Skype: l’unione con Microsoft ‘la migliore possibile’ e presto da Facebook si potrà chiamare qualsiasi numero

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Il vicepresidente Neil Stevens, in un'intervista a Les Echos, parla delle sinergie tra i due gruppi e delle nuove opportunità derivanti dall'accordo col più popolare dei social network.

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Skype & Microsoft

L’acquisizione da 8,5 miliardi di dollari da parte di Microsoft e il successivo accordo con Facebook danno il senso di come Skype abbia mutato dimensione, trasformandosi da pioniere del VoIP in azienda al centro degli appetititi di rivalsa dei grandi nomi del web.

I nuovi sviluppi del web, con il 42% delle chiamate effettuate dai 170 milioni di utenti Skype che utilizzano la funzione video, hanno infatti imposto un cambiamento di strategia che ha portato Microsoft a effettuare la maggiore acquisizione della sua storia e Facebook ad allearsi al ‘duo’ per rispondere al nuovo social network Google+, che ha fatto delle videochiamate di gruppo il suo punto di forza.

 

L’accordo con Facebook che apre la strada alle videochiamate sul social network più popolare del mondo, ha sottolineato il vicepresidente di Skype Neil Stevens, nasce proprio dalla riflessione sui mutamenti avvenuti nell’uso del web in questi ultimi anni. L’integrazione tra i due servizi, tuttavia, non è proprio delle più semplici dal momento che le tecnologie utilizzate dalle due società non sono compatibili e il numero di utenti di Facebook è quattro volte più grande di quello di Skype.

 

Stevens ha sottolineato che l’accordo con Facebook si inserisce in una strategia a lungo termine che vedrà i due servizi sempre più interconnessi e ricchi di nuovi prodotti frutto dell’alleanza: grazie alle tecnologie Skype, ad esempio, sarà presto possibile chiamare qualsiasi telefono direttamente dalle pagine Facebook.

Le negoziazioni con Facebook in vista dell’accordo sono iniziate prima dell’arrivo di Microsoft, che aveva comunque intrecciato una serie di accordi col social network ancora prima di acquisire Skype: innanzitutto Microsoft è azionista di Facebook e aveva anche stretto un accordo per integrare le funzioni del sito al motore di ricerca Bing. “Le sinergie tra i gruppi e i loro diversi servizi sono evidenti”, ha affermato Stevens al quotidiano francese Les Echos, sottolineando che le applicazioni video andranno a integrarsi con gli smartphone Windows Phone ma anche con la console Xbox e col suo accessorio Kinect, o ancora col software Lync per le videoconferenze.

“L’unione tra Skype e Microsoft, nell’ambiente attuale, è la migliore possibile e tutti potranno avvantaggiarsene”, ha aggiunto Stevens.

Un po’ più complicato, invece, il rapporto tra Skype e gli operatori telefonici, i quali temono che il servizio possa contribuire a erodere i loro margini di guadagno sulle telefonate. Secondo Stevens, tuttavia, è solo questione di tempo, soprattutto in Europa, ma prima o poi le telco capiranno che le videochiamate saranno uno dei principali motori dell’adozione del 4G.
“Bisogna sapersi adattare – ha concluso – e noi siamo pronti a collaborare per ottimizzare le esperienze di comunicazione dei consumatori”.

 

Skype è stata fondata nel 2003 da Niklas Zennstrom e Janus Friis, che nel 2005 l’hanno ceduta a eBay per 2,6 miliardi di dollari. La nota casa d’aste online aveva aspettative molto ambiziose. La società, però, ha dovuto fare i conti con una realtà molto meno lusinghiera e ha deciso nel 2007 di svalutare di circa il 50% il suo investimento nella compagnia VoIP, che a fronte di un numero record di utenti non è mai riuscita a produrre i frutti sperati. Nel 2009, quindi, eBay ha ceduto il 56% di Skype al gruppo di investitori formato da Silver Lake Partners, dalla venture capital Andreessen Horowitz – creata dal cofondatore di Netscape Marc Andreessen e da Ben Horowitz – e dal Canada Pension Plan Investment Board. eBay ha mantenuto una quota del 30% e a Zennstrom e Friis è andato – dopo un lungo contenzioso – il 14%.
Lo scorso anno, Skype ha registrato un fatturato di 860 milioni di dollari e utili operativi di 264 milioni, ma è ancora in perdita per circa 7 milioni di dollari, anche se in miglioramento rispetto al rosso da 100 milioni di dollari dell’anno scorso.