Diritto d’autore e Google: Eric Schmidt vis-à-vis con François Hollande. Entro gennaio tassa sui motori di ricerca

di Raffaella Natale |

Bocche cucite all'uscita dell'incontro con il Ministro Filippetti che in mattinata dichiarava: ‘L’alleanza tra editori francesi, italiani e tedeschi ci consente di non essere disarmati davanti a Google’. La giusta via per non soccombere agli OTT?

Francia


Eric Schmidt

Si stringe il cerchio intorno a Google. La Francia prosegue con la linea dura e chiede che gli OTT paghino le tasse dove offrono servizi e non solo nei Paradisi fiscali, ma soprattutto che i motori di ricerca comincino a pagare gli editori per le notizie che indicizzano.

Stasera a Parigi il presidente di Google, Eric Schmidt, nell’ambito di un viaggio che toccherà varie capitali europee, incontrerà il premier François Hollande.

Una riunione alla quale ovviamente non mancherà il Ministro dell’Economia digitale, Fleur Pellerin, che nei giorni ha cercato di mediare nel braccio di ferro tra editori francesi e la compagnia americana sulla cosiddetta Lex Google (Leggi Articolo Key4biz).

In programma alle ore 15, invece, l’incontro con l’altro Ministro che ha preso una forte posizione contro Google, quello alla Cultura, Aurélie Filippetti, che sostiene fortemente la proposta di legge degli editori per far pagare un compenso ai motori di ricerca che usano gratuitamente i loro contenuti senza pagare alcunché per i diritti d’autore. L’incontro è durato una quarantina di minuti, ma al temine Schmidt non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Neanche dal Ministero è filtrato alcun commento.

Google ha ricordato che grazie al suo motore reindirizza 4 miliardi di clic al mese verso gli editori del mondo.

 

Una riunione che si preannuncia poco tranquilla, visto che la compagnia ha già detto di non aver apprezzato che il Ministro Pellerin, in viaggio negli Usa, abbia dichiarato che Schmidt arrivava in Francia per discutere della Lex Google.

Il gruppo ha, invece, detto che si tratta solo di un incontro formale con le istituzioni che l’azienda è solita tenere nel corso dell’anno.

 

Spiegazione poco convincente specie alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno visto la discesa in campo anche degli editori italiani e tedeschi accanto ai francesi per chiedere alle web company la giusta remunerazione per i loro contenuti indicizzati nei risultati di ricerca (Leggi Articolo Key4biz).

Questa mattina la Filippetti ha commentato che “Questo movimento europeo ci permette di non essere ‘disarmati’ davanti a Google. Non bisogna pensare che tutte le battaglie contro le grandi aziende del digitale siano perse”.

 

Fleur Pellerin spinge per una soluzione ‘negoziata’ tra le parti: tre mesi potrebbero bastare per trovare l’intesa senza che sia necessario l’intervento di alcuna legge.

Anche se a riguardo, la Filippetti ha da sempre sostenuto la necessità che i diritti degli editori vengano riconosciuti per legge e la stampa è materia di competenza del suo ministero. Proprio oggi ha ribadito che “è giusto che gli aggregatori di notizie (come Google News) contribuiscano al finanziamento della stampa“.

Una posizione che sembra sia condivisa da Hollande che avrebbe già fatto sapere di essere favorevole all’adozione di una legge entro il prossimo gennaio.

 

La Pellerin poi ha tenuto a sottolineare che la Francia non è un Paese anti-Google: “Google è uno strumento straordinario e un player fondamentale dell’ecosistema digitale”.

 

Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte. Visto che dopo la fuga di notizie sulla proposta di legge per tassare i motori di ricerca, Google aveva minacciato di levare i link ai giornali francesi dai risultati delle query (Leggi Articolo Key4biz). Una mossa già sperimentata in Belgio dove ha prodotto la subitanea ritirata degli editori.

 

Come può Google accettare di retribuire gli editori quando non paga per alcun contenuto? E’, però, altrettanto vero che ormai il cerchio si sta stringendo e che il fronte comune tra editori, costituito proprio in Italia, metta di fronte alla necessità di una soluzione.

Tanto più che anche l’ex Ministro UMP del Bilancio, Valérie Pécresse, è scesa in campo per parlare delle aziende americane che bypassano il fisco, definendolo ‘uno scandalo’ che richiede un’immediata armonizzazione a livello europeo.

Ma la Pécresse tira in ballo un nuovo argomento: “Il problema è che François Hollande ha fatto della Francia un Paese ostile alle aziende. E’, quindi, normale che Google preferisca mantenere la sua sede in Iralanda”.

“E’ per questo – ha aggiunto l’ex Ministro – che è necessaria una soluzione europea“.

 

Gli editori, intanto, sperano che oggi Schmidt si presenti a Hollande con delle proposte concrete.