attacco al Washington Post

di Raffaella Natale |

Allarme sicurezza, il governo di Pechino vuole controllare i mezzi d’informazione americani, ma perché Google ha rimosso i filtri anticensura in Cina?

Stati Uniti


Google-Cina

Un nuovo attacco hacker sferrato contro un giornale americano. Dopo il New York Post, il Wall Street Journal, il canale internazionale della CNN e Twitter, stavolta nel mirino dei criminali è finito il Washington Post.

Per gli USA dietro queste operazioni informatiche ci sarebbe Pechino, ma stamani il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, ha nuovamente respinto le accuse.

Il giornale ha ribadito quanto dichiarato giovedì dal Ministero cinese della Difesa, vale a dire che “anche chi ha poca dimestichezza con internet sa che i cyber-attack sono transnazionali e anonimi. L’indirizzo IP non basta a confermare la provenienza dei pirati”. Per cui, ha aggiunto, “è poco professionale oltre che infondato sostenere che la responsabilità sia dell’esercito cinese senza avere alcuna prova” (Leggi Articolo Key4biz).

 

L’ambasciata cinese a Washington non ha voluto commentare le notizie.

 

Gli esperti di sicurezza americani, però, sono fermamente convinti che le modalità di questi attacchi non lasciano alcun dubbio sulla loro origine. Dietro tutto ci sarebbe il cyber army cinese. Per James Lewis, che si occupa di sicurezza informativa al Centro studi strategici e internazionali, ‘il coinvolgimento di Pechino è evidente”.

 

Secondo la stampa americana, dietro l’attacco ai media americani ci sarebbe l’obiettivo di Pechino di controllare l’informazione, specie quella che riguarda la Cina.

Un attacco simile a quello ai giornali cinesi è stato quello subito venerdì da Twitter che ha denunciato la violazione di 25 mila account: “E’ stata un’operazione altamente sofisticata. Non è roba da dilettanti e non crediamo che sia un caso isolato, ma verranno colpite altre istituzioni e aziende”.

 

Non è un caso che recentemente il Pentagono abbia deciso di portare a 4.900 i militari impegnati nel Cyber Command (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il Washington Post è sotto scacco dal 2011. Sia il NYT che il Post usano i sistemi di sicurezza della società Mandiant. Il vicepresidente del gruppo, Grady Summers, non voluto rispondere in merito all’attacco subito dal Post, ma ha commentato in generale che gli hacker di Pechino “vogliono sapere quali sono le fonti cinesi che stanno parlando coi media … vogliono capire come vengono dipinti dai mezzi di comunicazione….”.

 

Nel 2010 Google è stata la prima società a denunciare d’aver subito un attacco proveniente dalla Cina. Resta, quindi, ancora più difficile d capire, perché la compagnia di Mountain View abbia recentemente tolto i filtri anticensura in Cina, quando s’è sempre definita un paladino della libertà d’espressione in rete (Leggi Articolo Key4biz) e ancora di più  pensare che dietro le sue mosse ci siano in realtà solo gli affari e il desiderio di espandere il proprio business in Oriente (Leggi Articolo Key4biz).