L’Iran dichiara guerra a Google e si prepara al lancio di una rete internet ‘domestica’

di Alessandra Talarico |

Teheran lavora a una propria rete (‘halal internet’) dal 2002, ma il governo di Ahmadinejad ha imposto un’accelerazione al progetto in seguito ai recenti attacchi informatici volti a neutralizzare la minaccia nucleare della repubblica islamica.

Iran


Censura in Iran

Le ripetute minacce del governo iraniano sulla creazione di una rete internet nazionale sembra siano diventate realtà: ieri, il ministro delle comunicazioni ha confermato che nei giorni scorsi tutti gli uffici governativi sono stati connessi alla “rete di informazione nazionale” e che la seconda fase del piano sarà il collegamento di tutti i cittadini del paese a questo network.

Primo passo di questa ‘indipendenza informatica’, il blocco dei servizi Google (ricerca e posta elettronica di Gmail): blocco di cui i cittadini sarebbero stati avvisati via sms e che sarebbe stato motivato, a detta del messaggio, “dalle continue richieste del popolo”.

Secondo quanto riportato dai media locali, il sistema ‘domestico’ sarà implementato nel marzo del 2013 per garantire ai cittadini, riferiscono fonti governative, maggiore sicurezza.

“Il controllo di internet non dovrebbe essere nelle mani di uno o due paesi, soprattutto durante le crisi non ci si può affidare a una sola rete”, ha riferito il ministro.

 

Queste le motivazioni ufficiali, ma dietro c’è ben altro: secondo la Iranian Students’ News Agency (ISNA) il blocco di Google è direttamente connesso alfilm ‘The Innocence of Muslims’, postato su YouTube e che ha portato alle violente proteste sfociate nell’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia.

 

Non è una novità infatti che il governo di Mahmoud Ahmadinejad consideri la rete – i social network in primis – come un pericolo: Reporters sans Frontieres colloca il paese nella lista dei paesi “Nemici di Internet“, caratterizzati da problemi di accesso alla rete, bando dei media stranieri, pesanti filtraggi, controlli per individuare i cyber dissidenti, arresti di blogger e cyber cittadini e propaganda online.

 

L’Iran è inoltre dotato di uno dei più estesi sistemi di filtraggio di internet che impedisce agli utenti del paese di accedere a diversi siti i cui contenuti sono giudicati dalle autorità offensivi o criminali.

 

Nel 2009, in seguito alle proteste scatenate dalla rielezione di Ahmadinejad, il governo aveva bloccato il web e le linee telefoniche per impedire che gli oppositori organizzassero le loro manifestazioni di protesta utilizzando il passaparola via blog, social network o sms.

 

Secondo RsF, Teheran lavora a una propria rete – battezzata ‘halal internet‘ – dal 2002, ma il governo di Ahmadinejad avrebbe imposto un’accelerazione al progetto col supporto del Leader Supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, soprattutto in seguito ai recenti attacchi informatici volti a neutralizzare la minaccia nucleare rappresentata dalla repubblica islamica.

 

Secondo informazioni governative datate 3 settembre, “la prima fase del network nazionale, ossia la separazione della rete interna da quella internazionale, è stata completata in 28 province”. Il 18 settembre, un’altra nota ufficiale informava che “le connessioni di 42 mila dipartimenti dei pubblici servizi saranno separate dalla rete internazionale”, a conferma che la prima fase del piano non prevede la disconnessione degli utenti privati e che comunque il governo e un ristretto numero di aziende potranno continuare a connettersi alla rete internazionale per condurre gli affari.

 

“Una rete internet che debba ricevere l’approvazione dei censori iraniani potrà essere soltanto una rete fortemente ‘sterilizzata’, con un livello ancora maggiore di sorveglianza visto che l’anonimato verrà bandito. Depurata dalla critica politica sociale e religiosa, servirà solo a glorificare il regime e i suoi leader e non ci sarà spazio per il dissenso”, ha sottolineato RsF.