L’altra faccia della ‘Mela’. Rapporto accusa Apple: ‘In Cina violati gli impegni sociali e ambientali’

di Alessandra Talarico |

Secondo uno studio redatto da una trentina di Ong, diversi lavoratori di impianti per la produzione di componenti per iPhone e iPad si sarebbero ammalati per essere venuti a contatto con sostanze tossiche.

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Foxconn

Le associazioni ambientaliste cinesi si sono scagliate contro Apple, rea di non aver rispettato gli impegni su tre aspetti delle responsabilità societarie dei fornitori.

Secondo un rapporto stilato da una trentina di associazioni e reso noto dall’Istituto per gli Affari pubblici e ambientali (IPE) – un organismo indipendente con sede a Pechino – Apple si piazza all’ultimo posto su 29 multinazionali del settore tecnologico in fatto di rischi sanitari sul lavoro e di inquinamento ambientale e molte sarebbero le anomalie nel processo di produzione di alcuni componenti dell’iPad e dell’iPhone.

 

L’organizzazione sostiene che i dipendenti di alcuni fornitori della Apple siano stati avvelenati o rimasti disabili, che interi quartieri siano stati inquinati e che vi siano state delle gravi violazioni dei diritti, degli interessi e della dignità dei lavoratori.

Accuse molto pesanti, che vanno ad aggiungersi a una situazione già carica di tensione e che non possono non richiamare alla mente i molti suicidi che lo scorso anno hanno funestato la Foxconn, la principale azienda manifatturiera nel sudest asiatico che produce componenti per l’iPhone.
Ufficialmente, si è parlato di 14 casi di suicidio ma secondo alcuni rappresentanti dei lavoratori, soprattutto migranti provenienti da tutti le provincie della Cina, potrebbero essere molti di più i casi di ‘morte sospetta’ all’interno delle strutture dell’azienda, che ha tentato di impedire ai propri dipendenti di togliersi la vita con l’introduzione di misure precauzionali che i suoi dirigenti hanno definito ‘molto avanzate’: distribuendo guide anti-suicidio, migliorando le condizioni lavorative e avvicinando i lavoratori il più possibile ai familiari.

 

Il rapporto “The other face of Apple“, basato su un’indagine durata nove mesi, ha rilevato che 49 lavoratori della società  Lianjian Technology, che si occupa di produrre componenti per i dispositivi della Apple, si sono ammalati o hanno rischiato l’avvelenamento per essere stati a contatto con alcune sostanze tossiche, come i solventi utilizzati per pulire gli schermi touch.

 

“Apple – sostiene uno dei curatori del Rapporto – si preoccupa solo del prezzo e della qualità dei suoi prodotti e non delle questioni legate alle responsabilità sociali e ambientali, costringendo i fornitori ad adottare scorciatoie per aggiudicarsi i contratti”.

 

La società di Cupertino – che ha registrato utili record anche nell’ultimo trimestre appena archiviato – si difende sostenendo di aver adottato un regime di controllo rigoroso e di sottoporre i fornitori a monitoraggi e indagini regolari.

 

Apple, certo, non è la sola società nel mirino delle ONG cinesi: molte critiche sono arrivate anche all’indirizzo di Nokia, LG, SingTel, Sony ed Ericsson.

Le associazioni applaudono invece all’impegno di altre società hi-tech – Hewlett-Packard, BT, Alcatel-Lucent, Vodafone, Samsung, Toshiba, Sharp e Hitachi – che hanno preso una serie di misure per migliorare la supervisione delle condizioni di lavoro presso i fornitori cinesi.