Digital divide, la Regione Lazio lascia senza internet 181 pubbliche amministrazioni: ‘Troppo costoso’

di Raffaella Natale |

Domani i rappresentanti delle aree appartenenti al Progetto SIRCCLA - sostenuto da Regione Lazio e LAit – incontreranno l’Assessore Giuseppe Cangemi per avere chiarimenti.

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Succede che mentre il governo lavora per mettere in pratica l’Agenda digitale italiana e avviare l’effettiva digitalizzazione della PA, la Regione Lazio decida di tagliare la banda larga a tutte le aree appartenenti al Progetto SIRCCLA a partire dal 1° gennaio 2013.

Parliamo di 181 pubbliche amministrazioni, tra Province, Comuni, Comunità Montane, AASSLL e Aziende Ospedaliere, che hanno ricevuto un telefax (nell’era d’internet bastava una semplice mail certificata e sarebbe stato anche meno dispendioso, ndr) e sono state costrette a mobilitarsi tempestivamente per non rimanere sprovvisti di collegamento internet.

Il telefax è stato inviato dal Dipartimento Istituzionale e Territorio – Attività della Presidenza Area Innovazione Tecnologica, gestione sistemi informativi e statistici.

La ragione di un simile provvedimento? “Garantire il conseguimento di economie di bilancio nell’ambito dei settori della spesa corrente”.

 

Il direttore generale della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini, Rodolfo Salvatori, ha dichiarato a Key4biz che tempestivamente le aree del Progetto SIRCCLA  – sostenuto da Regione Lazio e LAit (Lazio Innovazione Tecnologica) – hanno risposto, chiedendo spiegazioni più dettagliate e soprattutto facendo presenti le difficoltà economiche ad accollarsi i costi delle nuove connessioni. Ma dalla Regione Lazio, nessuna risposta.

 

Domani è previsto un incontro con l’Assessore per gli Enti Locali, Giuseppe Cangemi, nel corso del quale si cercherà di fare il punto della situazione e le aree del Progetto SIRCCLA tenteranno di capire quanto pensa di economizzare la Regione e quanto invece andranno a spendere i singoli enti, dovendo rifare nuovamente contratti con gli operatori tlc, per non perdere la banda larga.

 

Un nuovo contratto – ha spiegato Salvatori a Key4biz – peserà circa 2 mila euro l’anno, più le spese di manutenzione e altro, sul bilancio dei singole amministrazioni. Tanto per le casse di realtà piccole e tantissimo se si moltiplica per tutte e 181 pubbliche amministrazioni”.

Adesso bisognerà, ha detto il Dg della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini, trovare operatori di mercato per avere la connettività, senza tralasciare le difficoltà a continuare a erogare una serie di servizi, come lo sportello unico per le attività produttive, il sistema bibliotecario e tutti quelli che si collocavano nell’ambito del processo di dematerializzazione.

 

A questo bisogna aggiungere che la situazione diventa ancora più problematiche per tutte quelle aree montane molto marginali, per le quali è più difficile trovare chi è disposto a investire e che continueranno a soffrire il digital divide.

Solo la Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini comprende 173 mila abitanti, di cui almeno 100 mila in aree cosiddette svantaggiate.

 

Il progetto SIRCCLA rientra nelle disposizioni del Codice di Amministrazione Digitale sul Sistema Pubblico di Connettività (SPC) per fornire banda larga attraverso apparecchiature LAit che viaggiavano per lo più su linea fissa.

L’obiettivo era quello di migliorare il Sistema Informativo Regionale e i servizi offerti dalla PA soprattutto nelle aree montane e più marginali a rischio digital divide. Il progetto consentiva altresì a tutti gli enti senza discriminazione di dimensione e risorse, di innovare le proprie funzioni amministrative anche grazie alla disponibilità effettiva delle nuove tecnologie dell’informazione, svolgendo in modo integrato i procedimenti amministrativi e condividendo le rispettive banche dati, nell’interesse sia dei cittadini che delle imprese.

 

“Questo provvedimento – ha commento in una nota il presidente della Comunità Montana Giuseppe De Righinon trova alcun fondamento logico soprattutto in un’epoca in cui tutti gli enti sono obbligati a utilizzare la nuove risorse tecnologiche per favorire da un lato la necessaria dematerializzazione dei documenti e nello stesso tempo per colmare il divario digitale ancora presente in alcune zone del nostro territorio che subiranno, dopo questa decisione, considerevoli disagi a danno dei cittadini”.

 

“Saremo costretti – ha concluso il Dg dell’ente Rodolfo Salvatori- a sottoscrivere contratti separati con gli operatori presenti sul mercato con notevoli diseconomie di scala e costi aggiuntivi non più sopportabili in questo difficile momento economico per gli enti locali. D’altro canto l’utilizzo da parte della Regione del fax quale mezzo di comunicazione con notevoli costi telefonici e cartacei (per i riceventi) testimonia la lungimiranza di come venga impostata l’economicità e la razionalizzare delle risorse.”