Tlc. Nuova fase di consolidamento all’orizzonte. Cesar Alierta (Telefonica): ‘Puntare sui dati, ma cambiare modello di business’

di Alessandra Talarico |

Europa


Cesar Alierta

A dieci anni dal suo arrivo alla guida di Telefonica, il Wall Street Journal traccia un quadro della gestione di Cesar Alierta, che – sottolinea il quotidiano – ha “trasformato un sonnolento monopolio statale in un ‘peso massimo’ delle tlc mondiali, grazie a una serie di acquisizioni di alto profilo”.

 

Telefonica è attualmente il secondo operatore europeo in termini di valore di mercato, dopo Vodafone ed è ora alla ricerca di nuove strade per incrementare i profitti legati al traffico internet. Alierta ha sottolineato che la società si concentrerà ora sulla crescita organica, senza proseguire con altre acquisizioni.

“Ora abbiamo l’impronta che vogliamo avere”, ha detto Alierta che, a 65 anni, è considerato uno dei dirigenti di più alto profilo del Paese e sicuramente il Ceo più longevo delle tlc europee, alla guida di un ‘impero’ che spazia in 25 paesi, dall’America Latina alla Cina passando per i maggiori mercati europei.

 

Appena arrivato, nel 2000, alla guida di Telefonica, Alierta  – che tra l’altro siede nei Cda di Telecom Italia e di China Unicom ed è stato recentemente nominato direttore di International Consolidated Airlines Group (compagnia aerea nata dalla fusione tra Iberia e British Airways) – diede priorità a una profonda riorganizzazione del gruppo, attraverso la svalutazione delle costosissime licenze 3G e la vendita degli asset non strategici acquisiti negli anni del boom.

Favorita, spiega il WSJ, dal suo status di monopolista – che ha consentito alla società di mantenere prezzi più alti che nel resto d’Europa – Telefonica ha dunque potuto “cementare la propria presenza in America Latina, spendendo circa 90 miliardi di dollari per diventare il maggiore investitore straniero dell’area” e affermarsi anche in altri Paesi europei, come la Gran Bretagna, dove nel 2006 sono stati spesi 26 miliardi di euro per l’acquisizione di O2.

Il gruppo – che opera nel mondo con tre diversi marchi: Movistar in Spagna e America Latina, O2 in Europa e Vivo in Brasile – conta oggi oltre 277 milioni di utenti i tutto il mondo, dai poco più di 68 milioni dell’inizio dell’era Alierta, che è riuscito, con la sua lungimiranza, anche a far raddoppiare il fatturato annuale.

Aiutato dal suo know how in ambito finanziario, Alierta è riuscito, dunque, a prevedere prima di altri i trend del mercato, espandendosi fino in Cina, e a gestire  con oculatezza le attività di un gruppo che attualmente – nota sempre il WSJ – trae il 65% dei suoi profitti al di fuori del mercato domestico.

 

Al quotidiano newyorkese, Alierta ha confermato le previsioni circa una nuova ondata di consolidamento sul mercato europeo delle tlc, caratterizzato dalla presenza di 150 operatori, contro la dozzina attiva negli Usa e i 4 in Cina.

Un trend che non preoccupa affatto il manager iberico, convinto che Telefonica – presente in Gran Bretagna con O2 e in  Italia grazie all’alleanza industriale con Telecom Italia, per una quota complessiva del mercato europeo pari al 20% – abbia la ‘misura’ giusta per permettersi di guardare alla consolidazione del mercato dal di fuori.

La maggiore sfida per Telefonica, conclude dunque il WSJ, è quella di incrementare i profitti legati al boom del traffico dati: “Come è impostata adesso, l’economia di internet non può reggere”, ha affermato Alierta, sottolineando che “il traffico si sta espandendo ma i profitti non tanto”.

 

Il riferimento è all’ingresso nel settore di società come Google, Apple o Facebook, che immettono una mole di dati sempre maggiore ma non contribuiscono agli investimenti. Gli operatori telefonici, soprattutto quelli europei, hanno più volte reclamato il diritto di ricevere i compensi adeguati a coprire i costi di gestione di servizi ad alto consumo di banda, come le ricerche o siti quali YouTube.
Le ricerche internet da siti come Yahoo! e Google occupano una grossa fetta della larghezza di banda sulle reti degli operatori tlc, che hanno accusato più volte i fornitori di contenuti di volerli trasformare in ‘Dumb pipes’, ossia semplici ‘trasportatori di dati’. Già a febbraio, nel corso del Mobile World Congress,  Cesar Alierta aveva minacciato di far pagare i motori di ricerca per l’uso delle reti. L’atto d’accusa è stato rilanciato nei giorni scorsi anche dall’ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, secondo cui i grandi fornitori di applicazioni e servizi ‘over the top’ – quali Apple con iTunes e l’Application store, Google con l’online advertisement, Facebook con il suo social networking, Skype con il suo unmanaged VoIP – sfruttano le reti senza contribuire agli investimenti, “compromettendo la sostenibilità economica del modello di business delle Tlc”.
Queste società, “…sottraggono risorse non al settore nazionale delle Tlc ma anche all’erario in quanto essendo localizzati all’estero pagano imposte solo sugli utili generati in Italia”.