3G: anche Free ottiene la licenza, mentre il Governo prepara decreto per obbligare la società a rispettare l’Hadopi

di Alessandra Talarico |

In Gran Bretagna, intanto, la legge sul diritto d'autore sostiene le tesi del gruppo francese, prevedendo un indennizzo per i costi legati all'identificazione degli utenti.

Francia


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Il mercato mobile francese si arricchisce di un quarto operatore 3G: il Consiglio di Stato ha infatti dato il via libera all’attribuzione della quarta licenza a Free, respingendo il ricorso dei concorrenti SFR e Bouygues Telecom, che chiedevano l’annullamento dell’attribuzione perché il prezzo della nuova licenza – 240 milioni di euro – era ritenuto troppo basso rispetto agli oltre 600 milioni sborsati dagli altri operatori nel 2000.

Free, intanto, è al centro di un’altra polemica, legata all’applicazione della legge francese ‘Creation et Internet‘, volta a promuovere il download legale dalla rete attraverso il cosiddetto meccanismo della risposta graduale: l’invio, cioè, di tre email di avvertimento agli utenti beccati a scaricare dalla rete materiale protetto da copyright, prima di procedere al distacco della linea internet..

Free si è infatti rifiutato di inviare le email sostenendo che non sarebbe stata firmata alcuna convenzione con i fornitori di accesso per il finanziamento degli invii. Il ministero della Cultura francese ha quindi minacciato un decreto per sanzionare questo tipo di ‘ostruzione’ all’attuazione della legge.
“Bisogna porre fine a questa situazione al più presto possibile”, ha affermato il ministro Frédéric Mitterrand, sottolineando che “…un fornitore d’accesso che non si conforma alla legge dovrà sopportarne le conseguenze giudiziarie e finanziarie. Un decreto preciserà le sanzioni previste in questo quadro”.

Ci potrebbe volere un po’ di tempo, tuttavia, per mettere in pratica la minaccia: una misura penale che mira specificamente a un servizio della società dell’informazione richiede infatti la notifica preventiva a Bruxelles. Dopo la notifica, si apre un periodo di status quo di tre mesi, durante i quali non è possibile adottare il testo. Certo, è prevista anche la procedura d’urgenza che permette di accelerare i tempi, ma questo richiede “una situazione grave e imprevedibile che riguardi la salute delle persone o l’ordine pubblico”.

 

Sempre riguardo il diritto d’autore, anche la Gran Bretagna ha notificato a Bruxelles il progetto di legge relativo alla violazione del copyright, che dovrebbe entrare in vigore a marzo 2011. Il testo, consecutivo alla legge 2010 sull’economia digitale prevede, a differenza della legge francese, una condivisione dei costi tra gli ISP e gli aventi diritto. Come previsto dall’Hadopi, anche in Gran Bretagna gli ISP avranno l’obbligo di notificare gli utenti identificati come violatori del diritto d’autore tramite P2P.
I legislatori britannici hanno rapidamente compreso – a differenza di quanto avvenuto in Francia e contestato da Free – che questi meccanismi generano dei costi aggiuntivi per i fornitori di accesso (obbligo di notifica, conservazione dei dossier, ecc.) e hanno ritenuto che “la condivisione dei costi è necessaria per assicurare che gli ISP siano incitati a rispettare le attività di notifica e conservazione dei dossier in maniera più efficace possibile e per garantire che gli ISP siano incentivati a partecipare alla limitazione dei casi di violazione del diritto d’autore”.

 

In sostanza, saranno gli aventi diritto a sostenere la gran parte dei costi (75%), sulla base del fatto che saranno sempre loro ad avvantaggiarsi maggiormente di queste misure repressive, mentre agli ISP toccherà accollarsi solo una minima parte della spesa.

 Senza questa condivisione, si legge nello studio d’impatto della legge che verrà varata dal Regno Unito, “si ridurrebbero le possibilità di sviluppo di nuovi modelli commerciali e gli investimenti nei contenuti”.

L’Ofcom ha stimato che le spese per il solo capitolo dell’allerta e della conservazione dei dati degli utenti si aggirano tra 7,5 e 24,5 milioni di sterline all’anno.

Una posizione, quella dei legislatori britannici che, dunque, darebbe ragione a Free, che dell’indennizzo ha fatto una questione di principio. Il ministero della Cultura, tuttavia, ha rifiutato di accordare un risarcimento minimo agli ISP, anche se nel fine settimana scorso era circolata la notizia, non confermata, di un rimborso di 65 centesimi per ogni utente identificato.