Rai: scoppia un nuovo ‘caso Santoro’, mentre è ormai certo un nuovo aumento del canone

di Antonietta Bruno |

Durante la seduta del Cda, affrontate anche le tematiche del contratto di servizio e dell'eventuale privatizzazione della rete.

Italia


Michele Santoro

Il direttore generale della Rai Mauro Masi ha preso la sua decisione e, nonostante le polemiche che il ‘fatto’ ha suscitato, il conduttore della trasmissione ‘Annozero’, Michele Santoro è stato punito dall’azienda con una sospensione di 10 giorni – pari a due puntate di Annozero –  nonché con la detrazione, per lo stesso periodo di tempo, di parte dello stipendio mensile. Motivo del provvedimento ? Ovviamente ‘lo sfogo’ del giornalista nel corso della prima puntata del programma, lo scorso 23 settembre, contro i vertici dell’azienda.

 

“Il provvedimento disciplinare non può essere in alcun modo considerato riconducibile a iniziative editoriali tendenti a limitare la libertà di espressione o il diritto di critica – ha spiegato il dg Mauro Masi alla stampa –  Santoro si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise: l’uso del mezzo televisivo a fini personali e un attacco diretto e gratuitamente offensivo al direttore generale”.

 

Ma se per Mauro Masi questa era l’unica strada da percorrere per ammonire il giornalista colpevole, dello stesso parere non è il presidente della stessa emittente televisiva Paolo Garimberti che a poche ore dell’annuncio ha esordito definendo il provvedimento “manifestamente sproporzionato e non condivisibile, al di là di altre considerazioni”. “E’ del tutto superfluo dire che non condivido la decisione di Mauro Masi” ha aggiunto il presidente Rai ribadendo, tra l’altro, che le responsabilità del documento sono tutte  del direttore generale.

E ancora, di “decisione sbagliata e di intimidazioni alle trasmissioni ‘sgradite'” hanno parlato consiglieri di amministrazione Nino Rizzo Nervo e Vittorio Van Straten.

 

Anche il diretto interessato non ha colto di buon grado quanto deciso da Masi e in una lettera inviata al Cda dell’azienda per evidenziare quello che lui stesso ritiene “un vero e proprio attentato alla televisione di fronte al quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità”, ha scritto: “Il provvedimento disciplinare assunto, con una procedura ad personam, è di una gravità inaudita e contro di esso, reagirò con tutte le mie forze in ogni sede”.

 

Una vera e propria bufera in casa Rai, dunque, e opinioni palesemente contrastanti tra chi ritiene che l’azienda possa essere in qualche modo penalizzata dagli ‘sfoghi pubblici’ e del tutto personali del giornalista, e chi sostiene le ragioni del comportamento assunto da quest’ultimo. “Se Masi crede di fermare Annozero con la sanzione disciplinare a carico di Michele Santoro – ha affermato Carlo Verna, segretario nazionale del sindacato dei giornalisti Rai ‘Usigrai‘ – si sbaglia di grosso. Il sasso in bocca alla libertà di informazione di cui giustamente parla il segretario della Fnsi, Franco Siddi, si trasformerà per lui in un boomerang”.

 

Il ‘caso Santoro’ e la sua ‘risoluzione’, sono stati, quindi, al centro dell’incontro del Cda previsto per rendere noto ai membri del Consiglio quanto discusso ieri con il ministro allo Sviluppo economico Paolo Romani circa il contratto di servizio e la lotta all’evasione del canone Rai e del suo eventuale, ma ormai certo, aumento. Questione quest’ultima, poco gradita e al centro di nuove polemiche quali quelle già sollevate dall’associazione di telespettatori cattolici – Aiart. “Siamo contrari a un aumento del canone Rai – hanno fatto sapere – Il servizio pubblico sia sostenuto con la fiscalità”. Di contro, le ragioni di Romani che in una nota stampa ha chiarito: “In questi anni abbiamo assistito a un graduale calo della qualità. Dunque ogni aumento del canone sarebbe ingiustificato. E siamo contrari anche a collegare il canone alla bolletta dell’elettricità”.

 

Altra questione è quella della privatizzazione dell’emittente Rai e per la quale secondo Antonio Catricalà, presidente dell’Antitrust, ci sarebbero due strade da percorrere. “O quella della privatizzazione di una sola rete che resterebbe senza canone, o la cessione di tutta la struttura facendo poi una gara per il solo servizio pubblico”.