Telecom Italia: per Deutsche Bank l’uscita di Luca Luciani non provocherà scossoni finanziari

di Alessandra Talarico |

Secondo gli analisti, l’Ad ha creato una squadra di management solida e sarebbe poco probabile una replica in Brasile delle presunte irregolarità sulle sim card. Secondo il sito Veja.com sarà Andrea Mangoni il successore di Luciani.

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Luca Luciani

Le dimissioni di Luca Luciani dalla carica di amministratore delegato di Tim Brasil, date per certe da fonti finanziarie ma non ancora ufficializzate dall’azienda, non procurerebbero scossoni alla controllata sudamericana di Telecom Italia, dato che, secondo gli analisti di Deutsche Bank, “la squadra di management è del tutto solida”.

 

Secondo il sito Veja.com, che per primo ha fatto circolare la notizia, il cda di Telecom Italia avrebbe già individuato il successore di Luciani in Andrea Mangoni, attuale direttore finanziario dell’azienda.

 

Le dimissioni sono una conseguenza, spiegano le fonti, dell’inchiesta sulle sim truccate, che vede coinvolti oltre a Luciani – all’epoca responsabile della divisione marketing – anche l’ex amministratore delegato Riccardo Ruggiero e l’ex direttore operativo Massimo Castelli, i quali avrebbero ordito una truffa volta a gonfiare artificiosamente il numero delle sim card e quindi il volume della clientela. Si tratterebbe di 223 mila schede per il 2007 con un incremento dei clienti dello 0,7%; 2,7 milioni nel 2008 (+8%) e 2,3 milioni 2009 (+7%).

 

Telecom Italia non ha commentato la notizia, ma secondo fonti citate dall’agenzia di stampa Reuters, il cda  si è riunito il 2 maggio per esaminare la questione alla luce del coinvolgimento di Luciani nell’inchiesta sulle sim. “L’orientamento è quello di una soluzione condivisa. L’epilogo dovrebbe essere quello delle dimissioni”, spiega la fonte.

 

Alla guida della divisione brasiliana dal 2008, Luciani è riuscito a mettere a segno una serie di risultati record che hanno contribuito anche a sostenere i bilanci di Telecom Italia (leggi articolo Key4biz).

 

Gli analisti hanno anche stroncato la possibilità che le presunte irregolarità relative alle sim possano essere state replicate in Brasile. Tale ipotesi, secondo Deutsche Bank “sembra infondata perché tutti i numeri di Tim Brasil sono in crescita”: le linee sono cresciute del 26% su base annua, il traffico risulta in aumento del 37% su base annua nel terzo trimestre, del 31% nel quarto e  del 29% nel primo trimestre 2012, mentre i ricavi da servizi sono cresciuti del 13,7% su base annua.

 

Allo stesso modo,  risulta improbabile che vi siano “conseguenze finanziarie per Telecom o Tim Brasile”.

 

Ieri, intanto, i soci Telco – la holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia – hanno approvato un’operazione di rifinanziamento dei bond (1,3 miliardi di euro già sottoscritti pro-quota dai soci) e dei debiti verso il sistema bancario (2,1 miliardi), entrambi in scadenza tra maggio e ottobre prossimi. Più in particolare l’operazione, in fase di perfezionamento, prevede un aumento di capitale di complessivi 600 milioni di euro e l’emissione di un nuovo prestito obbligazionario nell’ordine di 1,75 miliardi, entrambi sottoscritti pro-quota dai soci sulla base delle rispettive partecipazioni al capitale.

Mediobanca  e Intesa Sanpaolo, che controllano ciascuna l’11,6% di Telco metteranno sul piatto 70 milioni ciascuna per l’aumento e 200 milioni per il bond, oltre a una parte degli 1,05 miliardi di credito concessi alla finanziaria. Telefonica, che della holding controlla il 46,2% sottoscriverà 280 milioni per la ricapitalizzazione e circa 800 milioni per l’obbligazione e Generali (al 30,2%) pagherà 180 milioni per l’aumento e circa 530 milioni per il bond.

La partecipazione in Telecom Italia è stata  svalutata a  1,5 miliardi di euro.