xxx: corsa sfrenata all’acquisto dei domini a ‘luci rosse’. Google e le università americane si difendono così dal porno

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Il rischio che terzi possano sfruttare marchi noti per indirizzare gli utenti su siti erotici, ha spinto molte istituzioni e compagnie a comprare i domini con suffisso .xxx.

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Con l’arrivo dei domini .xxx, lo scorso 6 dicembre, è partita la corsa all’acquisto di quelli dai nomi più appetibili. Spaventate da questo assalto e per evitare che i loro marchi potessero essere sfruttati da terzi in modo del tutto abusivo, molte aziende si sono mobilitate e hanno prontamente acquistato i siti con questa estensione legati alle loro attività.

Anche Google lo ha fatto prontamente, evitando così che qualche furbo potesse sfruttare i nomi dei suoi prodotti per indirizzare gli utenti su siti a luci rosse.

La società americana ha così comprato il domini corrispondenti alla maggior parte dei propri servizi, compreso ovviamente YouTube.xxx, e sottrarsi alla possibilità che la piattaforma più popolare del mondo potesse trasformarsi in un servizio di video-sharing a carattere pornografico. Google ha anche comprato i domini Google.xxx, Gmail.xxx, Picasa.xxx, Orkut.xxx, Adwords.xxx, Adsense.xxx e Doubleclick.xxx.

Restano tuttavia ancora sul mercato marchi del gruppo come Blogger.xxx.

 

Anche le università americane stanno acquistando domini erotici, anche loro per stornare il rischio che alcuni distributori di siti a luci rosse si impossessino di indirizzi istituzionali. La University of Kansas ha deciso di acquistare i diritti per un diverso numero di indirizzi, tra cui “kansas.xxx”.

“Abbiamo scelto gli indirizzi che pensiamo sia più sensato proteggere”, ha dichiarato Paul Vander Tuig, funzionario dell’ateneo. L’idea dell’università del Midwest è stata subito imitata da altri campus intorno al Paese, dalla Penn State di Philadelphia, alle università del Michigan, dell’Indiana, al Carnegie Mellon di Pittsburgh.

 

“Lo scopo dei domini .xxx è chiaramente quello di segnalare siti di intrattenimento per adulti, ma anche quello di evitarli più facilmente, riconoscendoli e filtrandoli se si hanno bambini piccoli per esempio“, ha commentato Stuart Lawley, amministratore delegato di ICM Registry. Ed il timore di alcuni esperti del settore è proprio quello che il suffisso .xxx possa ghettizzare i siti, invece di attirare più contatti. Intanto oltre agli atenei, negli Usa anche alcune aziende famose, come la Disney e la Marvel, sono corse ai ripari, acquistando domini a luci rosse per impedire che vengano usati per danneggiare l’immagine dell’azienda.

 

I suffissi riservati all’industria pornografica, un mercato che vale tra gli 8 e i 10 miliardi di dollari all’anno, sono stati messi in vendita a partire dal 7 settembre dal gestore ICM Registry, che aveva offerto ai titolari di un marchio registrato la possibilità di pagare 200 dollari per mettere in sicurezza il proprio nome.

Entro la fine dell’anno, secondo le stime, potrebbero essere registrati 500 mila siti con questa estensione.