Business model: le telco sono sedute su una miniera d’oro – i dati degli utenti – ma non sanno sfruttarla

di Alessandra Talarico |

Gli operatori potrebbero generare nuovi guadagni diventando ‘mediatori’ tra gli utenti e i diversi servizi online. Un modello win-win che potrebbe aumentare la fiducia verso l’mCommerce. Altra area ancora poco sfruttata, i servizi di localizzazione.

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Gli operatori telefonici stanno sottovalutando il valore delle informazioni personali degli utenti stipate nei loro server e che potrebbero essere utilizzate per generare ricavi alternativi a quello prodotti dalla voce, dagli sms e dai dati.

E’ quanto rivela un nuovo report di Ovum intitolato ‘Dialing into Telco Data‘ e in cui si sottolineano le opportunità, per le telco, legate all’uso dei dati degli utenti quale driver della crescita dei ricavi.

Tra queste opportunità, la fornitura di sistemi di identificazione e fatturazione sicura: gli operatori, secondo gli analisti, potrebbero trasformarsi in ‘mediatori dell’identità’ degli utenti, offrendo un gateway fidato per la gestione e l’autenticazione dei pagamenti per gli acquisti online.

 

“Molti consumatori effettuano transazioni dal cellulare e non è sempre sicuro fornire tutti i dati sulla loro identità”, ha affermato l’analista Shagun Bali, coautrice del rapporto.

“Gli operatori dispongono già dei dati dei consumatori, memorizzati in maniera compatibile con i dettami governativi, così come hanno i loro indirizzi IP, e possono quindi diventare mediatori di identità”, ha aggiunto, spiegando che attualmente, se un utente vuole accedere a Facebook dal telefonino deve inserire l’user ID e la password mentre, per fare un acquisto, deve inserire i dati bancari.

 

In Argentina, l’operatore Movistar si è mosso in questo senso: con una sola password, l’utente può accedere ai servizi online come Facebook, Twitter e Flickr. Movistar si sta muovendo verso lo ‘zero sign on‘ con tutte le identità dell’utente memorizzate nella sim card.

 

“E’ un modello di business valido, visto anche l’affacciarsi sul mercato di servizi come l’mHealth e l’mcommerce: le telco possono offrire una soluzione e fatturarla alle terze parti o anche ai loro clienti”, spiega ancora l’analista, secondo cui potrebbe nascere un modello win-win.

“Se il mio operatore agisce da intermediario, io probabilmente avrò più fiducia nel servizio in cui andrò ad accedere, perchè mi si attesta che è un servizio sicuro”, aggiunge.

 

Un’altra area da cui gli operatori potrebbero guadagnare sono i servizi di localizzazione: le telco sanno dove si trovano i loro clienti in qualsiasi momento e possono anche ‘prevedere’ dove saranno a una data ora del giorno. Sebbene la legge imponga che i dati degli utenti siano resi anonimi, si tratta comunque di informazioni di enorme valore per i commercianti, che possono inviare le loro offerte in maniera mirata in base al luogo in cui l’utente si trova.

“I consumatori – ha affermato Ken King di SAS – sono disposti a interagire con società di cui si fidano, a cui permettono di osservarli e di dare informazioni, a patto di ottenere qualcosa in cambio. È questa la base delle carte fedeltà ed è quello che gli operatori devono essere capaci di dimostrare con le loro offerte”.

 

Per massimizzare il valore delle informazioni stipate nei loro server, spiega infine Ovum, gli operatori devono investire nell’integrazione dei dati, in strumenti di mobile device management (MDM) e nelle competenze interne per un uso efficace degli strumenti atti ad analizzare i dati.