I media sociali, il Che Guevara del 21° secolo? La rete protagonista delle rivolte nel mondo arabo

di Raffaella Natale |

'Il Che Guevara del 21° secolo è la rete e non più un personaggio carismatico che ispira e organizza le folle', ha dichiarato Alec Ross, Senior Advisor for Innovation del Segretario di Stato USA Hillary Clinton.

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Facebook in Egitto

Le nuove tecnologie, dai social network, ai telefonini con fotocamere, alle Tv via satellite, stanno giocando un ruolo chiave nelle rivolte dei Paesi Arabi, grazie alle quali i dissidenti stanno facendo arrivare i loro messaggi di protesta in tutto il mondo.

Slogan lanciati su internet, immagini trasmesse attraverso le reti, scambio di opinioni, stanno facendo crollare regimi autoritari consolidati negli anni, creando un potere difficile da abbattere.

 

Micah Sifry, cofondatore di techPresident, un blog su politica e tecnologia, ha sottolineato che sta emergendo con forza “la potenza di una giovane generazione” urbanizzata e connessa al mondo attraverso i cellulari.

Stiamo assistendo alla presa di coscienza politica del popolo degli Sms, visto che le reti telefoniche si stanno affermando anche più del web.

Anche se risulta complicato capire in che misura i media sociali siano stati determinanti per quanto successo in Tunisia, Egitto, Algeria, Bahrein, Iran, Giordania, Libia, Marocco e Yemen, non possiamo non considerare che Mubarak e Gheddafi abbiano immediatamente chiuso le comunicazioni internet per tutelare la loro autorità.

 

Secondo Alec Ross, Senior Advisor for Innovation del Segretario di Stato USA Hillary Clinton, sebbene i media sociali abbiano avuto “un ruolo importante” in Egitto e Tunisia, non possiamo dire che “la tecnologia abbia creato i movimenti di protesta“.

Ross è convinto di questo nonostante i disordini d’Egitto, che hanno portato alla caduta di Mubarak, siano cominciati anche grazie alla pagina Facebook pubblicata da un manager egiziano di Google, Wael Ghonim.

“La tecnologia – ha spiegato Ross – ha accelerato un processo che altrimenti avrebbe impiegato mesi o anni per affermarsi”.

In Egitto, in particolare, i media sociali hanno permesso di mobilitare le folle e raccogliere adesioni in tutti gli ambienti e, ha detto ancora l’Advisor americano, l’assenza di leader sottolinea ancora di più l’influenza che ha avuto tecnologia.

“Il Che Guevara del 21° secondo è la rete – ha aggiunto – e non più un personaggio carismatico che ispira e organizza le folle”.

 

Fuori da questi Paesi, le web company cercano intanto di garantire alle popolazioni locali i loro mezzi di comunicazione. Va in questo senso la partnership tra Google e Twitter per consentire agli egiziani di inviare coi telefonini i tweet sulla rete di microblog.

Alcuni media hanno fatto anche di più, è il caso della radio pubblica americana NPR (National Public Radio) dove il senior strategist Andy Carvin ha raccontato passo dopo passo tutti gli avvenimenti grazie alle testimonianze raccolte su Twitter, inaugurando un nuovo tipo di giornalismo sociale.