Facebook. Entro 1-2 anni sarà una ‘mobile company’. Intanto il titolo perde valore sui mercati secondari: colpa della politica?

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Fa discutere il ‘mutamento di pelle’ del social network che, come anche Google, ha deciso di trasformarsi in un centro di ‘persuasione politica’, creando una struttura stabile per raccogliere fondi in favore dei candidati ‘amici’ dell’innovazione.

Stati Uniti


Mark Zuckerberg

Facebook punta molto sulle piattaforme mobili, tanto che in un futuro non troppo lontano – 1 o 2 anni al massimo – diventerà una ‘mobile company’. Lo ha affermato ieri nel corso della GigaOm Mobilize conference il responsabile dei prodotti mobili Erick Tseng.

Più di 350 milioni di utenti del social network (che in totale ne conta circa 800 milioni), si connettono da un dispositivo mobile e, secondo Tseng, la percentuale arriverà a oltre il 50% già il prossimo anno. La maggior parte degli utenti di India, Sudest asiatico e Africa non hanno altra possibilità di connessione escluso il telefonino, ha aggiunto.

Tseng non si è sbilanciato riguardo la possibilità che il prossimo 4 ottobre Apple annunci l’attesa app Facebook per iPad né sul fatto che l’iPhone 5 non avrà integrata l’applicazione per accedere direttamente al social network (opzione, invece, già annunciata da Twitter che sarà integrati nell’iOs 5).

“L’iPad è grande, ma non c’è niente da annunciare e non posso parlare del perché l’iPhone 5 non arriverà con Facebook integrato. Credo che sarebbe una fantastica combinazione e spero di vederla presto”, ha affermato.

Tseng ha quindi confermato che Facebook è una ‘platform company’ non semplicemente un social network, ma riguardo la possibilità di un Facebook phone, ha dichiarato: “crediamo che ogni telefonino dovrebbe essere social”, ricordando che la società sta già collaborando con HTC e Sony Ericsson per inserire la piattaforma nel loro application layer. Sarà – ha aggiunto – “una sorta di versione uno di quella che sarà la piattaforma mobile/social”.

 

La società, intanto, sconta forse la sua ‘discesa’ in politica – è stata annunciata ieri la creazione di un ‘Political Action Committee‘ col quale sostenere i candidati alle prossime elezioni – con una contrazione del valore delle azioni sul mercato secondario SharesPosts, che consente lo scambio di azioni di società non quotate.

Il valore di Facebook è sceso a 82,25 miliardi (32,10 dollari per azione) forse anche in reazione ai cambiamenti apportati al sito la scorsa settimana. Le precedenti due aste si erano chiuse a 33 dollari per azione, valutando la compagnia 82,50 miliardi, un valore già in discesa rispetto ai precedenti 87,5 miliardi.

 

Anche se gli analisti sostengono che non siano stati i recenti annunci a pesare sugli scambi nel mercato secondario, sta facendo molto discutere il ‘mutamento di pelle’ del social network che, come anche Google, ha deciso di trasformarsi in un centro di ‘persuasione politica’, creando una struttura stabile per raccogliere fondi in favore di quei candidati “che condividono i nostri obiettivi, che vogliono promuovere il valore dell’innovazione e dare alla gente il potere di vivere in un mondo più aperto e connesso’.

 

Come la tanto vituperata Microsoft, quindi, anche il social network creato dal giovanissimo Mark Zuckerberg vuole inserirsi nell’agone politico, così da poter dire la sua quando ci saranno da prendere decisioni su temi ‘sensibili’ come il monopolio del mercato dei social network o la privacy.

Secondo diverse fonti, Facebook avrebbe già speso qualcosa come 550 mila dollari in attività lobbistiche, ancora bruscolini rispetto a quanto messo sul piatto da Google che solo negli ultimi tre mesi ha speso oltre 3 milioni di dollari in lobbying, cominciando a elargire denaro a destra e a sinistra dopo aver sostenuto fortemente Barack Obama.