Pirateria: finalmente il testo finale dell’accordo ACTA anti-contraffazione

di Alessandra Talarico |

I paesi coinvolti hanno superato le divergenze che hanno trascinato le negoziazioni per tre anni. Il testo finale dovrà ora essere sottoposto a un ulteriore esame giuridico prima di essere applicato a livello nazionale.

Unione Europea


ACTA

Si sono finalmente concluse, dopo 11 round, le negoziazioni sull’accordo anti contraffazione ACTA. I paesi che hanno partecipato alle trattative hanno reso noto che, dopo aver risolto alcune questioni rimaste in sospeso dopo l’ultimo incontro a Tokio, è stato redatto un testo finale che dovrà ora essere sottoposto a un esame giuridico, prima di poter essere presentato alle autorità nazionali che dovranno quindi avviare i processi interni, incluse le consultazioni, prima della firma definitiva del trattato.

 

Un traguardo raggiunto dopo tre anni e 11 round negoziali e contornato da molte polemiche legate, principalmente, alla mancanza di trasparenza delle trattative, condotte a porte chiuse tra i rappresentanti dei Paesi coinvolti.

 

L’accordo anti-contraffazione ambisce a combattere su grande scala le trasgressioni ai diritti di proprietà intellettuale che hanno un significativo impatto commerciale. Alle negoziazioni, tuttavia, non ha partecipato la Cina, da cui arriva in Europa il 64% delle merci contraffatte.

L’intesa raggiunta tra i rappresentanti di Ue, Australia, Canada, Giappone, Corea, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera, Usa, fornirà disposizioni innovative volte a rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta alla violazione dei diritti di proprietà intellettuale e a promuovere metodi di applicazione efficaci in particolare per quanto riguarda la proliferazione della contraffazione e la pirateria che pregiudica il commercio e lo sviluppo sostenibile dell’economia mondiale.

L’accordo include disposizioni sul rispetto dei diritti legati alla tutela della proprietà intellettuale, comprese disposizioni per l’applicazione di misure in ambito civile, penale, doganale e digitale, robusti meccanismi di cooperazione tra le parti e la definizione di best practice per un’effettiva applicazione dei diritti di proprietà intellettuale.

 

Secondo le stime dell’Ocse, le violazioni della proprietà intellettuale nel commercio internazionale (esclusi, quindi, la produzione e i consumi domestici) toccano i 150 miliardi di euro all’anno – una cifra superiore al PIL di oltre 150 nazioni – con gravi danni per l’innovazione, che è alla base della crescita economica.

Nel 2007, alle frontiere europee, sono stati sequestrati 79 milioni di articoli contraffatti in oltre 43 mila interventi.

In aumento, inoltre, i sequestri di merci pericolose per la salute, come cosmetici e prodotti per la cura personale (+264%), giocattoli (+98%), generi alimentari (+62%), apparecchiature informatiche (+62%) e medicinali (+51%).