Sony porta il gruppo hacker failOverflow in tribunale. ‘Incoraggiano la pirateria dei videogiochi’

di Alessandra Talarico |

Il gruppo di hacker si difende: 'Non abbiamo pubblicato alcuna chiave d'identificazione. Non abbiamo pubblicato il codice della Sony o un codice derivato da quel codice'.


PlayStation 3

Sony Computer Entertainment America (SCEA), divisione americana del colosso giapponese dell’entertainment, ha deciso di citare in giudizio un gruppo di hacker che è riuscito ad aggirare i sistemi di protezione della PlayStation 3, permettendo così di utilizzare qualsiasi programma sulla console, compresi giochi piratati.

Sony pretende ora che siano i giudici a vietare la diffusione di questi strumenti, invocando la violazione del  Digital Millennium Copyright Act e del Computer Fraud and Abuse Act.

“Attraverso internet (gli hacker) distribuiscono dei programmi, con tanto di istruzioni per l’uso, in grado di aggirare le misure di protezione della console e di facilitare la contraffazione dei videogiochi e l’uso di programmi piratati”, afferma SCEA nel ricorso presentato alla Corte.

 

La PlayStation 3 è dotata di un sistema di firma digitale che consente alla console di riconoscere i contenuti legali, ma il gruppo di hacker failOverflow è riuscito a scoprire la chiave di identificazione sfruttando una falla del sistema. Utilizzando questa chiave di identificazione la console riconosce valido, e quindi legge, qualsiasi programma.
 

failOverflow rifiuta, tuttavia, l’accusa di voler incoraggiare la pirateria dei videogiochi: l’obiettivo degli hacker è piuttosto quello di “permettere il funzionamento di Linux su tutte le PlayStation 3″ che, in effetti, non accetta più i programmi basati sul sistema operativo dopo che la società ha diffuso un aggiornamento della console, causando le ire della comunità di giocatori fedele all’open source.

“Non abbiamo mai sostenuto, approvato o incoraggiato la pirateria dei videogiochi”, ha dichiarato alla BBC George Hortz, membro del gruppo failOverflow e già ben noto per essere stato il primo a craccare un iPhone.

“Non abbiamo pubblicato alcuna chiave d’identificazione. Non abbiamo pubblicato il codice della Sony o un codice derivato da quel codice”, ha aggiunto Hortz, che tuttavia ha diffuso attraverso il suo sito personale una versione modificata del programma della console, corredata da un video esplicativo. Il programma non permette di lanciare giochi piratati ma di installare contenuti – come gli emulatori – altrimenti impossibili da usare.

I cosiddetti “custom firmwares” sono ben noti agli utenti della PSP, la console portatile di Sony, dal momento che questa modifica del software permette di far girare sulla PlayStation 1 giochi scaricati illegalmente da internet.