Groupon: 5,7 milioni di dollari di tasse per entrare al Nasdaq mentre nuova legge USA potrebbe posticipare l’IPO di Facebook

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Il sito di Andrew Mason ha sborsato solo 4 milioni di dollari tra spese legali e contabili.

Stati Uniti


Groupon

Groupon ha sborsato 5,7 milioni di dollari per entrare al Nasdaq. E’ quanto si apprende da uno screenshot dell’ultimo documento presentato prima dell’IPO, pubblicato da BusinessInsider.

Le spese legali sono state le più grosse e ammontano a 2,5 milioni di dollari, seguite da quelle contabili pari a 1,5 milioni di dollari.

Groupon ha anche speso più di 1,03 milioni di dollari per altre tasse. Le spese obbligatorie sono arrivate a 412.575 dollari e riguardano la registrazione presso l’Autorità di Borsa americana (Securities and Exchange Commission – SEC) e quella al Nasdaq, le tasse di deposito alla FINRA.

Ma pare che queste spese siano niente rispetto al denaro prelevato dalle banche d’affari: il 7% su 700 milioni di dollari raccolti, vale a dire 49 milioni di dollari.

Il leader globale del settore dei “daily deal” ha, infatti raccolto 700 milioni di dollari (505 milioni di euro) dopo aver aumentato la sua IPO, facendone la maggior offerta pubblica iniziale di una società Internet da quando Google mise insieme 1,7 miliardi di dollari nel 2004 (Leggi Articolo Key4biz).

Per tener su il prezzo del suo collocamento Groupon ha fatto di tutto, eppure la sua valutazione attuale è ancora lontana dai massimi raggiunti in estate sui mercati secondari.

Il sito creato da Andrew Mason, pioniere nell’ offerta online di superconti, è l’ unica dot.com ad aver tenuto fermi i programmi di quotazione, sfidando lo scetticismo di molti analisti sulle sue prospettive di profitti (finora è sempre stata in rosso) e superando le obiezioni dell’ autorità di controllo sulla correttezza della sua contabilità.

La paura di un flop ha raffreddato l’ entusiasmo anche per il settore fino a ieri più seguito, quello delle web company che fanno affari con i social media: fra quelle che si sono quotate quest’ anno, LinkedIn (social network professionale) e Zillow (banca dati online dei prezzi immobiliari) hanno un prezzo di Borsa superiore all’IPO, ma sceso rispettivamente di oltre il 10% e del 5% negli ultimi tre mesi; mentre Pandora (radio digitale) è risalita dai minimi, ma viaggia ancora sotto l’ Ipo.

L’IPO più attesa resta quella di Facebook, che potrebbe saltare se il Parlamento Usa approvasse una legge che agevola le aziende desiderose di restare ‘private’.

E’ infatti al vaglio una possibile modifica delle regole che finora imponevano l’ obbligo di quotarsi alle società con oltre 500 soci. Adesso una nuova legge già passata alla camera raddoppia quel tetto a 1.000 soci, permettendo a Mark Zuckerberg di posticipare il debutto in Borsa che molti aspettavano per l’ inizio 2012.

Se potesse tornare indietro, Zuckerberg resterebbe a Boston, dove le start-up secondo lui hanno una visione più di lungo termine verso il successo. Per lo stesso motivo sembra voler stare alla larga il più possibile da Wall Street, dove le aspettative degli investitori sono addirittura trimestrali.