Telecom Italia: approvato il bilancio. Franco Bernabè, ‘Chiuse pagine imbarazzanti. Ora torniamo motore di sviluppo’

di Alessandra Talarico |

Chiesto risarcimento danni alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera, ma nessuna azione verso Luca Luciani. Per Gabriele Galateri, ''Telco non controlla Telecom Italia'.

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Franco Bernabè

Scrollarsi di dosso il “retropensiero”, per guardare al futuro con la fiducia e l’ottimismo che derivano dalle “enormi potenzialità professionali, tecnologiche e di mercato”. Questo il pensiero dell’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, espresso in apertura dell’assemblea degli azionisti, che ha approvato il bilancio 2010 e il rinnovo del Cda.

 

All’assemblea era presente  il 50,13% del capitale – era dal 1999, epoca dell’Opa di Colannino, che non si registrava una partecipazione così massiccia – con una forte partecipazione dei fondi di investimento: Findim, azionista con il 4,98% di Telecom Italia ha espresso voto contrario all’approvazione del bilancio in quanto – ha spiegato il rappresentante in assemblea Alberto Toffoletto“…nel bilancio non risultano informazioni sulla posizione di controllo di Telco e non ci sono elementi neanche nella relazione informativa”.

Findim, dunque, non avrà rappresentanti in seno al consiglio: la lista di Telco ha raccolto il 46,89% dei voti dei presenti in assemblea e 12 consiglieri (Cesar Alierta, Tarak Ben Ammar, Franco Bernabè, Elio Cosimo Catania, Jean Paul Fitoussi, Gabriele Galateri, Julio Linares Lopez, Gaetano Miccichè, Aldo Minucci, Renato Pagliaro, Marco Patuano e Mauro Sentinelli), mentre Assogestioni ha ottenuto il 39,35% dei consensi e tre consiglieri: Luigi Zingales, Ferdinando Beccalli Falco e Francesco Profumo.

 

A Telco  – la holding che controlla il 22,5% Telecom Italia, partecipata da Telefonica, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali – non è stata quindi una funzione di controllo e direzione della società. Dall’assemblea – sostiene il presidente Gabriele Galateri  – è emerso che Telco non ha il controllo di fatto del gruppo telefonico.

“L’assemblea di oggi – ha affermato – conferma che non esiste controllo di fatto da parte di Telco…Sono presenti soci pari a circa il 50% del capitale, mentre Telco detiene solo il 22,5%”.
 

Al di là del ‘riassetto’ emerso dell’assemblea, l’ultima dell’era Galateri – il presidente passerà infatti alla guida di Generali – si è trattato di un’ottima occasione per fare il punto sulla situazione di Telecom Italia, anche alla luce delle vicende giudiziarie recenti e passate che hanno coinvolto la società.

Tanto per cominciare, la società ha ha chiesto un risarcimento a Pirelli per attività ‘svolte nell’interesse esclusivo’ del gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera e impropriamente fatturate a Telecom Italia.

Telecom Italia, ha reso noto l’Ad, ha chiesto “che alla società siano rifuse le spese da essa sostenute ma per attività non ad essa riferibili. E’ questo il caso di alcune attività che è risultato essere state svolte nell’interesse esclusivo di Pirelli’.
Sul caso della maxi frode fiscale che vede coinvolta la controllata TI Sparkle e sulla vicenda della false Sim, Bernabè ha sottolineato che la società ha “…sistemato delle questioni giunte all’epilogo finale e sta ora vivendo un momento decisivo” ma non ritiene necessari “provvedimenti urgenti e sommari” verso il responsabile delle attività brasiliane, Luca Luciani, che si appresta a diventare direttore generale del gruppo.

 

Bernabè ha parlato di “pagine imbarazzanti”, che però sono fortunatamente alle spalle: ora, fatto ciò che era necessario fare, è il momento di voltare pagina e “occuparsi del futuro tecnologico e industriale”.

 

L’ad ha quindi ricordato i risultati raggiunti sul fronte del debito, ridotto di quasi 4,5 miliardi, con un rapporto debito/ebitda che “tende ad avvicinarsi a quello dei competitor internazionali”) e ha ribadito che l’obiettivo è quello di ricondurre l’indebitamento da 31,5 a 25 miliardi di euro.

Telecom Italia, ha detto, “è un’azienda sana dal punto di vista finanziario ed etico. Può tornare ad essere uno dei principali motori dello sviluppo industriale del nostro Paese”.

A questo proposito, non poteva mancare un riferimento all’infrastruttura in capo a Telecom Italia e allo sviluppo della rete in fibra ottica di nuova generazione.

Secondo Bernabè, il risultato più importante raggiunto dal management durante l’ultimo triennio è stato quello di ‘avere fatto chiarezza sul tema della rete, evidenziando con determinazione il ruolo fondamentale che Telecom esercita nello sviluppo delle rete di telecomunicazioni italiana, anche a beneficio degli altri operatori. Questi tre anni – ha detto ancora – sono serviti anche per disegnare e definire i principi che guideranno i nostri futuri investimenti nelle reti di nuova generazione che risponderanno a logiche saldamente improntare ai valori del mercato, della concorrenza e di un’adeguata remunerazione del capitale’.

Riguardo la rete di nuova generazione, Bernabè ha ribadito che Telecom è aperta a collaborare con gli altri player per lo sviluppo di una rete a banda ultralarga di ultima generazione, pur restando ferma sulla sua volontà di “mantenere la gestione operativa delle attività per garantire l’unitarietà dell’architettura, l’economicità dell’investimento e la qualità del servizio offerto’.

Telecom Italia, insomma, non intende rinunciare al suo “…ruolo centrale di imprenditore delle infrastrutture di rete”, ma ciò non vuol dire chiudere la porta a eventuali collaborazioni, così come dimostrano anche le esperienza maturate in diverse aree del nostro Paese, dove sono state avviati “progetti a livello locale per la creazione di società a capitale misto pubblico-privato per la realizzazione delle infrastrutture ‘passive’ della nuova rete”.

 

Alla sua ultima assemblea da presidente, Gabriele Galateri ha quindi tracciato il bilancio dell’ultimo, impegnativo  triennio, dal quale la società è emersa molto migliorata in termini di “efficacia, cultura e trasparenza”.

“Oggi – ha detto Galateri –  Telecom è un’azienda più sana, più equilibrata, più normale da tutti i punti di vista”, ma questo risultato non sarebbe stato raggiunto senza una governance “stabile, forte ed efficace”.