Smartphone: i produttori di schermi sotterrano l’ascia di guerra per approfittare del boom

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Toshiba, Sony e Hitachi pronte a unirsi per creare leader del settore.

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L’enorme successo di smartphone e tablet avrebbe convinto tre storici rivali a unire le loro attività per trarre il massimo vantaggio dalla crescente passione per i ‘piccoli schermi’ portatili e bilanciare così il declino delle vendite di televisori.

Toshiba, Sony e Hitachi sarebbero dunque pronti a fare fronte comune, mentre Sharp e Samsung accelerano sugli investimenti nel settore.

Uno dopo l’altro, insomma, i produttori di schermi digitali stanno avviando piani di ristrutturazione per adattare le loro attività a questo nuovo scenario.
 

Toshiba e Sony avrebbero dunque intenzione di creare una joint venture con il fondo d’investimento statale giapponese, Innovation Network Corporation. Hitachi potrebbe unirsi al progetto, abbandonando l’idea di cedere l’attività nel settore degli schermi alla Hon Hai Precision, casa madre di Foxconn, la società che produce l’iPad per conto della Apple.
La nuova joint venture diventerebbe leader mondiale nella produzione di schermi di piccola per dispositivi mobili.

 

All’inizio di giugno, anche Sharp ha annunciato un ampio piano di investimenti e la conversione dello stabilimento di Kameyama – dove si producevano circa 3 milioni di schermi per le Tv al mese – alla produzione di schermi per i dispositivi mobili.

Anche Samsung, già nel 2009, ha creato una divisione dedicata agli schermi mobili, battezzata Samsung Mobile Display, e ha annunciato investimenti per circa 9 miliardi di dollari da qui al 2015 in 8 stabilimenti.

Samsung controlla attualmente l’11,9% del mercato degli schermi di piccole dimensioni, preceduto solo da Sharp (14,8%) e seguito da Toshiba (9.2 %) e Sony (6,1 %).

 

Le stime, in effetti, fanno molta gola: secondo Display Search le vendite dovrebbero crescere del 47% quest’anno e rappresentare un mercato da 19 miliardi di dollari. Nel 2012, quindi, il valore del mercato dovrebbe essere raddoppiato rispetto al 2008.

La transizione del mercato della telefonia verso gli ‘smartphone’, insomma, ha favorito una domanda più elevata anche in termini di qualità e risoluzione dei prodotti. Lo schermo è infatti uno degli elementi centrali dei nuovi telefonini, che non servono più solo per telefonare, ma anche per giocare, guardare video, navigare in internet. Ed è anche uno degli elementi più costosi: Apple, per i suoi iPhone, li acquista a 28,5 dollari e a marzo, secondo iSuppli, la società avrebbe effettuato una commessa da 3,9 miliardi di dollari a Toshiba, LG e Sharp per garantirsi l’approvvigionamento.

 
Gli schermi LCD, che sono quelli più venduti, sono stati molto migliorati dal punto di vista della risoluzione: lo schermo dell’iPhone, dotato di tecnologia Retina ha raggiunto una risoluzione di  640 x 960, ossia 326 pixels per pollice. Un’altra tecnologia ‘in divenire’ è l’amoled, supportata da Samsung, adatta agli schermi ultra-sottili e molto economica in fatto di consumi di energia.

 

Per il settore della produzione di schermi, il successo degli smartphone rappresenta quindi una boccata di ossigeno di fronte al declino delle vendite di schermi per i televisori: a 5 anni dalla comparsa dei primi schermi piatti, il mercato è già maturo e i principali player – Samsung e LG – sono ormai in perdita in questo segmento.
La settimana scorsa, Samsung ha annunciato l’intenzione di integrare la divisione LCD Tv – che al primo trimestre ha registrato perdite per 216 milioni di dollari – nella divisione semiconduttori.