Musica digitale: Italia ultima in Europa penalizzata dalla mancanza di politiche adeguate per la banda larga

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Secondo il Rapporto Deloitte per FIMI, l’assenza di una politica nazionale per la diffusione della banda larga e di un’agenda per i contenuti sta portando l’Italia ai margini del mercato.

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Musica digitale

Il mercato discografico italiano nel primo semestre 2011 mostra un fatturato totale generato dal digitale di 12,4 milioni di euro, con una crescita del 10% rispetto al 2010.

Secondo i dati Deloitte per FIMI, il digital download cresce del 13% con una percentuale di album che aumentano del 37% mentre i singoli del 6%.

 

Da rilevare tuttavia che lo sviluppo del digitale in Italia è stato il più basso in Europa dove perfino la Spagna, con oltre 22 milioni di euro e una crescita del 15%  ha realizzato performance migliori dell’Italia. In Spagna il digitale è il 36% del mercato. Il Regno Unito è aumentato del 20% con una share del 42% del digitale, Germania del 19% con una share del 17% e Francia, con una crescita del 12 % e una share digitale del 24 %.

 

L’Italia, che si è sempre collocata come mercato discografico nei primi dieci al mondo (nel fisico è l’ottavo mercato), nel digitale si colloca solo al 16° posto.

 

Il nostro Paese mostra un’arretratezza non solo nella diffusione della rete ma anche culturale (il recente dato di Boston Consulting sull’e-intensity di internet pone la Spagna tra i player principali mentre l’Italia naviga nelle retrovie).

L’assenza di una politica nazionale per la diffusione della banda larga e di un’agenda per i contenuti sta portando l’Italia ai margini del mercato.

Paesi con una forte penetrazione della rete sono anche quelli con la maggiore diffusione di musica digitale (Corea del Sud, 54 %, Danimarca, 46%, Svezia, 50%).

 

Complessivamente il digitale rappresenta il 21% del mercato discografico italiano. Ancora forte il trend dei ricavi basati sulla pubblicità. Dal Report si evidenzia il rafforzamento della posizione di YouTube (+39%).

 

In calo ancora il mercato fisico del 13%, sceso per la prima volta sotto i 50 milioni di euro al sell in (46,2 milioni), 72 milioni al sell out.

In crescita invece il repertorio italiano che ora rappresenta il 57% del mercato, una delle percentuali più elevate al mondo relative alla produzione locale.