Mobile commerce: quando il mondo sviluppato è costretto a inseguire i paesi emergenti

di Alessandra Talarico |

Tutti siamo convinti che in ambito tecnologico i mercati in via di sviluppo seguano i trend del mondo occidentale, ma il boom dei pagamenti mobili ci ha invece rivelato che non sempre è così e che Usa ed Europa hanno molto da imparare.

Mondo


Telefonia mobile

Il cellulare, anche prima dell’arrivo della sua versione ‘intelligente’, si è rivelato uno strumento di eccezionale importanza per le popolazioni dei Paesi emergenti, che ne hanno approfittato per accedere a servizi altrimenti irraggiungibili, come quelli bancari, in grado di migliorare notevolmente le condizioni socio-economiche.

Nel 2009, nel mondo, le transazioni di denaro via telefonino hanno raggiunto un valore di 2 miliardi di dollari, che dovrebbe crescere entro il 2012 a quota 22 miliardi. Il trasferimento di fondi da telefono a telefono, pari a 11 miliardi di dollari nel 2009, dovrebbe toccare quota 68 miliardi nel 2012.

 

Anche se nessuno, ormai, è sorpreso dalla crescita del mobile commerce, quello che ancora sorprende è che la tendenza si è sviluppata in maniera imprevedibile rispetto a quanto ci si aspettasse negli anni ’90, quando si pensava che a trainare questo mercato sarebbero stati gli Usa e i paesi occidentali. Così non è stato:  a trainare gli sviluppi del commercio mobile, infatti, sono state le economie emergenti di Africa e Medio Oriente, dove le infrastrutture finanziarie sono spesso inesistenti o molto lontane fisicamente dalle popolazioni.

 

Va inoltre sottolineato che la maggior parte delle transazioni non è  avvenuta grazie ai tecnologicamente avanzati smartphone, ma principalmente utilizzando i cellulari tradizionali. Un telefonino in grado di inviare messaggi di testo costa mediamente una ventina di dollari e, nei paesi emergenti, molti villaggi o famiglie ne condividono uno sul quale inseriscono ognuno la propria Sim. Secondo l’ultimo rapporto dell’UN Conference on Trade and Development (UNCTAD) – “Information Economy Report 2010: ICTs, Enterprises and Poverty Alleviation” – in Kenya, ad esempio, vi sono attualmente 18 mila agenti che si occupano del servizio M-Pesa, per il trasferimento di denaro attraverso le reti mobili, mentre in Bangladesh ci sono circa 350 mila ‘village phone ladies’. I cellulari, insomma, sono riusciti a sfondare la burocrazia e a raggiungere molte persone da sempre isolate da qualsiasi tipo di aiuto, economico o umano.

Il programma M-PESA, lanciato da Vodafone nel 2007 in Kenya, Tanzania e Afghanistan e poi esteso anche ad altri paesi, a metà 2009 aveva già 6,5 milioni di abbonati con oltre 2 milioni di transazioni al giorno.  Un altro esempio di successo è MoneyBox Africa, realizzato da un consorzio di istituti finanziari in Nigeria e che offre servizi simili a M-Pesa.

Non è solo questione di denaro, comunque: i cellulari hanno anche aiutato la diffusione di programmi di sviluppo in ambito sanitario, agricolo e scolastico.

Ci sono, insomma, diversi esempi di questa ‘inversione dell’innovazione’ in cui le economie emergenti stanno dimostrando a quelle sviluppate come ridefinire il commercio via telefonino, con il risultato che i servizi di ‘portafoglio mobile’ (mobile wallet) stanno emergendo anche in Europa, dove però è molto forte la concorrenza di altri strumenti come la carta di credito e bisogna ancora superare diversi ostacoli. Tra questi gli analisti indicano la necessità di rendere i consumatori più consapevoli dei vantaggi di questi strumenti e di rendere più semplici le transazioni, attraverso l’integrazione delle diverse piattaforme e una maggiore armonizzazione tra gli operatori mobili, gli istituti finanziari, le società di carte di credito e gli enti regolatori.

Tutti i player della catena, insomma, dovrebbero comprendere meglio le dinamiche che spingono i consumatori e considerare questi servizi un’intrusione più che una comodità e allettarli con l’offerta di promozioni e sconti personalizzati, così come hanno fatto i produttori di carte di credito nello scorso decennio. Bisognerebbe, insomma, incentrare la relazione sul consumatore invece che sullo strumento abilitante il servizio.

 

In un mondo tecnologico in cui per anni si è pensato che i Paesi emergenti potessero solo seguire i trend del mondo sviluppato, il commercio mobile ha rovesciato a suo vantaggio la nozione, costringendo tutti gli altri a inseguire.