‘I legislatori dialoghino di più con gli investitori’. Intervista a Georg Serentschy, presidente BEREC

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L’intervista a Georg Serentschy, lanciata da ETNO Digital (la newsletter settimanale di ETNO) è pubblicata in contemporanea anche su Total Telecom.

Europa


Georg Serentschy

La necessità di armonizzare le prassi regolatorie a livello europeo e, al contempo, di tenere conto delle diverse situazioni nazionali; la sempre più forte competizione tra telco e OTT; gli ostacoli sul cammino dell’Agenda digitale europea. Su questi e altri importanti temi si concentra l’intervista a Georg Serentschy, presidente del BEREC – l’organismo che riunisce i 27 regolatori nazionali delle telecomunicazioni.

 

 

Mr. Serentschy, come si differenziano negli Stati membri dell’Unione Europea le politiche di regolamentazione? Quanto queste differenze sono un ostacolo al mercato unico e agli investimenti?

 

Serentschy: Naturalmente ogni Stato membro sostiene l’obiettivo di un mercato unico digitale e la necessità di un periodo di tempo per arrivarci. Le difficoltà che abbiamo di fronte sono di due tipi. Da un lato tutti gli Stati membri hanno un diverso punto di partenza, che dipende da vari parametri, quali la struttura concorrenziale – il numero di concorrenti nei mercati, il livello di competizione tra diverse piattaforme, quali il cavo o il mobile. Dall’altra parte dobbiamo ancora affrontare le differenze  in essere su diverse questioni regolamentari, ad esempio sulle tariffe di terminazione mobili o in materia di accesso bitstream. La missione del BEREC è quella di creare una maggiore armonizzazione delle prassi regolatorie ma ovviamente non possiamo cambiare la situazione iniziale di ogni Stato membro e dobbiamo tener conto del contesto nazionale specifico.

 

 

Pensa che un approccio comune per la regolazione della rete fissa in tutta Europa abbia senso? Gli investimenti non beneficerebbero maggiormente di un approccio normativo più mirato per le diverse realtà concorrenziali locali?

 

Serentschy: Le prassi regolatorie devono tenere in considerazione le diverse situazioni nazionali. Anche se è utilizzato lo stesso approccio, ad esempio per il calcolo dei costi, i risultati finali saranno diversi in tutta l’Unione, poiché gli input variano. Armonizzazione significa che il metodo di calcolo è lo stesso, non necessariamente il risultato. Tuttavia, se mi chiede se ci sia bisogno o meno, per ogni singolo Stato membro, dello stesso tipo di prodotto in base alla stessa offerta di riferimento, agli stessi livelli di qualità, ecc., al momento non credo che questo sia l’approccio giusto. Ciò richiederebbe mercati transnazionali, il che significa non solo trans europeo nella domanda ma anche trans europeo nell’offerta. La Commissione europea, che sarebbe responsabile della definizione di mercati transnazionali, non ha ad oggi definito tali mercati per fini normativi, e penso che abbia ragione, poiché le circostanze nazionali differiscono ancora notevolmente.

 

 

Gli operatori TLC parlano di una concorrenza sleale, perché essi sono completamente regolamentati mentre gli operatori di altre piattaforme, come ad esempio quelli via cavo, non devono necessariamente concedere l’accesso alla propria infrastruttura. La concorrenza tra le piattaforme non dovrebbe portare a una deregolamentazione?

 

Serentschy: se un operatore via cavo è attivo su scala nazionale o regionale, a seconda della definizione, ed ha un SPM (Significativo Potere di Mercato), allora dovrebbe essere regolamentato. Ma non possiamo anticipare il risultato delle analisi di mercato, naturalmente. Parlando di concorrenza sleale, ritengo che gli operatori di telecomunicazioni, indipendentemente dalle loro dimensioni, soffrano – in certa misura – la concorrenza sleale degli OTT, poiché le telco devono avere l’assenso dalle autorità di regolamentazione per i loro termini e condizioni, e gli OTT non hanno tale obbligo. Quando i servizi OTT sono usati come sostituti dei tradizionali servizi di comunicazione elettronica (per esempio le applicazioni VoIP su smartphone o tablet), essi dovrebbero essere trattati come tradizionali servizi di comunicazione elettronica. Mi aspetto che la Commissione si muova al fine di creare un mercato equo e con le stesse condizioni per tutti. Rispetto alla concorrenza tra piattaforme, questa è considerata la forma più efficace di concorrenza. Il principio della scala degli investimenti (ladder of investment) ha mostrato i suoi limiti. Quegli operatori che hanno fatto affidamento sull’accesso all’ingrosso si sono spesso bloccati a metà strada.

 

 

Qual è, nella sua esperienza, l’interrelazione tra i prezzi wholesale del rame e gli investimenti? Prezzi del rame inferiori incoraggerebbero gli investimenti nelle NGA?

 

Serentschy: Se esiste una correlazione tra i prezzi del rame e gli investimenti in NGA, questa è certamente positiva. Ad esempio: i prezzi del rame in Austria sono bassi, così come il roll-out dell’NGA. Altri paesi, come la Svizzera e la Norvegia, sono a buon punto con l’uso della fibra nonostante i costi de rame siano elevati. Non c’è evidenza empirica che prezzi più bassi del rame incoraggerebbero gli investimenti. In ogni caso, implementare l’uso della fibra non è schiacciare un interruttore. Lo scenario secondo cui la rete in rame sarebbe stata abbandonata per essere sostituita in un colpo solo da una rete in fibra ottica non è realistico. La migrazione all’NGA è uno scenario di medio o lungo termine, che richiederà tempo ed entrate che provengono da piattaforme esistenti. Eliminare le entrate non porterà a maggiori investimenti. Soprattutto, il lato della domanda è la chiave per gli investimenti, anche se a volte sembra che non sia sufficientemente considerato in questa prospettiva.

 

 

Quali sono le conclusioni che dovrebbero trarre i regolatori?

 

Serentschy: La conclusione principale che dovrebbero trarre è che un cambiamento rovinoso della metodologia dei costi non aiuterà a conseguire gli obiettivi sulla banda larga inseriti nell’Agenda digitale. I regolatori dovrebbero o attenersi alle attuali metodologie o calcolare il prezzo di accesso all’ingrosso per i concorrenti. Nel caso in cui gli incumbent optassero per una riduzione significativa del prezzo al dettaglio, il margin squeeze potrebbe essere addirittura al di sotto dei costi incrementali, questo tenendo conto dei principi generali del diritto della concorrenza.

 

 

C’è la preoccupazione che gli obiettivi dell’Agenda digitale per quanto riguarda la penetrazione della banda larga potrebbero non essere raggiunti. Che tipo di incentivi agli investimenti dovrebbero fornire le autorità di regolamentazione in modo da spingere l’implementazione delle reti a banda larga ad alta velocità?

 

Serentschy: Prima di tutto, i regolatori dovrebbero evitare cambiamenti dirompenti. Dovrebbero garantire certezza e chiarezza per gli investitori. Le NRA sono obbligate a fare una nuova analisi di mercato ogni tre anni, ma se non vi sono cambiamenti, il risultato dovrebbe rimanere lo stesso. Talvolta, tuttavia, il fatto stesso che l’analisi di mercato deve essere fatta crea di per sè incertezza. In secondo luogo, i regolatori dovrebbero parlare di più con la comunità degli investitori. Dovrebbero spiegare agli investitori qual è il ruolo dei regolatori e offrire più fiducia. Infine, il dibattito non dovrebbe concentrarsi solo sul lato dell’offerta, dobbiamo anche affrontare la mancanza di domanda.

 

 

Le reti in fibra sono costruite in un ambiente competitivo. Non c’è spazio per un diverso approccio normativo?

 

Serentschy: è importante poter disporre di prodotti di transizione come l’unbundling virtuale che può sostituire un paio di prodotti obsoleti. Accesso virtuale non significa tuttavia che non vi è più alcun ruolo per i regolatori. Per quanto riguarda la regolamentazione dei prezzi, nulla le impedisce oggi di differenziare i prezzi al dettaglio. Ma naturalmente questi prodotti dovranno essere replicabili a livello wholesale.

 

 

Che cosa può fare il BEREC per offrire lo strumento per una maggiore accettazione tra le NRA di una differenziazione geografica?

 

Serentschy: Per garantire che il concetto di segmentazione geografica possa essere pienamente sfruttato, devono essere chiaramente scelti i criteri per la definizione di un mercato geografico, com’è già stato fatto dal BEREC. Tuttavia, abbiamo bisogno di evitare la creazione di finti mercati e dobbiamo tenere presente gli effetti sulla concorrenza che uno scenario frammentato potrebbe portare. Insieme al principio di proporzionalità, tale metodo ci porterà a risultati ragionevoli.

 

 

Fibra, senza nessuna alternativa, o intravede un futuro anche per il rame?

 

Serentschy: Certamente, quello di cui abbiamo bisogno è un approccio tecnologicamente neutrale. In definitiva tutte le piattaforme (rame, mobile, cavo) svolgeranno un ruolo, ma useranno la fibra per avvicinarsi sempre più al cliente finale. Il local loop sarà sempre più corto e con il vectoring, al rame può essere regalata una seconda vita. Il roll-out della fibra implicherà un percorso evolutivo di 10-15 anni. Tale evoluzione porterà ad una maggiore concorrenza tra piattaforme. Una transizione lenta ha senso tecnicamente ed economicamente, ma anche da un punto di vista sociale e giuridico. Le telco per esempio avrebbero bisogno di meno personale sul campo.

 

 

ETNO Digital: Quali sono le principali sfide dei regolatori oggi?

 

Serentschy: I modelli di business delle telco stanno attraversando cambiamenti molto intensi. I modelli tradizionali sono a un bivio. Hanno bisogno di generare nuove entrate. La sfida principale per i regolatori è quella di assicurare la regolamentazione dei mercati giusti. 

 

 

Qual è il messaggio principale che desidera inviare ai membri di ETNO, in quanto principali investitori in NGA?

 

Serentschy: Vorrei sottolineare che il BEREC è pienamente consapevole della difficile situazione delle imprese. Il BEREC è estremamente interessato ad un dialogo con l’industria per rendere la normativa più trasparente e migliorare la reciproca fiducia. Per questo motivo ho recentemente introdotto un “dialogo strategico” tra BEREC e i suoi stakeholders, che sarà attivato nel corso dei prossimi due anni, incontrando vari gruppi di interesse, come gli operatori, l’industria della finanza, le associazioni degli utenti/consumatori, curato dall’attuale e dal futuro presidente del BEREC.

 

L’intervista a Georg Serentschy è stata tratta dal numero odierno di ETNO Digital ed è pubblicata contemporaneamente su Total Telecom