OTT e tasse: il governo francese non molla. Incarico a due esperti per riformare la legge fiscale sulle attività digitali

di Raffaella Natale |

Entro Natale verrà consegnato il Rapporto e su questo la Francia intende collaborare con altri Paesi Ue e con l’OCSE.

Francia


Economia digitale

La Francia sta lavorando a una riforma in materia tributaria che riguarda soprattutto la definizione della base imponibile per le attività digitali e adotterà dei provvedimenti definitivi entro la fine dell’anno.

Per questa ragione il governo ha chiesto a Pierre Collin, consigliere di Stato ed esperto di diritto tributario, e a Nicolas Colin, ispettore delle finanze, di stilare un Rapporto sulla materia che prevedrà una serie di raccomandazioni e che dovrà essere consegnato nelle prossime settimane.

Su questa base, il governo “valuterà le prossime azioni a livello nazionale, ma anche europeo e OCSE”.

 

L’ha annunciato la portavoce del governo, Najat Vallaud-Belkacem, informando che questo lavoro si colloca nell’ambito dell’impegno preso da diversi Paesi europei contro la diffusa pratica degli OTT di bypassare il fisco, sfruttando le debolezze delle leggi attualmente in vigore.

 

“Internet è uno spazio di libertà, ma non deve più essere una zona franca. Le norme in materia fiscale devono potersi applicare anche qui“, ha detto Najat Vallaud-Belkacem, a margine del Consiglio dei Ministri di oggi in materia fiscale.

Appellandosi al ‘segreto fiscale’, la portavoce non ha potuto confermare la cifra di 1,7 miliardi di euro che il fisco reclama, secondo le indiscrezioni riportate dal giornale Canard Enchaîné, a Google (Leggi Articolo Key4biz).

Mentre Amazon, da parte sua, ha confermato che il fisco francese gli ha chiesto 252 milioni di dollari (198 milioni di euro) di tasse arretrate per il periodo che va dal 2006 al 2010 (Leggi Articolo Key4biz).

 

Najat Vallaud-Belkacem ha spiegato che “Le attività, sia di Amazon che di Google come di altre multinazionali, entrano difficilmente nelle abituali nozioni di calcolo delle imposte sulla società vigenti qui o in altri Paesi vicini e che implicano di determinare il territorio nel quale viene prodotto il valore aggiunto”. Precisando che “per il digitale, il valore aggiunto è, infatti, difficile da determinare con precisione”.

 

Questa la ragione per cui il governo ha chiesto ai due esperti di indicare la giusta via per fare in modo che anche gli OTT possano pagare le tasse nei Paesi dove forniscono i loro prodotti e servizi, senza più escamotage per bypassare il fisco.