L’Agenda Digitale italiana su La7: necessario un cambio di passo per ancorare il Paese all’Europa e ritornare a essere competitivi

di Cinzia Guadagnuolo |

Il tema dell’Agenda Digitale Italiana è stato stamani il focus della striscia di ‘Coffee break’, programma quotidiano di approfondimento di La7. In studio Deborah Bergamini, Stefano Parisi, Gianni Chiodi e Raffaele Barberio.

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Coffee Break su Agenda Digitale

Quando il dibattito sull’Agenda Digitale esce fuori dalla cerchia della convegnistica e della community online, fatta di esperti, opinionisti e ‘twittanti’, blogger, per fare capolino (cosa non scontata) sulla TV, il medium più tradizionale e più ancorato al mondo pre-rivoluzione digitale (soprattutto in fatto di agenda e di contenuti sulle reti generaliste), ne esce ridimensionato e spesso soffocato da assiomi quali la resistenza culturale degli italiani alla trasformazione digitale o il rischio di andar troppo veloci e lasciarsi indietro la terza età.  

Questa mattina il tema dell’ADI, l’Agenda Digitale Italiana, è stato infatti il focus della striscia di “Coffee break“, programma quotidiano di approfondimento di La7.

Per la puntata di questa mattina, intitolata “Futuro digitale” (già il titolo rischia di essere un po’ fuorviante…ma perché non parliamo di oggi? Di presente? Davanti ad un vistoso ritardo italiano e un bisogno inequivocabile di accelerare?), la conduttrice Flavia Fratello ha voluto accanto a sé in studio Deborah Bergamini, Relatrice in Parlamento dell’Agenda Digitale Italiana, Stefano Parisi, Presidente di Confindustria digitale, Gianni Chiodi, Governatore della Regione Abruzzo e Raffaele Barberio, Direttore di Key4biz. 

 

Secondo l’onorevole Deborah Bergamini azzerare il digital divide e favorire lo sviluppo della banda larga sono prerequisiti fondamentali per attrarre crescita nel nostro Paese. “….L’Agenda digitale del Parlamento – ha sottolineato – si concentra sullo sviluppo dei servizi, sulla digitalizzazione della PA, sull’incentivazione di start-up innovative“. Se vogliamo modernizzare l’Italia e rimanere competitivi, ha asserito ancora, allora non c’è altra soluzione: “Dobbiamo assolutamente digitalizzare il Paese“.

Il dibattito si è poi spostato sul tema del gap culturale tra le generazioni. Su questo l’onorevole ha aggiunto: “…Prima di tutto dobbiamo colmare il divario digitale, poi ci occuperemo di inclusione digitale delle generazioni meno giovani, perché l’inclusione è un dovere fondamentale dello Stato, per questo serve puntare sull’educazione“.

 

Perché un Presidente di Giunta regionale è stato invitato a un dibattito del genere? Per di più di una Regione come l’Abruzzo che, sottolinea la giornalista, ha molti problemi apparentemente più urgenti da affrontare? La risposta la dà lo stesso Gianni Chiodi: “Ci siamo posti un obiettivo, in un anno e mezzo massimo abbattere completamente il digital divide in Abruzzo. Quasi 150.000 abitanti, pari all’11% degli abruzzesi, quindi ben oltre la media nazionale, sono in digital divide. Abbiamo deciso di invertire la rotta, proprio nel momento in cui, tre anni fa, eravamo la Regione più indebitata d’Italia e quella più tassata. Oggi abbiamo ridotto il nostro debito pubblico del 14% e se tutto va bene possiamo prevedere, nella prossima Finanziaria, la riduzione delle tasse. Con tutti questi problemi – ha sottolineato Chiodi – non è un paradosso pensare all’agenda digitale. Anzi, al contrario, vogliamo puntare sull’abbattimento del divario digitale per essere competitivi; abbiamo aree industriali non adeguatamente coperte da banda larga. Investiremo in infrastrutture con il 10% dei fondi FEASR e FAS…”.

Chiodi ha ufficialmente lanciato questi obiettivi nel corso di un evento di presentazione di Progetto Abruzzo: Digital Divide Obiettivo Zero, tenutosi a L’Aquila pochi giorni fa e organizzato da Filippo Lucci, Presidente del Co.Re.Com. Abruzzo (vai al videoreportage dell’evento con la sintesi di tutti gli interventi dei protagonisti).

 

Forse non è ancora sufficientemente chiaro (per un certo pubblico televisivo almeno) ma internet non è solo “…aprire una pagina web“, secondo Stefano Parisi: “…Internet è un valore per le nostre imprese, per chi utilizza la Rete per vendere e allargarsi su altri mercati. Quello che urge, in Italia, è attivare meccanismi che obblighino la PA a fornire servizi sul web e non più sulla carta, e non piuttosto obbligare i cittadini ad andare online…“.

Internet è una grande opportunità per tutti. Deve esserlo nei fatti. “…Purtroppo fino a quando sarà più conveniente mettersi in fila alla posta per pagare un bollettino perché farlo online costa di più e appare meno sicuro, allora non sfrutteremo il potenziale della Rete. Dobbiamo eliminare gli adempimenti burocratici…“.

 

Quello che serve al Paese, in questo momento, è un radicale cambio culturale, secondo il direttore di Key4biz Raffaele Barberio: “…Quando si fanno discorsi sul divario culturale, il rischio è di rallentare la marcia per non lasciare indietro pezzi di società, come le persone più anziane, e invece dovremmo accelerare sul digitale magari lanciando tutte le misure per includere le persone più anziane. Se vogliamo fare questo grande salto, dobbiamo farlo fino in fondo, senza escludere nessuno, ma senza tentennamenti e incertezze, come ci suggeriscono le indicazioni dell’Europa“. Eppure siamo ancora vittime di una “cattiva cultura”: quando andiamo in Comune per fare la carta d’identità e ci viene lasciata l’opzione tra cartaceo e digitale, con una netta differenziazione di prezzo a svantaggio della seconda opzione, allora quella è la conferma che non stiamo facendo passi avanti, anzi aumentiamo la distanza con il resto d’Europa. “…Dal 2013 molti servizi saranno solo online. Ma resta un nodo da sciogliere, pena il blocco di tutto il processo: se un cittadino non ha accesso alla Rete, sarà tagliato fuori. Bisogna mettere in campo meccanismi come quelli che indica il Presidente Chiodi. Bisogna abbattere il digital divide e garantire accesso totale alla banda larga. Ce lo chiede l’Europa. Non possiamo starne fuori, ma del resto non esiste alternativa“.