Hadopi: gli ISP alzano le barricate. Free non adempirà agli obblighi della legge contro la pirateria

di Alessandra Talarico |

Francia


Hadopi

Non solo gli utenti hanno alzato le barricate contro la legge, ma anche l’ISP Free rifiuta di adempiere all’obbligo di inviare le email di avvertimento in formato elettronico e sceglie le Poste in protesta contro la mancata stipula di una conveszione con l’Autorità e il ministero della Cultura.

 

 

Gli utenti internet francesi, ma anche alcuni provider, stanno alzando le barricate contro la legge ‘Creazione e Internet‘: mentre in rete si moltiplicano i consigli e gli ‘accorgimenti’ per non farsi beccare, e molti provider hanno iniziato ieri a inviare le prime mail di avvertimento ai recidivi del download illegale, il provider Free ha annunciato che non lo farà, in attesa di una risposta dal governo alla richiesta di una convenzione con l’Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet (Hadopi) e il ministero della Cultura relativa alla trasmissione dei dati personali degli utenti.

 

“Non abbiamo ancora avuto una risposta concreta su questo passaggio fondamentale per il passaggio in produzione – ha fatto sapere il Ceo di Free Xavier Niel in una nota – A quanto pare, gli altri operatori si sono intesi per inviare le prime mail, hanno deciso di collaborare, noi ci accontentiamo di rispettare la legge”.

Gli ISP hanno l’obbligo di identificare gli abbonati (identità, indirizzo postale e email, numero di telefono) il cui indirizzo è stato loro segnalato dalla società specializzata, Trident Media Guard, e di inviare i nominativi alla Commissione per la protezione dei diritti, pena una multa pari a 1.500 euro per ogni indirizzo non identificato.

 

Free, però, non intende sottostare all’obbligo di inviare all’Hadopi gli indirizzi dei clienti per via elettronica: lo farà per via tradizionale, ossia per Posta. La legge, infatti, non specifica le modalità di invio.

Secondo FranceInfo, anche SFR potrebbe seguire l’esempio di Free, che ha anche riaperto la questione dei rimborsi spettanti agli ISP per l’identificazione degli indirizzi IP e la messa a regime dei sistemi informativi.

Un vero e proprio braccio di ferro su una questione deontologica, dunque, ma con importanti risvolti economici per Free, il cui rifiuto di collaborare potrebbe tradursi in una pubblicità positiva e far così lievitare il numero degli abbonati. Free, inoltre, spera di di ottenere dallo Stato i famosi rimborsi legati all’identificazione degli abbonati: secondo i calcoli, ogni identificazione automatica costa 65 centesimi, ai quali se ne aggiungono altri 65 per ogni raccomandazione inviata per email. Inviare i messaggi per posta, come sta facendo Free, costa invece 8,50 euro. Per questo l’operatore spera di fare pressione sul ministero- che ha stanziato per Hadopi 12 milioni di euro nel 2011 – per accelerare la stipula di una convenzione.

 

Immediata la risposta dell’Autorità, secondo cui Free col suo comportamento “prende in ostaggio gli abbonati”, i quali non ricevendo la prima mail di avvertimento non sanno di essere nel mirino della legge.

 

A causa della pirateria, l’industria musicale in Francia perde 700 milioni di euro all’anno. Ma molti esperti hanno messo in guardia contro l’opportunità di questa legge. Uno dei padri fondatori di internet, Tim Berners-Lee ha definito legislazioni come l’Hadopi e la Digital Economy Act britannica una vera a e propria ‘piaga’, sottolineando che sospendere l’accesso a internet a una famiglia, perché uno dei figli ha scaricato illegalmente un contenuto è una punizione “inopportuna” e “preoccupante”.