Tv a schermo piatto: la maledizione si abbatte sui giganti giapponesi

di Raffaella Natale |

Una volta padroni del mercato mondiale, i giapponesi Sony, Panasonic, Hitachi e Sharp continuano a produrre in perdita, a differenza dei coreani Samsung e LG. Ecco perché.

Giappone


Panasonic

Fino al 2005 i colossi giapponesi Sony, Panasonic e Sharp erano i leader indiscussi del mercato mondiale dei televisori. Insieme ad altri produttori dell’Arcipelago, come Hitachi e Toshiba, controllavano quasi la metà delle vendite globali. I competitor coreani erano quasi ‘derisi’ per i loro prodotti a ‘buon mercato’.

Sei anni dopo, si legge in un articolo di Les Echos, stando ai dati di DisplaySearch nel terzo trimestre del 2011 Samsung deteneva il 19,4% del comparto mentre la connazionale LG Electronics ne controllava il 12,1%, ben distaccate dai giapponesi Sony e Panasonic che arrivavano rispettivamente al 9% e 8,7% delle vendite mondiali.

 

A gennaio, Hitachi ha capitolato annunciando che entro l’anno chiuderà la produzione di televisori in Giappone.

Lo scorso anno, Sony ha quasi totalmente abbandonato la produzione di schermi piatti e mantenuto l’attività di assemblaggio in Brasile, Cina, Malaysia e Giappone.

A marzo si prevede che la divisione televisori annuncerà pesanti perdite per l’ottavo anno consecutivo.

In totale, la compagnia ha perso, dal 2004 a oggi, quasi 655 miliardi di yen (6,5 miliardi di euro) solo in questo segmento.

Per l’anno fiscale in corso, ogni vendita di televisori genererà in media una perdita di oltre 8 mila yen (80 euro)!

Per Panasonic le cose non vanno meglio: continua l’emorragia e la chiusura di impianti di produzione di schermi al plasma nella sede di Amagasaki.

 

Per giustificare questi risultati catastrofici, la scorsa settimana i CEO dei gruppi hanno ricordano che le loro aziende hanno dovuto fronteggiare una serie eccezionale di catastrofi: il terremoto in Giappone, le alluvioni in Thailandia e infine anche l’apprezzamento dello yen.

Problemi che non hanno toccato né Samsung né LG che conservano nel loro Paese la parte più consistente delle attività di produzione.

Ma il malessere è più profondo.

 

“Una moltitudine di fattori pesano sui risultati delle società giapponesi“, ha sottolineato Tom Morrod, analista di IHS iSuppli.

Il mercato giapponese, dove i coreani sono quasi assenti tranne qualche piccola eccezione, si sta fortemente indebolendo.

All’inizio del 2011 sono terminate le sovvenzioni pubbliche per l’acquisto di prodotti elettronici e le sostituzioni dei vecchi televisori per il passaggio del Giappone al digitale terrestre.

“Con la scomparsa di questi fattori e l’indebolimento della fiducia dei consumatori, nei prossimi mesi le vendite di elettronica continueranno a contrarsi”, ha previsto Moody’s, che ha sottolineato anche l’impatto sui gruppi giapponesi della crisi economica in Europa, dove Sony e Panasonic sono molto presenti.

 

Nonostante anche i giganti coreani siano stati colpiti dal calo della domanda, hanno visto le loro vendite resistere meglio.

“Sono riusciti a mantenere i loro margini“, ha indicato Tom Morrod, spiegando che “I produttori coreani controllano ancora tutto il loro canale di produzione e gestiscono quindi i loro costi mentre i giapponesi, che hanno abbandonato diverse produzioni chiave, sono costretti a comprare a caro prezzo le componenti, in particolare Samsung e LG”.

 

Sony compra ormai la maggior parte degli schermi per i suoi televisori LCD da Samsung e dalla taiwanese Hon Hai, alla quale ha venduto, nel 2009 e nel 2010, le proprie industrie messicane e ceche.

In tutto questo processo, il rincaro dello yen, molto criticato dall’industria giapponese, s’è rivelato vantaggioso.

 

“Nel nostro caso, uno yen forte rispetto al dollaro ha avuto un impatto positivo sul nostro margine operativo, perché compriamo la maggior parte delle componenti in dollari. Per contro, rispetto all’euro ha prodotto conseguenze negative“, ha commentato Sony, aggiungendo che gli altri giganti giapponesi che hanno conservato molte delle loro attività di produzione sul territorio domestico sono stati più colpiti dall’apprezzamento della moneta giapponese.

 

Al momento, in Giappone, solo i gruppi che hanno saputo differenziare la loro produzione sono riusciti a rimanere a galla.

La scorsa settimana Sharp, uno dei pochi a gestire integralmente la produzione, ha vantato vendite molto dinamiche per i propri schermi LCD di grandi dimensioni.

“E’ uno degli aspetti positivi del nostro business“, ha commentato il CEO Mikio Katayama, ricordando il grande successo che l’azienda sta registrando negli Stati Uniti con i televisori da oltre 60 pollici.