Social network: la doppia faccia delle reti sociali sotto la lente di criminologi e forze dell’ordine

di Antonietta Bruno |

Alla conferenza internazionale sul crimine l'appello di John Lawler a denunciare le truffe online, mentre per la prima volta la Polizia australiana si affida a Facebook per notificare un atto di comparizione.

Australia


Polizia Postale

I social network sono un nuovo mezzo di comunicazione e utile strumento attraverso cui le nuove generazioni soprattutto, comunicano al resto del mondo le proprie idee, condividono foto e informazioni di ogni genere.

Passioni e modi di vivere e di pensare in particolare. Ed è ancora internet, quello che dovrebbe essere un mezzo di comunicazione ‘amico’, che spesso, purtroppo, diventa strumento attraverso cui perpetrare frodi e truffe sempre più ingegnose ai danni degli utenti, che si trovano ad avere a che fare con cybercriminali che approfittano delle informazioni rese pubbliche sui siti sociali come Facebook, Twitter e MySpace, per compiere i loro colpi rubando, nel vero senso del termine, l’identità delle loro vittime. Di questa che è stata definita una “vera e propria miniera di informazione” e delle trappole della rete, ha parlato a Melbourne il presidente della Commissione australiana anticrimine John Lawler, nel corso di una conferenza  internazionale sul crimine, sulle mafie italiane e russe, sui cartelli colombiani e le triadi cinesi, sul traffico di persone, sul nesso fra crimine organizzato e terrorismo, e sulla condivisione di informazioni e la lotta alla corruzione.

 

All’incontro al quale hanno preso parte, tra gli altri, anche esponenti dell’Fbi, dell’Ufficio droga e crimine dell’Onu e dell’Agenzia britannica per i crimine organizzato, John Lawler ha ribadito che “I giovani spesso costruiscono profili online che includono interessi, relazioni, piani di viaggio e storie di vita. I criminali possono estrarre queste informazioni per ottenere credito con la frode”. “Spesso inoltre – ha aggiunto – le vittime non sporgono denuncia alle autorità ma si limitano a riportare i fatti ai gestori dei siti. Questo ci priva di una quantità enorme di informazioni sui delitti informatici”. Un freno per le autorità competenti, che si appellano al popolo della rete affinché prenda coscienza della gravità di un fenomeno in forte aumento e denunci le frodi subite alla polizia.

 

Ma così come i social network possono rallentare il corso delle indagini o addirittura impedire che indagini vengano avviate per smascherare truffatori internauti, dall’altro possono rappresentare un utile strumento per notificare atti di comparizione dinnanzi ai magistrato. L’iniziativa, anche in questo caso parte dalla polizia australiana che, non riuscendo a rintracciare in nessun modo, utilizzando i metodi tradizionali si intende, un uomo accusato di stalking, ha deciso di sfruttare le potenzialità di Facebook. Per la prima volta in Australia, ma anche nel resto del mondo, la polizia di Melbourne che aveva ricevuto la denuncia di una persona minacciata, offesa e molestata attraverso Facebook, ha notificato al reo un’ingiunzione restrittiva utilizzando lo stesso strumento di comunicazione.

 

Un modo sicuramente nuovo, ma anche preciso poiché gli agenti, nell’eseguire la notifica, hanno dovuto seguire un percorso inequivocabile e inattaccabile dal punto di vista legale e giudiziario: tutti i documenti sono stati trascritti in messaggi privati inviati al profilo Facebook della persona, ed è stato registrato un video in cui l’ufficiale responsabile dell’operazione, il sergente Stuart Walton, ha letto il testo della notifica come se si rivolgesse di persona all’uomo. Secondo quanto riferito dall’autorità, l’uomo avrebbe confermato di aver capito e ha accettato di cancellare il suo profilo su Facebook.

‘La polizia considera con molta serietà il bullismo e lo stalking attraverso internet” ha detto Walton. “In questo caso abbiamo potuto servire la giustizia attraverso lo stesso mezzo con cui era stato commesso il reato, con il miglior risultato possibile per la persona colpita”.

Sarà questo il moderno modo per eludere i criminali internauti a commettere i propri crimini? Certo la risoluzione del caso in questione ha i suoi lati positivi ma da qui ad affidarsi alla rete anche per questo, probabilmente, ce ne passa.