Brevetti: nuovi dettagli dello scontro Oracle-Google. Entra nel vivo il processo che tenta di mettere sotto scacco Android

di Alessandra Talarico |

Il Ceo Oracle Larry Ellison ha ammesso che prima di decidere di fare causa a Google la società aveva pensato di entrare in competizione nel settore degli smartphone, attraverso l’acquisizione di un produttore, inclusi Palm e RIM.

Stati Uniti


Oracle - sede

Si arricchisce di nuovi particolari lo scontro tra Google e Oracle nel secondo giorno di dibattimento al Tribunale di San Francisco, dove si sta svolgendo il processo che vede la società di Mountain View imputata per violazione di due brevetti e dei diritti di autore legati al codice Java sviluppato da Sun Microsystem, acquistata da Oracle nel 2010.

Il processo durerà almeno una decina di settimane e stabilirà se Google abbia o meno realizzato Android abusando della tecnologia Java, una piattaforma che Sun Microsystems ha iniziato a sviluppare 20 anni fa e i cui diritti sono stati acquistati da Oracle a gennaio 2010 per 7,3 miliardi di dollari.

 

Nel mirino del gruppo di Larry Ellison, in particolare, l’uso illegittimo di almeno 37 Api (Application programming interfaces), che potrebbe costare a Google una penale molto salata se il giudice ammetterà la richiesta di Oracle, pari a 15 dollari per ogni dispositivo Android sul quale è usato Java.

 

Lo scontro, ricordiamo, è ora circoscritto a due brevetti dai sette contestati inizialmente e la richiesta di risarcimento per la loro presunta violazione è stata abbassata a circa 170 milioni di dollari, mentre nelle scorse settimane Google aveva offerto al rivale circa 2,8 milioni di dollari (2,1 milioni di euro) a titolo di compensazione. Oltre a questo, Google aveva offerto di versare a Oracle lo 0,5% del fatturato di Android per un brevetto in scadenza a dicembre e lo 0,015% per un secondo patent che scadrà nel 2018.

 

Chiamato a testimoniare davanti ai giudici, il Ceo di Oracle Larry Ellison ha ammesso che prima di decidere di fare causa a Google, la società aveva pensato di entrare in competizione nel settore degli smartphone, attraverso l’acquisizione di un produttore, inclusi Palm e RIM. Dopo aver valutato la situazione, tuttavia, Ellison ha capito che non era una buona idea. Palm venne quindi acquisito da HP per circa 1 miliardo di dollari, mentre RIM – sfiancata dalla concorrenza di Apple e Android – è ancora alla ricerca di una strategia per tornare tra i big.

 

Ellison, uno degli uomini più ricchi del mondo, ha risposto alle accuse di Google secondo cui la causa per violazione di brevetto altro non è che una risposta al fallimento del tentativo di Oracle di competere nel settore dei software mobili.

Google, ha sottolineato invece Ellison, era l’unica società a non aver sottoscritto una delle tre licenze Java, come hanno invece fatto altre aziende, da Samsung ad Amazon.

“Solo perchè qualcosa è open source, non vuol dire che se ne possa fare quello che si vuole”, ha dichiarato Ellison nel corso del dibattimento, ricordando che nel 2010 aveva tentato di convincere l’allora Ceo di Google, Eric Schmidt e l’attuale Ceo Larry Page a inserire una nuova versione di Java nei dispositivi Android per rendere il software compatibile con gli standard industriali.

“Di tutte le cose che abbiamo acquisito – ha detto Ellison – Java è senz’altro la più importante”, ha affermato Ellison, che pure ha ammesso di non sapere se Java sia libero o no. O meglio: Ellison ha spiegato che Java è un linguaggio “open source” gratuito, ma le aziende devono chiederne la licenza per utilizzare parti della piattaforma.

 

L’avvocato di Google, Robert Van Nest, ha invece ricordato le lodi sperticate ad Android rese da Ellison nel 2009, quando era ancora in attesa dell’approvazione dell’acquisizione di Sun.

 

Android è attualmente presente in circa 300 milioni di dispositivi: Sun Microsystems, secondo Google, aveva incoraggiato l’uso di Java nel sistema operativo, mentre per l’avvocato di Oracle Michael Jacobs i dirigenti di Google sapevano bene che avrebbero dovuto pagare la licenza per usare alcune parti di Java.

Il tutto sarebbe provato da alcune email, che però secondo i legali di Mountain View furono scambiate tra il 2005 e il 2006, quando Google e Sun stavano discutendo di una partnership per creare insieme Android. Le discussioni sarebbero state interrotte perchè Sun spingeva affinché Android fosse venduto, non ceduto gratuitamente come ha scelto di fare Google, il cui obiettivo è diffondere il software sul maggior numero possibile di dispositivi per guadagnare sulla pubblicità.

 

Secondo Oracle, però, le email tra Andy Rubin (il ‘papà’ di Android) e Larry Page dimostrerebbero che a un certo punto Google aveva valutato la possibilità di negoziare una licenza per usare Java ma che questa opzione venne scartata quando Oracle acquisì Sun.

 

Dopo che divenne chiaro che Android non sarebbe stato sviluppato insieme a Sun, Google – spiega invece Van Nest – ha messo a lavoro centinaia di ingegneri, spendendo svariati milioni di dollari, per creare il codice di Android.

Sforzi pienamente supportati e condivisi dall’ex Ceo di Sun, Jonathan Schwartz.

Secondo Van Nest, insomma, è stato solo dopo che Ellison ha capito che Oracle non avrebbe avuto successo che ha deciso di fare causa a Google per violazione di copyright: “Vogliono condividere i profitti di Android senza aver fatto nulla”, ha concluso Van Nest.