Agcom: Corrado Passera assicura, ‘Per il rinnovo criteri di trasparenza e meritocrazia’

di Raffaella Natale |

Si fa strada la possibilità di rendere pubblici i curricula dei candidati.

Italia


Corrado Passera

Nel giorno in cui l’Agcom ha presentato la Relazione di fine mandato, si infiamma la polemica sui criteri di nomina a ormai poche settimane dal rinnovo del consiglio.

Il Ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha dichiarato che si sta valutando l’introduzione di criteri di trasparenza e meritocrazia: per il nuovo collegio dell’Autorità “quando ci sarà da comunicare lo faremo“, mentre la pubblicazione dei curricula dei candidati fa parte di “tutto il tema delle nomine, dove ci sono pensieri in corso di questo tipo”.

Secondo Passera, “C’è bisogno di trasparenza, meritocrazia e meccanismi che permettano di mettere le persone più adeguate per gli incarichi”.

 

Pronta la replica del Pd che sta seguendo da molto vicino la questione. In una nota congiunta il deputato e capogruppo del Pd in commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta, insieme al deputato democratico Mario Lovelli hanno affermato: “Condividiamo i criteri indicati dal Ministro Passera, secondo il quale occorre introdurre misure di trasparenza e meritocrazia per la nomina dei membri dell’Agcom, della costituenda Authority dei Trasporti e delle altre autorità in scadenza. Riteniamo, però, che la scelta dei prossimi membri di Authority così importanti per la regolazione e la vigilanza di settori delicati come i trasporti e le telecomunicazioni, non possa prescindere da un confronto pubblico e trasparente con il Parlamento”. 



Aggiungendo: “Chiediamo quindi al Governo, e lo faremo formalmente con una risoluzione che depositeremo come Pd nelle prossime ore, di aprire un confronto con le Camere che preveda la presentazione dei curricula dei candidati alle Autorità di regolazione e controllo, specifiche audizioni per delineare la competenza e l’autonomia di ciascun candidato, al fine di effettuare una scelta propedeutica per la crescita dell’economia del Paese e per garantire la tutela dei diritti del consumatore”.

Chiederemo inoltre al Governo di favorire la scelta di personalità molto competenti in tutti i settori di intervento delle medesime Autorità, e non soltanto in campo giuridico – amministrativo, garantendone l’effettiva indipendenza con rigorose incompatibilità sia in relazione alla politica ma anche alle grandi forze economiche del settore evitando, quindi, situazioni di conflitto di interesse”.

 

Gli ultimi accadimenti si sono inoltre arricchiti di un’indiscrezione riportata da Il Fatto Quotidiano, secondo il quale al governo sarebbe giunta un’esplicita richiesta da parte dell’ONU, indirizzata al Sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, di garantire trasparenza e pluralismo nelle nuove nomine dell’Autorità, che scade a metà maggio. Ora, che la nomina di membri di Authority in Italia sia fortemente politicizzata (al pari della maggior parte dei paesi europei) non è di per sé una cosa su cui scandalizzarsi. Il problema riguarda semmai le competenze dei candidati e le modalità con cui esse sono valutate. In questo senso, l’indiscrezione sulla missiva del funzionario delle Nazioni Unite riportata dal Fatto Quotidiano appare molto strumentale e del tutto inefficace: l’ONU non ha alcun titolo di intromettersi in vicende che non riguardano l’organismo internazionale (già inefficiente ed inefficace di suo), né l’Italia è uno statarello da terzo mondo a cui fare queste richieste spuntate. Il problema rimane in tutta la sua pesantezza e va affrontato e risolto in altro modo.

 

I nuovi consiglieri dovranno, infatti prender importanti decisioni, dalle regole sull’informazione in vista delle prossime elezioni alla dibattuta questione sull’asta delle frequenze Tv, senza tralasciare il Regolamento sul diritto d’autore online, la definizione di posizioni dominanti sul mercato televisivo e il tema urgente dello sviluppo dell’infrastruttura di banda larga.

A preoccupare maggiormente sono i cambiamenti introdotti dal Decreto Salava Italia che prevede la riduzione dei commissari Agcom da otto a quattro, lasciando però inalterati i criteri per la loro nomina. Così se prima ogni parlamentare poteva esprimere il voto indicando due nominativi, ora potrà votarne, sempre a maggioranza semplice, solo uno. Il risultato è che, escluso il presidente, di nomina governativa, almeno due dei quattro nuovi membri dell’organismo saranno diretta espressione del gruppo parlamentare più forte, il Pdl (Leggi Articolo Key4biz).

Un argomento sul quale Marco Orofino, Ricercatore di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano, ha offerto una dettagliata analisi evidenziandone le problematiche intrinseche (Leggi Articolo Key4biz).

La possibilità per la maggioranza di Governo di scegliere tutti i membri del collegio, scrive Orofino, rischia di porre a rischio l’indipendenza dell’Agcom, aprendo anche un contenzioso con l’Unione Europea.

In una Risoluzione il Gruppo PD nella Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera ha domandato al governo di impegnarsi a promuovere un confronto pubblico e trasparente con il Parlamento che preveda la presentazione dei curricula dei candidati alle Autorità di regolazione e controllo, delle specifiche audizioni atte a delineare la competenza e l’autonomia di ciascun candidato, al fine di effettuare una scelta propedeutica per la crescita dell’economia del Paese e per garantire la tutela dei diritti del consumatore (Leggi Articolo Key4biz).

Argomenti sui quali già il commissario Agcom Nicola D’Angelo e il senatore del Pd Luigi Zanda hanno puntato il dito. Lo stesso D’angelo sul proprio blog ha pubblicato il link alla petizione ‘Vogliamo trasparenza‘ sulle nuove nomine dell’Agcom, del Cda Rai e del Garante Privacy e in un post del 25 aprile ha illustrato i cambiamenti dentro l’Autorità con le nuove norme.