Telecom Italia. Asati si appella al Collegio Sindacale: ‘Tutelate i risparmiatori’

di Alessandra Talarico |

Il cda dopo aver preso visione del rapporto di Deloitte, ha deciso che non metterà all'ordine del giorno della prossima assemblea l'azione di responsabilità nei confronti della gestione Tronchetti Provera.

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Ha suscitato polemiche la decisione, adottata praticamente all’unanimità dal Cda Telecom Italia, ad eccezione del consigliere Luigi Zingales, di non voler procedere ad alcuna azione di responsabilità nei confronti dei dirigenti alla guida della società tra il 2001 e il 2007, nel corso dei quali si sono succeduti: il caso dei dossier illegali che ha coinvolto l’ex capo della security Giuliano Tavaroli; quello delle carte Sim false (circa 3 milioni di linee disattivate) e l’inchiesta sul maxi riciclaggio da 2 miliardi di euro che ha coinvolto TI Sparkle. In una nota, la società ha comunicato che “…sulla base delle conoscenze a oggi disponibili, non ritiene di introdurre all’ordine del giorno della prossima assemblea dei soci l’eventuale esercizio di azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori in carica all’epoca dei fatti esaminati”.

Le responsabilità delle precedenti gestioni sono state evidenziate, in particolare, da un rapporto – non consegnato ai consiglieri – redatto dalla Deloitte e relativo alle ‘anomalie’ avvenute sotto la precedente gestione di Telecom Italia, che punta il dito sulla bassa qualità del controllo interno, sul ritardo e l’inadeguatezza delle verifiche, in particolare negli anni 2001-2007 durante la guida di Marco Tronchetti Provera. Il documento esclude peraltro la questione della cessione degli immobili Telecom a fondi partecipati anche dalla Pirelli Re, società immobiliare del gruppo Pirelli, e non stabilisce l’ammontare dei danni subiti da Telecom Italia a causa di questi presunti illeciti.

Una scelta, quella di non procedere con un’azione di responsabilità nei confronti della precedente gestione nonostante vi fossero gli estremi (secondo Deloitte, la società avrebbe violato l’articolo 2381 del codice civile, che nel quinto comma indica che “gli amministratori sono tenuti ad agire in modo informato, ciascun amministratore può chiedere agli organi delegati che in consiglio siano fornite informazioni relative alla gestione della società” ) motivata dal fatto che le possibilità di successo dell’azione sarebbero troppo basse.

La decisione, tuttavia, non ha mancato di avere ripercussioni anche in Borsa, dove il titolo della società a metà giornata registrava una flessione dell’1,34% a 0,955 euro – un valore vicino ai minimi registrati a fine luglio, e nonostante Nomura abbia alzato il target price – in controtendenza rispetto all’andamento del settore telefonico in Europa.

Contro la decisione si sono schierati i piccoli azionisti riuniti in Asati che, evidenziando la performance negativa del titolo in Borsa, “in controtendenza con l’FTSE-Mib e i principali operatori europei di Tlc”, chiedono “al Collegio Sindacale che ancora non si è espresso, alla Consob e specie alla Procura di Milano – cui è stato indirizzato un esposto ufficiale – di non lavarsene le mani e di procedere al più presto con approfondite indagini a tutela del valore dei titoli Telecom Italia, dei risparmiatori e dei dipendenti ed ex dipendenti, dei fornitori e dei clienti tutti del Gruppo Telecom che stanno assistendo basiti ad un inarrestabile declino economico e soprattutto etico di una tra le migliori società italiane che ha fatto la storia del nostro Paese”.

Preannunciando la volontà di procedere con azioni civili e penali nei confronti anche dell’attuale CdA, Asati ha definito la decisione ‘scandalosa’ e frutto di ‘conflitto di interessi’ “che hanno prevalso sull’interesse della Società”. Un conflitto di interessi che risiede nel fatto che nell’attuale Cda siedano diversi amministratori già presenti nel board della passata gestione – Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, uno dei creditori di Pirelli; Aldo Minucci (nominato componente del Comitato per le nomine e per la remunerazione, in sostituzione del professor Berardino Libonati), manager delle Generali, che partecipano al patto di sindacato di Pirelli, e Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca – ma anche nel fatto che, sottolinea ancora Asati, “…si sarebbe valutato un parere legale dell’Avv. Bonelli , uno dei soci dello studio Erede-Bonelli-Pappalardo,che come riportato dalla stampa, era stato l’advisor legale nella vendita degli immobili di TI ai fondi Raissa , Atlantic2 e Berenice partecipati da Pirelli RE”.

Si tratta, secondo Asati di “…un grave vulnus compiuto ai danni degli azionisti di minoranza e di tutti i dipendenti Telecom, presi in giro con contratti di solidarietà” e di una decisione con la quale “…il CdA Telecom e l’attuale vertice palesemente rinunciano non solo alla trasparenza della gestione ma anche a consentire alla società di poter recuperare ingentissime risorse finanziarie”.


L’associazione, pertanto, oltre che rivolgersi alla magistratura intende inviare ulteriori atti alla Consob e anche all’americana SEC, segnalando in particolare “…le situazioni di conflitto di interesse che stanno bloccando la crescita e lo sviluppo del valore dei titoli della Telecom Italia”.

L’unica azione intrapresa dal Cda – che comunque avrebbe ammesso che alcuni manager come Carlo Buora e Riccardo Ruggiero sarebbero venuti meno ai loro doveri non valutando l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società in base al codice civile – è l’azione di responsabilità contro Stefano Mazzitelli: la società si è infatti costituita parte civile nel processo sulla maxi frode da 2 miliardi di euro che vede imputate 27 persone, tra cui il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia, l’ex amministratore di Telecom Italia Sparkle e il faccendiere Gennaro Mokbel.