Smartphone: il boom non spinge l’occupazione americana. Dal 2009 persi 20 mila posti di lavoro

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Negli Usa livello occupazionale più basso da 12 anni. Appena 166 mila i dipendenti del settore wireless, mentre la produttività e i ricavi del settore aumentano.

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Il boom degli smartphone non spinge l’occupazione nel settore wireless americano. Il successo dei dispositivi di comunicazione mobile – dai cellulari intelligenti ai tablet, passando per i miliardi di app wireless – ha generato dal 2006 a oggi un balzo dei ricavi dell’industria del 28% ma non ha fatto il ‘miracolo’ in termini di impiego: secondo i dati del ministero del Lavoro Usa, a maggio, il livello di occupazione nel settore delle comunicazioni mobili ha toccato il punto più  basso da 12 anni a quota 166.600 occupati ossia 20 mila posti di lavoro in meno rispetto alla fine ‘ufficiale’ della recessione nel 2009 e 2.000 in meno rispetto allo scorso anno.

Il divario tra il livello occupazionale e l’espansione dell’industria wireless – che nel pieno del boom, nel 2006, dava lavoro a 207 mila persone – è il risultato di un mix di consolidamento, outsourcing e aumento della produttività legato alle nuove tecnologie e alle nuove strategie di business: una combinazione che ha contribuito a minare la crescita occupazionale.

 

Il successo degli smartphone, insomma, non è stato accompagnato da un aumento del numero dei lavoratori nei call center e nelle vendite, che compongono la gran parte della forza lavoro del settore, anzi, gli operatori hanno deciso per ampi tagli occupazionali. Il numero di lavoratori nel settore del servizio clienti degli operatori mobili è sceso lo scorso anno a quota 33.580, da 55.930 nel 2007.

 

Eppure, nel 2009, la produttività dei lavoratori è aumentata del 24,3% – più che in qualsiasi altro nell’industria dei servizi – e, dal 2002, la produzione oraria è quasi triplicata.

 

L’industria wireless, insomma, è riuscita a gestire la crescita esplosiva degli utenti con molta meno gente alle sue dipendenze. Il ridimensionamento è stato evidente, ad esempio, alla Sprint Nextel dove – complice anche il lancio dei dispositivi Android, più intuitivi e semplici da usare – il numero dei lavoratori del call center è passato da 60 mila a 40 mila, sparsi in 44 sedi dalle 74 attive nel 2007.

 

Eppure, il boom del wireless ha generato crescita e occupazione in svariati altri settori, come lo sviluppo dei software, l’editoria, i media. Google, ad esempio, dal settore mobile ha registrato introiti per 1 miliardo di dollari e nell’ultimo trimestre ha assunto quasi 2.500 persone, dopo le 1.900 assunzioni del primo trimestre. Start up come Twitter, Foursquare e Flipboard, intanto, continuano ad attrarre finanziamenti e a crescere a ritmo sostenuto.

 

La CTIA – associazione che rappresenta l’industria wireless americana – sostiene tuttavia che i dati del ministero siano interessanti ma incompleti: secondo il vicepresidente Bob Roche, gli operatori mobili impiegavano lo scorso anno 250 mila persone, 65 mila in più rispetto a un decennio prima, anche se 16 mila in meno rispetto al 2007.
 

“Sono molte le aziende che compongono l’ecosistema mobile e fisso:  “titolari di licenza; operatori di rete virtuale (rivenditori), imprese che costruiscono e mantengono le torri e le antenne, società di gestione della rete; aziende che producono ricevitori, accessori, chip e componenti, produttori di apparecchiature di rete e fornitori; sviluppatori di software e applicazioni, fornitori di contenuti, operatori dei negozi di applicazioni, aggregatori. E l’elenco potrebbe continuare”, ha affermato Roche, sottolineando che “…a volte i posti di lavoro si spostano all’interno delle imprese, da una divisione all’altra (ad esempio dal wireline al wireless), a volte i lavori e i dipendenti che li fanno passano da un’azienda all’altra. E’ successo più di una volta negli ultimi dieci anni nel settore wireless”.

Ma sembra più una magra consolazione.