Anche Twitter fa i conti con la censura: pronti a filtrare i contenuti ‘per Paese’

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Finora l’unico modo per tenere conto dei limiti dei diversi paesi era di rimuovere il contenuto a livello globale. Ora, quando il sito riceverà una richiesta di rimozione potrà reagire rimuovendo quel contenuto solo in quel determinato paese.

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“A partire da oggi ci diamo la possibilità di sospendere i contenuti degli utenti in uno specifico paese, pur mantenendoli attivi nel resto del mondo. Abbiamo anche pensato ad un modo di comunicare in maniera trasparente quali contenuti sono nascosti e perché”.

Con un post, intitolato “Tweets still must flow“, Twitter ha annunciato al mondo un cambiamento radicale della politica che ha animato finora il sito di microblogging e che introduce il filtraggio dei tweets ‘per paese’.

Finora, informa ancora il post, l’unico modo per tenere conto dei limiti dei diversi paesi era di rimuovere il contenuto a livello globale.

Da ora in avanti, quando il sito riceverà una richiesta di rimozione sulla base di una legge di un altro paese, potrà reagire rimuovendo quel contenuto solo in quel determinato paese.

 

In molti hanno già definito questa mossa una ‘follia’, ma la società si giustifica con la motivazione del ‘così fan tutti’, proprio come fece Google, quando decise di sottostare ai dettami censori della Cina per continuare a operare nel Paese.

 

“Mentre continuiamo a crescere a livello internazionale – spiega il post – entreremo in Paesi che hanno idee diverse sui contorni della libertà di espressione. Alcuni differiscono così tanto dalle nostre idee che non saremo in grado di esistere lì. Altri hanno idee simili alle nostre, ma restringono alcuni tipi di contenuto per ragioni storiche o culturali, come la Francia o la Germania con i contenuti inneggianti al nazismo”.

 

Per informare gli utenti del perché un contenuto è stato rimosso, Twitter ha esteso la partnership con Chilling Effects in una nuova pagina, spiegando che finora, la rimozione di quasi tutti i tweets è stata dovuta a denunce presentate sulla base della legge Usa Digital Millennium Copyright Act.

 

Le restrizioni si baseranno sull’indirizzo IP dell’utente e, dato l’enorme numero di messaggi postati quotidianamente sul sito, saranno ovviamente stabilite da un computer, incapace di cogliere il senso ironico o sarcastico di molti tweet.

Dal momento, quindi, che non si tratta di un sistema perfetto e che potrebbero esserci diversi ‘falsi positivi’, Twitter permetterà agli utenti di porre delle obiezioni se ritengono di essere stati presi di mira ingiustamente e ha predisposto delle pagine di aiuto sia riguardo la policy dei diversi paesi che le impostazioni dell’account.

 

Sul web, intanto, è partito il fuoco di fila delle reazioni alla decisione di Twitter, che sembra una ‘resa’ ai regimi dittatoriali proprio all’indomani dell’anniversario del 25 gennaio, giorno della prima auto-convocazione degli egiziani a Piazza Tahrir: che succederà, si chiedono in molti, se in un paese in cui è in corso una protesta, il Governo decidesse che quella protesta è illegale? Twitter comincerà a censurare i tweet sui quali dipende gran parte dell’informazione in questi paesi? Sullo stesso sito di microblogging è possibile seguire la discussione con l’hashtag ‘#TwitterCensored’.

 

Il Financial Times fa notare che “l’approccio di Twitter alla sgradevole realtà della censura ci ricorda quanto le cose siano cambiate negli ultimi anni”.

Sembra passato tantissimo tempo da quando il presidente di Yahoo dovette comparire davanti a un tribunale francese dall’accusa di aver ospitato sul proprio sito un’asta nazista (leggi articolo Key4biz). “In quell’occasione – aggiunge il FT – Yahoo aveva lamentato il fatto che l’obbligo di bloccare l’accesso per i suoi utenti francesi avrebbe costretto ad adottare un divieto in tutto il mondo, trasformando questo in un banco di prova per la portata del potere nazionale sul web”.

Con il filtraggio ‘per paese’ appena adottato da Twitter, questo non sarà più un problema, così come è importante il fattore trasparenza, garantito attraverso le informazioni rese agli utenti via Chilling Effect.

Tutto questo aiuta a ridurre alcuni degli impatti di questa ‘censura per paese’. Ma rimane un fatto importante, nota in conclusione il quotidiano britannico: “Twitter continuerà a lottare per i propri utenti o cederà ogni volta che incontrerà una resistenza locale?”. Sarà da qui che si comprenderà se il sito vorrà continuare a mantenere lo status di mezzo di comunicazione “più aperto del mondo”.

 

Senza mezzi termini la bocciatura dell’associazione Reporters senza frontiere, secondo cui la mossa di Twitter “é una cattiva notizia per la libertà di espressione su internet” e “una forma di collaborazione con i censori per impedire la circolazione di informazioni critiche sui governi o di denunce di corruzione”.