Google: il Ceo Eric Schmidt condannato in Francia per diffamazione. Sotto accusa i ‘suggerimenti’ nelle ricerche

di Alessandra Talarico |

Francia


Google compleanno

Google festeggia oggi il suo dodicesimo compleanno: la festa del re dei motori di ricerca è tuttavia messa in ombra dalla notizia vede il Ceo Eric Schmidt condannato in Francia per ‘diffamazione’. La condanna è stata emessa l’8 settembre, ma la notizia è trapelata solo nei giorni scorsi.

 

Il Tribunale di Parigi, secondo quanto riferito dal sito Legalis.net, ha dato ragione a un utente che era stato condannato per corruzione di minore – sentenza contro cui è stato presentato ricorso. M.X., queste le iniziali dell’utente, ha constatato che effettuando una ricerca col suo nome e cognome attraverso ‘Google Suggest’ i risultati di ricerca proponevano espressioni quali ‘M.X. il satanista’, ‘MX lo stupratore’, o ancora ‘MX i prigione’.

Espressioni che dovranno ora essere cancellate dai risultati di ricerca entro un mese o Google sarà condannata a pagare 500 euro al giorno per violazione.Secondo i giudici del Tribunale di Parigi, infatti, “queste proposte, prese separatamente, ma più ancora associate le une alle altre, costituiscono – almeno implicitamente – fatti specifici, in grado di gettare vergogna su chi ne è il soggetto”.

 

La funzione Google Suggest (sostituita a settembre da ‘Google Instant’) è quella grazie alla quale il motore suggerisce alcuni termini mentre ancora l’utente sta terminando di inserire la query, per far risparmiare tempo. Già lo scorso anno, a pochi mesi dal debutto di Google Suggest, sempre in Francia, la società Direct Energie aveva denunciato che inserendo il proprio nome nel motore di ricerca veniva suggerito come prima chiave di ricerca l’espressione Direct Energie arnaque (bidone, fregatura), con le conseguenti ripercussioni negative sull’immagine della società. Anche in quel caso, quindi, il gruppo di Mountain View era stato condannato a rimuovere l’espressione dai risultati di ricerca.

 

Google, da canto suo, ha fatto sapere che i suggerimenti di ricerca proposti, sono il risultato di un sistema automatizzato che pesca da una banca dati che recensisce i termini più usati dagli internauti. Il gruppo ha anche spiegato che non si può parlare di ‘diffamazione’, trattandosi non di espressioni frutto di un ‘pensiero cosciente’, bensì di un algoritmo.