Il crollo in Borsa di Akamai risveglia gli interessi di Google?

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La tecnologia CDN potrebbe essere utile a Google per rafforzare la propria posizione sul mercato video.

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Il crollo in Borsa del 50%, rende Akamai un obiettivo particolarmente interessante agli occhi di potenziali acquirenti.

Se negli Stati Uniti si parla già dell’avvicinamento di IBM e Verizon, secondo Business Insider anche Google potrebbe entrare in corsa. Anche se al momento si tratta solo di voci, la tecnologia CDN (Content Delivery Network) di Akamai farebbe gola al colosso di Mountain View per sapere quali contenuti sono guardati e da quali utenti.

Ben si comprende come un’eventuale acquisizione di Akamai rafforzerebbe la posizione di Google sul mercato video mentre è alla ricerca di un’offerta di contenuti che gli consenta di fare la concorrenza agli operatori americani del cavo. Un’operazione che diventa ancora più appetibile dopo la decisione di News Corp, Walt Disney e Providence Equity di non vendere più Hulu (Leggi Articolo Key4biz) per la quale Google era pronta a sborsare più di 2 miliardi di dollari.

 

Intanto, sul fronte musica, Google starebbe cercando di creare un negozio online per competere con Apple e Amazon. Lo ha riportato il Wall Street Journal citando fonti informate sulla questione e aggiungendo che la società potrebbe lanciare il servizio senza avere i diritti per vendere canzoni da molte delle maggiori etichette discografiche. Le fonti sostengono che tre major, Universal Music (Vivendi), Sony Music (Sony) e Warner Music (Access Industries), hanno portato avanti trattative per autorizzare i loro cataloghi a Google, ma solo la più piccola Emi è vicina a siglare un accordo.

 

Google lavora con più di 50 mila media partner dei cinque continenti a cui fino a oggi ha versato oltre 4 miliardi di euro. Lo ha dichiarato Stefan Tweraser, CEO della divisione tedesca di Google, in occasione del 63° Congresso a Vienna della World Association of Newspapers.

Il manager ha indicato che la società ha finora pagato 4,3 miliardi di euro (6 miliardi di dollari) alle media company, aggiungendo “non viviamo, quindi, sulle spalle dei giornali“.

Per il terzo trimestre 2011, Google ha superato le previsioni, annunciando un utile di 1,97 miliardi di euro (2,73 miliardi di dollari), in crescita del 26% sull’anno (Leggi Articolo Key4biz).

 

“Ogni giorno, ci sono più di un miliardo di richieste di ricerca sul motore di Google e molte tra queste vengono reindirizzate ai media“, ha detto  Tweraser.

“Il modello economico di Google si basa sulle partnership. E’ nel nostro DNA. Google News vive perché noi abbiamo 50 mila partner con i quali condividiamo anche le nostre entrate”.

Sulle accuse di monopolio da parte di Google, Tweraser ha detto: “la nostra azienda non controlla il mercato della pubblicità digitale e, con Yahoo! e Bing, ci sono forti competitor internazionali e come ne esistono altri a livello regionale, in Russia e Cina. Ci sono molte alternative a Google”.