Telco Vs OTT tra costi e ricavi. Hamadoun Touré (ITU) ‘Governi e industria aprano dibattito costruttivo’

di Alessandra Talarico |

Richiamo agli OTT che hanno invaso le reti mobili con le loro applicazioni e stanno mettendo sotto pressione le telco, che le infrastrutture le devono finanziare. Necessario un nuovo framework che affronti il problemi dello scollamento costi-ricavi.

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Hamadoun Tourè

La telefonia mobile ha provocato negli ultimi due decenni uno scossone economico e sociale difficilmente prevedibile agli esordi dell’industria, modificando le abitudini degli utenti e i modelli di business degli operatori del settore. Basti pensare che oggi, più di 6 miliardi di persone hanno un abbonamento mobile e 2,4 miliardi di persone usano internet. Viviamo, insomma, in un mondo iperconnesso.

Una trasformazione che è costata alle telco miliardi di investimenti e che ha creato milioni di posti di lavoro, generando al contempo la nascita di mercati completamente nuovi, alimentati negli ultimi anni soprattutto dai contenuti offerti dalle web company americane, meglio note come fornitori ‘over-the-top’.

 

Una storia di successo, si potrebbe dire, se non fosse per il fatto che il percorso non è ancora giunto a conclusione e che, per andare avanti su questa strada di crescita, sarà necessario giungere a nuovi equilibri tra gli attori dell’intera catena di valore.

Su questi argomenti è intervenuto nei giorni scorsi a Ottawa Hamadoun Touré, segretario generale dell’ITU, l’agenzia dell’Onu che si occupa di Tlc, in occasione di un summit internazionale organizzato dalla Canadian Wireless Telecommunication Association.

 

Touré ha affermato che “Tutti vogliono la banda larga mobile e i benefici che essa porta con sé, ma pochi sono disposti a pagare, inclusi gli over-the-top – che con le loro applicazioni stanno contribuendo alla crescita della domand – e i consumatori, che si sono abituati ai pacchetti illimitati”.

Una situazione che, secondo Touré, “sta mettendo sotto pressione gli operatori, che hanno bisogno di investire in reti a banda ultra larga per garantire che la qualità del servizio vada di pari passo con l’aumento della domanda”.

 

Dal momento che la diffusone della banda larga è considerata sempre più come un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico, gli operatori sono chiamati a estendere la portata delle reti anche alle popolazioni ancora non raggiunte dal servizio”, ha affermato Touré, sottolineando che questi sono “temi strategici, su cui governi e industria dovrebbero avviare un dibattito costruttivo”.

 

L’ITU Working Group sta in effetti lavorando a un testo su queste tematiche da presentare al WCIT-12 che si svolgerà a Dubai il prossimo 13 e 14 Dicembre che si concentrerà sulla necessità di adattare le regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs) all’attuale contesto di un mercato profondamente mutato dal 1988, quando queste regole sono state negoziate.

 

In occasione del recente workshop ETNO-ITU, svoltosi qualche settimana fa a Bruxelles, il presidente del Board di ETNO Luigi Gambardella ha affermato che nonostante il successo dell’attuale quadro regolamentare, che ha consentito di arrivare al punto in cui ci troviamo, “oggi il modello di sviluppo di Internet sta divenendo insostenibile in considerazione dell’aumento esponenziale del traffico dati sulle reti”.

E’ pertanto necessario, ha proseguito, “che il dibattito in corso per la revisione degli accordi internazionali affronti il tema dell’attuale scollamento fra fonti di ricavi e fonti di costo e decidere qual è il modo migliore per superarlo”.

 

Le aspettative su questo fronte – ha detto Touré – sono alte, ma “ancora più alta è la posta in gioco” perchè se l’approccio sarà scorretto “rischiamo di peggiorare la qualità del servizio e perfino il collasso delle reti, perchè la domanda di applicazioni supera la nostra capacità di realizzare le infrastrutture”.

Ma se ci si muoverà in modo giusto, “troveremo un modo equo per finanziare l’infrastruttura a banda larga di cui il mondo ha bisogno e creeremo le condizioni per una nuova era di crescita e opportunità per miliardi di persone in tutto il mondo”, ha affermato ancora Touré.

 

Come emerso da recenti stime della GSMA, per rispondere alla crescente domanda di banda larga mobile e coprire il digital divide che ancora interessa mercati emergenti ed aree rurali, saranno necessari investimenti complessivi per 800 miliardi di dollari entro il 2015.

 

Bisogna dunque scaldare i motori della diplomazia e trovare soluzioni condivise e in questo senso ITU e ONU possono svolgere una funzione molto importante. Per questo Tourè si è detto molto dispiaciuto del fatto che il ruolo di queste due importanti agenzie sia infangato dal ‘ridicolo’ dibattito alimentato da chi ritiene che l’una o l’altra abbiano intenzione di impadronirsi della governance di internet.

L’ITU, così come l’ONU – ha ricordato Touré – “è costituito dagli Stati membri” e come è già successo nel 1988, quando il suo lavoro ha posto le basi “per la liberalizzazione del mercato e la spettacolare crescita del settore”, anche per il prossimo WCIT lavorerà alla predisposizione del quadro regolatorio per le esigenze future.

Come ciò avverrà dipenderà, comunque, sempre “dagli Stati membri dell’ITU”.